sabato 31 agosto 2019

Il Signor Diavolo

di Pupi Avati.

con: Gabriel Lo Giudice, Filippo Franchini, Cesare Cremonini, Massimo Bonetti, Gianni Cavina Lino Capolicchio, Alessandro Haber, Chiara Caselli, Eva Antonia Grimaldi, Andrea Roncato.

Horror/Thriller

Italia 2019















E' un vero peccato il fatto che Pupi Avati ripudi, a sua detta, il genere horror, al quale torna sovente solo per ragioni squisitamente alimentari. Lo è per il fatto che, alla fin fine, della sua lunga filmografia, ciò che resta è caratterizzato sopratutto dagli exploit di genere, tra i film più riusciti e interessanti che lui abbia diretto. Persino in un'opera come "Il Signor Diavolo", di certo non tra le migliori, è avvertibile la voglia di fare propria la narrativa orrorifica mediante il registro della scrittura e della messa in scena, anche se con risultati blandi.



Avati, come sempre, parte dallo script, in questo caso un thrilling che vede un omicidio nelle campagne venete, a detta degli abitanti perpetrato ai danni di un giovane ragazzo posseduto dal demonio, sul quale viene inviato a investigare un ispettore del Ministero della Giustizia, in un'epoca, il 1952, in cui i voti della DC si contavano grazie e sopratutto al perno della religiosità e, forse sopratutto, grazie alla pura superstizione del volgo.




Storia che viene letteralmente smontata in una narrazione in flashback, ricostruiti sopratutto sulla base dei verbali degli interrogatori. Il punto di vista diviene così indeterminato, poco oggettivo, ancorato alla visione dei singoli personaggi piuttosto che su quello, chiarificatore, del protagonista.
Avati riesce ad intessere in modo efficace un racconto che resta interessante per quasi tutta la sua durata, con una struttura che mischia verità a dicerie, fatti a pure suggestioni.
Malauguratamente, il tutto si inceppa nel finale, dove l'immancabile colpo di scena finisce sopratutto per confondere, piuttosto che fare chiarezza sull'accaduto.




Allo stesso modo, Avati non controlla bene la messa in scena. Se la costruzione di un'atmosfera gotica e sinistra è perfettamente riuscita, come nei suoi lavori migliori, altrettanto non si può dire per la costruzione della tensione, che spesso latita e che quando viene ricercata, viene sprecata in jump-scare da quarta elementare. Senza contare il modo in cui fa ricorso ai ralenty, talvolta davvero fuori luogo.





"Il Signor Diavolo" si configura così come un'opera tutto sommato ambiziosa, ma mal riuscita, dove le scelte estetico-stilistiche e narrative affossano quanto di buono fatto da uno script che, se portato in scena in modo differente, avrebbe con molta probabilità dato vita ad un piccolo gioiello.

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