con: Federico Ielapi, Roberto Benigni, Alida Baldari Calabria, Marine Vacht, Gigi Proietti, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini, Davide Marotta, Alessio Di Domenicantonio.
Fantastico/Fiabesco
Italia, Francia, Inghilterra 2019
E' stato relativamente spiazzante scoprire come il film della vita di Matteo Garrone fosse l'adattamento del classico di Collodi; non che l'esperienza con il pur ruvido "Il Racconto dei Racconti" non avesse fatto presagire una sua predilezione per un cinema fantastico, in opposizione alla pura mondanità delle storie che solitamente porta in scena. Sorpresa che, alla luce del prodotto finito, si trasforma nella scoperta di un nuovo modo di intendere il racconto fantastico per un autore il quale sembrava avesse già detto tutto con i suoi lavori più famosi. Perché questa riduzione, che il grande artista romano riesce a creare con l'aiuto del mitico Jeremy Thomas, presenta una vis scenica a dir poco inusuale, che sembrava esulare persino dallo stile del suo autore.
Vis che si sostanzia in una forma di "realismo magico" con il quale Garrone ammanta il romanzo di formazione di Collodi. Le scenografie fantastiche che solitamente fanno da sfondo agli adattamenti della famosa storia cedono qui il posto a location rurali immerse in un crepuscolo perenne, in un'atmosfera che parte dal realismo puro per divenire presto onirica, lontana dalla verosomiglianza che di primo acchito potrebbe evocare. La storia di Pinocchio e i suoi buffi personaggi sono così calati in ambienti fatiscenti, macerie di un mondo che vive solo grazie a chi lo popola, divenendo sogno di un racconto verosimile, re-immaginazione del reale che ha appunto nel reale le sue fondamenta e null'altro, vivendo in quella zona di confine tra sogno e veglia.
Gli ottimi valori produttivo permettono poi a Garrone di portare in scena personaggi ibridi tra umano e animale di incredibile verosomiglianza. La predilezione per il make-up tradizionale piuttosto che per l'animazione in CGI concede al tutto quel tocco di fisicità che manca in molte produzioni hollywoodiane. Tutti i personaggi fantastici, a partire dal protagonista, bucano lo schermo con la loro presenza, resa ancora più memorabile dal cast, che riesce a calarsi perfettamente nei non facili panni di giudici scimmie e medici uccelli.
E Garrone si riconferma ottimo direttore di attori: non solo i giovani protagonisti Federico Ielapi, Alida Baldari Calabria e Alessio Di Domenicantonio sono semplicemente perfetti come Pinocchio, la Fata Madrina e Lucignolo, ma anche i veterani Benigni, Ceccherini (accreditato anche come co-sceneggiatore) e Papaleo riescono a bucare lo schermo restando sempre tra le righe, senza mai scadere nell'overacting gratuito.
A differenza di quanto accadeva ne "Il Racconto dei Racconti", la regia non si fa mai barocca, né compiaciuta; Garrone resta costantemente ancorato alle necessità del racconto senza lasciare che lo stile lo fagociti; e il suo occhio per le inquadrature regala fotogrammi pittorici al solito da antologia.
Se c'è però un difetto nella sua riduzione, sia da un punto di vista della scrittura che nella messa in scena, è nel restare forse sin troppo ancorato alla narrazione, senza lasciare che nessuno degli episodi narrati divenga davvero una scena-madre; una mancanza d'enfasi che, purtroppo, finisce per rendere "Pinocchio" un adattamento bello e riuscito, ma mai davvero memorabile.
Difetto tutto sommato veniale: "Pinocchio" resta la conferma del talento di un filmmaker mai troppo lodato.
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