con: Nicolas Cage, Joely Richardson, Q'Orianka Kilcher, Tommy Chong, Madeline Arthur, Julian Hilliard, Elliot Knight, Branden Meyer.
Thriller/Horror
Usa, Portogallo, Malesia 2019
23 anni di esilio dal Grande Schermo, per Richard Stanley. Allontanamento dovuto al caos generatosi sul set di "L'Isola Perduta", alla sua conseguente estromissione ad opera del produttore Bob Shaye e del flop che ne scaturì. Una ferita indelebile per il regista di Fishook, il quale resta confinato a vita privata per cinque anni, dopo i quali si dedica alla direzione di piccoli corti e documentari, sino al 2011, anno nel quale partecipa al collettivo "The Theatre Bizzare", con un episodio che ha letteralmente girato in casa.
Inutile dirlo, la volontà del pubblico per un suo ritorno al lungometraggio è stata forte e si è concretizzata solo nel 2019, anno in cui Stanley esce definitivamente dall'esilio per dirigere "Color out of Space", primo capitolo di una trilogia su Lovecraft pronta a decollare. E che dimostra come il grande cineasta non abbia perso un'oncia del suo talento, né del suo entusiasmo.
Bisogna partire da un concetto semplice ma essenziale quando ci si approccia a questa sua terza fatica: il racconto omonimo di Lovecraft, come la maggior parte delle sue creazioni, mal si adatta ad essere trasposto sul medium visivo; e questo non solo perché tratta, letteralmente, di un colore alieno inesistente nella natura terrestre, ma anche per l'uso che fa del racconto descrittivo: il punto di vista è per una volta esterno agli eventi, cosicché molti dei quali restano celati, ancora come solito dello scrittore di Providence, nel non-detto; molto della narrazione, così come della mitologia adoperata, risiede nel suggerito, nella pura capacità della mente umana di scorgere un orrore immenso e al contempo indecifrabile dandogli una forma che non ne minimizzi la sostanza. E come rendere tutto ciò nel medium visivo per antonomasia?
La risposta è semplice, ossia sovrabbondando nei colori. Il colore venuto dallo spazio diviene così il magenta, una sfumatura tra il viola e il rosa, un corpo estraneo rispetto agli altri colori della fotografia; per sottolinearne la pericolosità, al colore si affianca il suono, con uno stridio che risuona ovunque esso si manifesti.
Con questi due elementi base e un occhio per l'atmosfera, Stanley riesce ad intessere sin dai primi minuti un mood vagamente opprimente, sia quando si sofferma sui fitti boschi a ovest di Arkham, sia quando indugia sulle immagini idealmente più rassicuranti della villa dei protagonisti. Un'atmosfera che, un po' alla volta, monta in una tensione che, da metà film in poi, si fa tangibile e che sfocia nell'orrore più puro, sia esso la follia di Nicolas Cage (la cui performance eccessiva viene centellinata a dovere) sia esso il body horror estremo, reminiscente del cinema di Carpenter ("La Cosa", la più lovecraftiana delle sue opere, viene citata esplicitamente) o di Stuart Gordon.
Stanley trova così un equilibrio perfetto tra detto e suggerito, tra esplosioni visive e sottrazioni forzate, anche quando calca un po' troppo la mano sul non visto (l'intera faccenda della dissociazione temporale poteva avere effetti decisamente più efficaci sulla storia). Per di più, crea un perfetto universo nel quale far muovere le creature di Lovecraft, dove, al pari dei suoi racconti, il Necronomicon fa capolino in modo quasi casuale, sottolineando la complessità del mondo nel quale gli eventi prendono piede.
Un ritorno in piena forma, si può dire; un ritorno che cancella l'onta di 23 anni prima e, si spera, prefigura la continuazione di una carriera florida già con soli tre lungometraggi all'attivo.
Purtroppo penso che in sala sarà difficile. Spero però in un'edizione blu-ray zeppa di extra, compresa una clip dove Stanley recita il necronomicon e risveglia i deadites :)
RispondiEliminaHai letto l'Ombra dello Scorpione e/o visto l'omonima mini-serie?
RispondiEliminaSe s', com'é (romanzo+mini-serie)
Il romanzo è il capolavoro di King, te lo consiglio.
EliminaLa miniserie è invecchiata malissimo e non rende giustizia al libro.