di Scott Derrickson.
con: Ethan Hawke, Mason Thames, Madeline McGraw, Jeremy Davies, E.Roger Mitchell, Troy Rudeseal, James Ransone,
Thriller/Horror
Usa 2022
Essere il figlio di un peso massimo della cultura popolare come Stephen King non deve essere una cosa facile, soprattutto quando ci si vuole cimentare nello stesso mestiere che lo ha reso famoso. Per fortuna, Joe Hill sembra pensarla diversamente e per questo non si è fatto più di tanti problemi, riuscendo a ritagliarsi un piccolo spazio all'interno del circuito degli scrittori, sia come romanziere che come sceneggiatore di comics.
Ma "Black Phone", che Scott Derrickson porta su schermo da un suo racconto dopo aver abbandonato la regia di "Doctor Strange nel Multiverso della Follia", sembra uscito dritto dritto dalla penna di papà King, sia per le tematiche che per l'atmsofera. Il che, tuttavia, non è per forza di cose un male.
La storia di "Black Phone" sembra uscita direttamente da un romanzo dell'universo kinghiano. In una cittadina della provincia americana, un maniaco soprannominato "Il Rapace" (Ethan Hawke) rapisce giovani adolescenti. La sua ultima vittima, Finney (Mason Thames) ha però un potere nascosto, una sorta di collegamento spiritico che gli permette di entrare in contatto con i fantasmi delle precedenti vittime e anche sua sorella Gwen (Madeline McGraw), i quali lo aiuteranno a sopravvivere alla situazione.
Al di là del setting, torna la prospettiva prettamente infantile sull'orrore, con i giovani ragazzi protagonisti assoluti ed intrappolati in un mondo adulto che li schiaccia, dapprima tramite la violenza di un genitore intollerante, in secondo luogo a causa della violenza strisciante, quella dei "mostri", ma anche quella dei bulli, di quelle creature fatte di carne e sangue eppure più spaventose dei fantasmi, la cui violenza non trova giustificazione alcuna. E torna anche l'escamotage narrativo del potere mentale, che come da copione è innato nel protagonista e lo aiuta a sconfiggere l'orco di turno.
E di orco vero e proprio questa volta si tratta. Il Rapace non ha una tridimensionalità, né una caratterizzazione ultraterrena o sovrannaturale. E' il male più terreno che si possa immaginare, il quale viene però filtrato totalmente dalla prospettiva della vittima, che ne ignora le ragioni e le condizioni mentali. Ai suoi occhi e ai nostri, diventa così una "furia cieca", un mostro fatto e finito che perseguita i ragazzini per puro divertimento, un "uomo nero" tanto mortale quanto astratto.
Proprio come in "It", il protagonista è chiamato ad agire per distruggere il male che lo attanaglia, ad unirsi con altri per uscire da una situazione mortale e sconfiggere il mostro. La dinamica medianica offre però un tocco di gradita originalità al tutto e, complice la caratterizzazione non originale ma azzeccata dei personaggi e gli ottimi attori, riesce a coinvolgere.
Derrickson, dal canto suo, esagera con i jump-scare gratuiti, ma riesce comunque a creare la giusta atmosfera sinistra e autunnale. L'uso dei colori spenti e del filtro sgranato per il flashback e le visioni dona al tutto un tocco vintage un po' ruffiano, ma tutto sommato gradevole.
"Black Phone", così, pur non eccellendo sul piano dell'originalità o della messa in scena, riesce a coinvolgere grazie a qualche spunto vincente tutto sommato ben eseguito.
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