sabato 28 marzo 2020

Il Buco

 El Hoyo

di Galder Gaztelo-Urrutia.

con: Ivan Massagué, Zorion Eguileor, Antonia San Juan, Emilio Buale, Alexandra Masangkay.

Distopico

Spagna 2019















Creare una distopia che sia al contempo riuscita e interessante non è impresa facile; bisogna saper costruire una storia dalla metafora immediata e al contempo potente che però riesca a funzionare anche come semplice intreccio, portando avanti simultaneamente sia la trama "base" che l'allegoria di fondo.
Di suo, "Il Buco", ennesimo sci-fi targato Netflix, non riesce mai ad essere credibile né sul piano narrativo, tanto meno su quello metaforico.


La metafora viene letteralmente spiattellata nei primissimi minuti: una prigione organizzata come una società verticale, dove chi sta più in alto può godere a pieno del banchetto pantagruelico che viene servito quotidianamente, mentre chi sta in basso deve accontentarsi degli avanzi. Tutto chiaro e semplice, se non fosse che la trama introduce delle variabili a dir poco fuorvianti.



Non si capisce perché i prigionieri cambino costantemente piano, né dal punto di vista narrativo, tantomeno su quello metaforico; la scalata o discesa sociale, si sa, non è casuale ma causale, basata sul comportamento individuale e collettivo. Scelta che trova una pur minima giustificazione nell'ambito della costruzione del racconto: in questo modo il protagonista può sperimentare ogni livello; trovata a dir poco artificiosa.



Non è mai chiara, inoltre, la componente rieducativa di questa stramba prigione, dove i prigionieri possono persino portare con se armi e soldi. Men che meno è chiara o riuscita la critica al sistema governativo, che appare solo sotto la forma del gruppo di chef addetti alla cucina; il che fa anche crollare parte della metafora, visto che in qualsiasi società è la parte più bassa a produrre davvero la ricchezza che poi circola in tutte le classi, in un modo o nell'altro e anche senza voler tirare in ballo Marx.



Dal canto suo, la regia appare anche poco ispirata, sfruttando solo in parte le potenzialità date dall'ambientazione. La sceneggiatura, d'altro canto, soffre di una vera e propria bulimia narrativa, non risparmiando visioni folli e personaggi ancora più folli, con tanto la metafora della lotta al sistema che viene incarnata, verso la fine, dalla violenza gratuita, solo per sfociare in un finale monco, che lascia tutti i discorsi aperti magistralmente incompiuti.



Su tutto aleggia lo spettro del già visto. Facile è fare paragoni con lo "Snowpiercer" di Bong Joon-Ho, ma ancora più facile è il paragone con "Next Floor", cortometraggio di Denis Villeneuve che presentava una metafora della società dei consumi incarnata da una classe dirigente impegnata in un fastoso banchetto, che finisce letteralmente per sfondare il pavimento degli infiniti livelli in cui si muove. Debito d'ispirazione palese finanche nella costruzione della scenografia, con il tavolo che piomba dall'alto al centro delle celle.
"Il Buco" si rivela così come un'opera derivativa, oltre che malriuscita, dal buon potenziale ma flagellata da un'esecuzione goffa e superficiale.

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