sabato 14 dicembre 2019

Getaway!

The Getaway

di Sam Peckinpah.

con: Steve McQueen, Ali MacGraw, Al Lettieri, Ben Johnson, Sally Struthers, Slim Pickens, Richard Bright, Jack Dodson.

Usa 1972
















Dopo la leggerezza de "L'Ultimo Buscadero" e prima dell'elegia di "Pat Garrett & Billy the Kid" e del nichilismo di "Voglio la Testa di Garcia", Sam Peckinpah traspone su schermo il romanzo di Jim Thpmpson "The Getaway", su sceneggiatura di un giovane Walter Hill, dirigendo di nuovo Steve McQueen. Il risultato è un action drama trascinante e divertente, nonché uno dei suoi maggiori successi.




Una storia, quella elaborata da Thpmson e adattata da Hill, esemplare nella sua classicità; il rapinatore Doc McCoy (McQueen), con l'amata moglie Carol (Ali MacGraw), riesce ad uscire di galera con la promessa di aiutare il boss Baynon (Ben Johnson) con un colpo, al quale partecipa anche il truce Rudy Butler (Al Lettieri, che lo stesso anno apparve anche ne "Il Padrino"). Il colpo, ovviamente, non va come sprevisto, Doc e Carol uccidono Baynon e si danno alla fuga verso il Messico, inseguiti da Butler e dai soci del boss defunto.




Script che Peckinpah porta in scena in modo a dir poco magistrale. Usando un montaggio spezzato e serratissimo, si diverte ad incrociare le singole scene in macrosequenze e a sabotare la continuità temporale per dare un ritmo unico alla narrazione. Su tutto, è ovviamente la scena della rapina a svettare: tesa e incalzante, un piccolo gioiello di anti-classicità che fa della moltiplicazione del punto di vista un punto di forza, nonché perfetto strumento per creare tensione.




Il secondo e terzo atto sono invece un'unica, lunga e articolata sequenza di fuga. Doc e Carol, come e prima di Sailor e Lula e Mickey e Mallory Knox, sono una coppia di amanti in fuga verso la sperata salvezza, ma il loro amore è anche messo alla prova dal concetto di fedeltà e fiducia; Doc non riesce più a fidarsi di una donna che è arrivata a tradirlo pur di salvarlo dalla galera; lei, d'altro canto, vede proprio in questo atto il massimo esempio di fedeltà possibile.




La ricomposizione passa attraverso la rocambolesca fuga dalla polizia e avviene quando sembrano essere arrivati al limite di tutto: in una discarica, due outsider che possono contare solo l'uno sull'altro ritrovano il sentimento comune e sono così pronti a correre verso un nuovo, ritrovato, futuro.
Alle loro calcagna, un gruppo di cattivi brutti e sporchi, lasciati volutamente sullo sfondo sino alla fine; oltre, naturalmente, al personaggio di Rudy, che Peckinpah si diverte a caricare di forti dosi di humor nero: le sue scene non sfigurerebbero in una commedia dei fratelli Coen, al punto che Thompson affermò di averle odiate. La lente para-grottesca con la quale l'autore lo osserva riesce tuttavia a renderlo un personaggio più interessante, un orco ridicolo ma cattivo sin nel midollo.




Ire dell'autore originale che si scatenarono anche per il finale, totalmente opposto rispetto a quello del libro. Peckinpah ammise più volte di non poter lasciare la sua coppia di amanti morire, non poteva distruggere la loro aura di romanticismo, ultima scintilla di umanità in un mondo violento e cinico. Da qui, lo splendido finale, in realtà aperto, con Doc e Carol finalmente liberi e in marcia verso un futuro non per forza roseo, ma per lo meno illuminato dalla genuinità del loro sentimento.

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