lunedì 10 luglio 2023

Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Indiana Jones and the dial of destiny

di James Mangold.

con: Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge, Mads Mikkelsen, Boyd Holbrook, Ethann Isidore, John Rhys-Davies, Antonio Banderas, Toby Jones, Olivier Richters, Shaunette Reneé Wilson, Thomas Kretschmann.

Avventura/Azione/Fantastico

Usa 2023












Chissà se i fan di Indiana  Jones avranno il coraggio di dire che questo "Il Quadrante del Destino" è più brutto de "Il Regno del Teschio di Cristallo" e che la Disney ora ha rovinato anche questa serie dopo "Star Wars".
Perché l'andazzo oramai è questo: George Lucas crea qualcosa di bello con il quale più di una generazione cresce e al quale si affeziona visceralmente, poi lo distrugge, chi lo ha amato è arrabbiato, salvo poi spostare la sua rabbia verso altro e rivalutare il brutto, che per magia diventa bello solo perché qualcun altro ha creato un prodotto con lo stesso marchio il quale ha deluso le aspettative. Non conta, infatti, che "Gli Ultimi Jedi" e l'intera serie di prodotti targati Disney a tema "Star Wars" siano belli o brutti, quel che conta davvero è che si siano discostati da quanto i fan si aspettavano, dunque vanno distrutti. E per converso, seppur in un'azione del tutto priva di logica, la trilogia prequel, che per una quindicina d'anni abbondante è stata massacrata in tutti i modi possibili e immaginabili, ora è in realtà più bella di qualsiasi altra cosa venuta dopo.
"Il Quadrante del Destino", per sua fortuna, non è più brutto del film che lo ha preceduto, benché abbia i suoi difetti; e se anche lo fosse stato sarebbe stato altresì memorabile, perché ci vuole davvero una maestria fuori dal comune per creare qualcosa di più brutto di uno dei film più brutti mai prodotti ad Hollywood. Ma questo ovviamente non fermerà chi vuole criticarlo per il solo gusto di farlo, tantomeno costituirà un motivo valido per non rivalutare il capitolo precedente.
Tutti gli altri spettatori si consolino pure: Indy ora può uscire di scena con dignità.



E' il 1969 e l'uomo è appena tornato dalla luna. Indiana Jones impartisce un'ultima lezione universitaria ad uno svogliato gruppo di studenti e va finalmente in pensione. Ma dal passato torna Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge), sua figlioccia, la quale lo coarta in un'ultima avventura: la ricerca del quadrante di Archimede, che si dice possa individuare varchi nel tessuto temporale.




Indiana Jones è ormai vecchio. Di anni ne ha più di settanta e durante le riprese Harrison Ford ne ha compiuti ben ottanta, i quali, pur portati da Dio, si fanno sentire sia per il personaggio che per l'interprete. 
Indy è un uomo che ha fatto il suo tempo: non più archeologo smargiasso, non più agente CIA contro il Pericolo Rosso e neanche più buon padre di famiglia, con il divorzio da Marion lì sul tavolo a ricordargli come il meglio della vita sia alle spalle.
Come lui, anche la sua nemesi di turno, l'ex nazista Voller di Mad Mikkelsen, è il relitto di un'era passata, il quale però è pur riuscito a trovare una forma di trionfo finale come ingegnere aerospaziale (praticamente una versione fittizia di Wernher von Braun) in un mondo dove sono gli eroi ad essere dimenticati.
"Il Quadrante del Destino" vorrebbe quindi essere anche questo, ossia un film sul tempo, sulla necessità per un pugno di personaggi da esso sconfitti di trovare una forma di rivincita, solo per poi accettare l'inevitabilità del fato e cercare di carpire e capire il meglio della vita che hanno vissuto. Tematica che trova i suoi elementi in una serie di simboli e rimandi costanti, ma che non viene mai davvero enfatizzata, facendo perdere alla narrazione gran parte del suo mordente.
Colpa, forse, delle varie riscritture, operate da ben tre sceneggiatori, tra i quali figura persino quel David Koepp che non era riuscito a tenere le redini de "Il Regno del Teschio di Cristallo".




Più simpatico è invece il lavoro sui personaggi. Laddove Indy è un uomo fuori tempo massimo, ex esploratore un tempo cinico e ora fin troppo scafato, la figlioccia Helena è una giovane donna assetata di soldi, un personaggio che resta volutamente ai limiti dello sgradevole per quasi tutto il film, rivelando un lato umano solo verso la fine, una vera e propria eccezione all'interno di un panorama hollywoodiano dove tutti i personaggi femminili devono necessariemente essere santi guerrieri.
Più blanda è invece la caratterizzazione di Voller, che alla fine diventa praticamente una fotocopia del  Walter Donovan de "L'Ultima Crociata",vivendo solo del carisma di Mads Mikkelsen.




Con la tematica della vecchiaia e del tempo che scorre inesorabile, è strano che non si sia deciso di puntare sulla nostalgia spicciola; e forse in una stesura precedente dello script un elemento del genere era anche presente, ma fortunatamente su schermo tutti i rimandi al passato risultano contenuti, quasi invisibili. Tornano gli insetti da "Il Tempio Maledetto", in una piccola scena messa in mezzo per speziare le cose. E il giovane aspirante pilota Teddy (Ethann Isidore) sembra sempre in procinto di diventare un nuovo Short Round, ma per fortuna finisce per restare ancorato ad un suo ruolo specifico. Gli eventi del film precedente divengono parte integrante della caratterizzazione del protagonista, soprattutto il rapporto con il figlio Mutt, il quale pur resta sempre relegato fuori scena. Persino il fatto che i nemici siano nuovamente i Nazisti non viene venduto come un ritorno alle origini e trova piena giustificazione nel periodo storico in cui il film viene ambientato.
Anche quando i personaggi dei film precedenti tornano in scena, come accade con Sallah, questi finiscono per avere un ruolo preciso negli eventi, non sono mai un semplice mezzo per stuzzicare l'emotività del pubblico.
Tutta la nostalgia, di conseguenza, viene lasciata negli occhi e nella mente dello spettatore, senza cercare di ricattarlo con riferimenti e easter egg inutili.




Per il resto, "Indiana Jones e il Quadrante del Destino" è un pop-corn movie riuscito, ma dove nulla eccelle davvero.
Il problema principale è insito nella scelta del regista, quel James Mangold che ovviamente non ha lo smalto del miglior Spielberg e che è chiamato a dirigere il tutto in modo pulito e senza fronzoli. Non c'è vera originalità in questa quinta avventura di Indy neanche quando si devia dalla formula, con un climax che può essere considerato originale anche tenendo conto dell'UFO transdimensionale visto nel quarto film e un'esplorazione subacquea che prende il posto della canonica tomba dimenticata.
Mangold non prova neanche a creare qualcosa di davvero originale e si adatta su tutti i cliché della serie (tranne quelli horror, oramai circoscritti al solo secondo film); grande spazio agli inseguimenti, con una cold open (che per una volta è un prologo vero e proprio) ben congegnata, dove la CGI usata al posto dei set reali riesce a non infastidire e gli effetti di de-aging su Harrison Ford a tratti sono davvero stupefacenti, una fuga per le strade di New York che ricorda "True Lies", oltre all'inseguimento in tuc tuc per le strade di Tangeri a metà film che fa davvero da leone. 
Tutto è condotto con mestiere e professionalità, ma nulla finisce per colpire davvero.



La quinta avventura del dr. Jones al cinema è così un film mediocre, ma altamente dignitoso. Un exploit che fa dimenticare in parte gli orrori de "Il Regno del Teschio di Cristallo" e ridà una parte di dignità perduta alla serie. Non ai livelli della trilogia originaria, ma meglio di un buon 90% di tutti gli epigoni mai prodotti.

8 commenti:

  1. Ma magari ricordasse "True Lies", la regia di questo film se la sogna il brio e la creatività di Cameron. Il problema è che stiamo combattendo la guerra dei poveri, costretti (da Hollywood) ad essere contenti se ci propinano il meno peggio. Cheers

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    1. "True Lies" era un altro livello, ma vedendo una moto che insegue un cavallo la mente corre lì ;)
      Poi, per carità, è un film mediocre, come dici tu, ma visto il basso/bassissimo livello della Hollywood degli ultimi vent'anni, è un miracolo che tutta l'operazione stia in piedi. E va apprezzato anche solo per questo.

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  2. Io da Indy voglio qualcosa di più della mediocrità... E la tua è una delle recensioni meno negative che ho letto! Mi sa che continuo a ignorarlo per il momento, o mi riguardo uno della trilogia...

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    1. E' più che normale pretendere più della mediocrità. Purtroppo dopo la debacle del quarto film, la mediocrità è grasso che cola.

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  3. L'estate del 2023 verrà ricordata come l'estate dei grandi flop del cinema blockbuster made in U.S.A.
    Tra cinecomic fuori tempo massimo (The Flash), "remake" (La Sirenetta) di cui non se ne sentiva il bisogno (opinione personale), sequel fuori tempo massimo (Indiana Jones e il quadrante del destino), sequel inutili di franchise altrettanto inutili (Transformers-il Risveglio), sequel che ti fanno dire "Ma ora basta" (Fast X).
    Tutti film accomunati dall'incapacità delle grandi Major di attrarre il grande pubblico al Cinema.
    Grande pubblico ormai anabolizzato dalla merda che danno sulle piattaforme (Netflix in primis)

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    1. Credo che la questione sia più complessa, visto che anche molti film e serie in streaming stanno floppando.

      Forse la verità è che il pubblico sta cominciando a stancarsi dei cinecomic e di idee vecchie di 30 anni riciclate alla bene e meglio.

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  4. P.s.
    È poi curioso notare come Spielberg e Lucas che hanno "ucciso" la New Hollywood in favore del mainstream,
    poi alla fine sono diventati vittima dello stesso sistema che hanno contribuito a creare.

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