con: Chris Hemsworth, Tessa Thompson, Liam Neeson, Kumali Nanjani, Rebecca Ferguson, Emma Thompson, Rafe Spall.
Fantastico/Azione/Commedia
Usa 2019
Chissà per quale motivo, il primo "Men in Black" non è mai davvero diventato un film di culto. Eppure le carte in regola c'erano davvero tutte: un mix frizzante tra action e commedia con una spruzzata di sana fantascienza a fare da sfondo, la quale rielaborava con brio l'estetica e le tematiche dei b-movies anni '50, un cast affiatato guidato da un duo di attori perfettamente in parte ed un buon gusto per il ritmo veloce, ma mai frettoloso. Non che la Sony non ci abbia provato a promuovere questa sua stramba creatura (patrocinata tra l'altro da Spielberg) in un fenomeno, producendo due sequel e una bella serie animata. Dulcis in fundo: il franchise è persino basato su di piccolo e breve fumetto indipendente, come quello delle Ninja Turtles. Insomma, i numeri per divenire il nuovo "Ghostbusters" c'erano davvero tutti, eppure "Men in Black" è sempre rimasto timidamente ancorato al ruolo di puro blockbuster estivo disimpegnato e simpatico, senza mai riuscire a fare il salto di qualità che avrebbe in fin dei conti meritato.
E di certo non sarà una pellicola come "Men in Black: International" a farglielo fare, martoriata così com'è dalla febbre del guadagno facile: prodotta visibilmente di fretta, priva di una storia davvero interessante o di spunti simpatici.
Messo da parte il duo Will Smith/Tommy Lee Jones, con solo il personaggio dell'agente O (Emma Thompson) a fare da tramite con il precedente "Men in Black 3", "International" si concentra sulla divisione inglese degli Uomini in Nero, con l'agente in prova M (Tessa Thompson) chiamata ad affiancare il veterano H (Hemsworth) in una missione di protezione vip che ben presto si rivelerà decisamente più complessa del previsto.
Come nel primo film, l'umorismo viene cucito addosso alla differenza di carattere dei due protagonisti: H è lo sbruffone, pronto a divertirsi e a piegare le regole del protocollo a proprio piacimento quando serve. M, la prima della classe, è invece più posata e riflessiva. Se l'alchimia tra i due funziona è anche merito della coppia Hemsworth/Thompson, già rodata nel simpatico "Thor: Ragnarok". Peccato che lo script non li assecondi più di tanto.
La sceneggiatura tenta di sviluppare una trama di suo trita e lo fa nel peggiore dei modi, snocciolando una storia talmente prevedibile da portare alla noia già nei primi minuti. Impossibile non prevedere tutti i colpi di scena, telefonati come sono dall'ovvio uso di red herring e dal typecasting degli attori.
A salvare la visione dovrebbe quindi pensarci l'azione, sulla carta anche interessante; peccato che la regia confusionaria di F.Gary Gray non ne valorizzi mai la componente spettacolare, adagiata com'è sui cliché di tanto action hollywoodiano anni '00 al là Michael Bay, dove il montaggio confusionario spesso affossa adrenalina e spettacolo.
La visione si fa così piatta sin dai primissimi minuti, non ci si appassiona davvero mai ad un prodotto pensato e costruito con il pilota automatico, senza mai un guizzo di originalità o anche solo di personalità. Un vero e proprio "filmetto" senza né arte, né parte che fallisce su tutti i fronti, primo fra tutto quello di rinverdire il marchio degli Uomini in Nero.
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