di Joe Wright.
con: Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James, Ben Mendelsohn, Stephen Dillane, David Pickup, David Schofield.
Biografico/Storico
Inghilterra 2017
Non c'era certo bisogno di un film come "L'Ora più Buia" per confermare il fatto che Gary Oldman è, con molta probabilità, il più grande attore vivente; inutile, visto che già in "Dracula di Bram Stoker" aveva dimostrato di poter essere credibile recitando sotto chili di make-up; e nella sua sterminata filmografia, ha sempre dimostrato di poter recitare sopra le righe senza scadere nell'overacting inutile o nel ridicolo.
Eppure, la sua prova nei panni di Winston Churchill è a dir poco rimarchevole: Oldman si perde tra le pieghe del personaggio, si trincera nei suoi borbottii e lascia trasparire con sincerità ogni emozione attraverso il trucco, creando un personaggio talmente vivido da bucare lo schermo.
Peccato che il film in sè non sia altrettanto memorabile.
Lo sguardo di Wright è giusto, ammira Oldman con moviemtni di macchina virtuosistici ed una messa in scena spettacolare anche quando porta su schermo le semplici sedute del parlamento; e si affida spesso alla bellissima fotografia di Bruno Debonnel, tutta basata sull'oscurità, sull'assenza di luce dell' "ora più buia", appunto, creando immagini splendide.
Decisamente più convenzionale è lo script, troppo ancorato a soluzioni facili e luoghi comuni.
L'ora più buia del titolo è quella che l'Inghilterra ha attraversato nel 1940, durante le operazioni di evacuazione di Dunquerque, al punto che l'intero film può essere visto come una sorta di "altro lato" del "Dunkirk" di Nolan; momento in cui Churchill deve decidere se continuare con l'ostilità aperta verso la Germania Nazista o arrendersi, consegnandosi all'Italia per ottenere delle decenti condizioni di resa.
Il conflitto è quello tra il primo ministro ed il fronte arrendevolista, guidato dall'onorevole Halifax (Stephen Dillane), mancato premier; e, in generale, tra la vittoria contro il peggior dittatore della Storia ed una salvezza umiliante. Conflitto al quale viene tolta ogni ambiguità: la vittoria è l'imperativo e persino quando tutto sembra perduto, la sceneggiatura ricorre al luogo comune più becero per fare il punto. Davvero squallido vedere Churchill perdersi nella tube londinese per trovare un intero convoglio di patrioti, guidati da una bambina chicchirichì, neanche si stesse assistendo ad una fiction Mediaset.
Convenzionalità che azzoppa irrimediabilmente ogni potenziale di effettivo interesse verso lo storia ed appiattisce la figura del protagonista, che finisce così per vivere unicamente grazie al suo straordinario interprete.
Di conseguenza, "L'Ora più Buia" vive unicamente grazie agli sforzi di Oldman e Wright, finendo per perdersi in una routine retorica e bambinesca, davvero infausta per una pellicola che vorrebbe confrontarsi con i territori della Storia e delle sue contraddizioni.
Sono d'accordo con te la sceneggiatura è sicuramente la parte più debole del film, per fortuna Gary Oldman con la performance perfetta salva un film altrimenti abbastanza noioso.
RispondiEliminaSono rimasto abbastanza deluso dal fatto che il film inserisca una interessante riflessione su Churchill, sul fatto che sia stato veramente un genio o solo un testardo fortunato, per poi a metà abbandonare tutto per concludere la storia in gloria.