Animazione/Fantastico/Commedia/Azione
Usa, Canada, Giappone 2023
Fin dall'esordio del loro primo fumetto nel 1984, le Tartarughe Ninja di Eastman e Laird non hanno mai davvero conosciuto un periodo di stanca, essendo protagoniste di infinite incarnazioni animate, fumettistiche e cinematografiche. Ma come in tutte le storie di successo perenne, non mancano ovviamente i periodi di stanca, nel loro caso concretizzatosi nel dittico filmico prodotto dal Michael Bay tra il 2014 e il 2016, che dopo un primo brutto film che ha pur avuto un buon riscontro al box office, ha visto crollare i profitti con un sequel tutto sommato simpatico, ma che non ha convinto gli avventori.
A Nickelodeon ovviamente questa cosa non è andata giù e gli executive hanno così deciso di rimboccarsi le maniche per creare un nuovo exploit che rinverdisse la fama di fabbrica di soldi del brand; questo complice anche l'uscita de "L'Ultimo Ronin", storia a fumetti firmata da Eastman in prima persona che, ponendosi come una sorta de "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro" delle Turtles, ne ha rinverdito l'attenzione anche da parte di una fetta di pubblico che solitamente non corre dietro alla sua creatura.
Ma il modello di riferimento di questo "Caos Mutante" non è quella cupa e violenta storia che riprendeva a piene mani l'atmosfera underground e a suo modo adulta della prima incarnazione fumettistica delle quattro tartarughe ninja, bensì quell' "Into the Spider-Verse" che qualche anno fa ha dimostrato come un film d'animazione ben congegnato e ispirato possa produrre ottimi risultati al botteghino, cogliendo altresì una fetta di pubblico trasversale. Portati così a bordo Jeff Rowe e Kyler Spears, autori del simpatico "I Mitchell contro le Macchine", nonché il duo Seth Rogen e Evan Goldberg, da sempre fan del franchise, Nickelodeon si gioca il tutto per tutto in un film d'animazione pensato però per i bambini e i fan di lunga data, il quale riesce a convincere anche se non a stupire.
L'influenza del film su Miles Morales è forte nella scelta di un'estestica antinconvenziale, che parte dall'uso di un'animazione che mima l'estetica dello stop-motion del modello di riferimento solo per trovare subito una sua identità grazie ad un design ultra-stilizzato e ad un uso dei colori a tratti lisergico, che trasforma le immagini in bellissimi caleidoscopi fatti di forme impossibili e cromatismi sgargianti, che raggiungono l'apice nella scena della partita a bowling, vera e propria festa per gli occhi (e incubo per i daltonici).
Anche il design dei personaggi è ispirato, con le quattro testuggini che hanno ognuna un corpo e un volto diverso e sono facilmente riconoscibili anche senza le famose fasce colorate. Ottimo anche il design degli altri mutanti, una vera e propria parata di volti noti ai fan del cartoon, con un Superfly come nuova incarnazione di quel Baxter Stockman che già nel cartone era un'ottima variante per bambini del body horror cronenberghiano.
L'unica eccezione in merito (criticata a volte anche giustamente) è data dallo strampalato design di April O'Neill; una scelta stramba non tanto perché la sua etnia è differente da quella con la quale viene solitamente ritratta (anche nella sua prima apparizione fumettistica è afroamericana, modellata sulla fidanzata dell'epoca di Kevin Eastman), quanto perché si è deciso di puntare così superficialmente sul messaggio di body positivity da trasformarla in un personaggio esteticamente brutto pur all'interno di un contesto dove tutti i personaggi, umani e non, sono a loro modo brutti. Tanto che non si capisce perché Leonardo la trovi attraente, al di là della facile battuta per la quale sembra più mutante lei di lui.
Oltre tale debacle, l'estetica rende perfettamente l'idea di una New York bizzarra, dove dietro ogni angolo può celarsi una creatura fantatica, un pericolo o anche qualcosa di semplicemente anomalo; merito anche della bella colonna sonora firmata dal mitico duo di Trent Reznor e Atticus Ross.
La storia ordita da Rogen, Goldeberg e un intero stuolo di sceneggiatori bene o male funziona, soprattutto come rilettura dei personaggi. Le tartarughe sono ora dei veri e propri adolescenti, non giovani uomini (dopotutto quel "teenage" nel titolo deve servire a qualcosa) che ricadono quasi nell'archetipo dell'eroe riluttante, quattro ragazzi nati diversi che vorrebbero esplorare il mondo e che vedono la battaglia contro le forze del male come un'opportunità per essere accettati. Il tema centrale, come in tanto cinema americano di animazione e non degli ultimi vent'anni, è il rapporto famigliare, il che fa somigliare quest'ultima incarnazione all'ancora insuperato cult di Steve Barron del 1990, solo più convenzionale, visto anche il pubblico di riferimento decisamente più giovane. Le Turtles sono così dei reietti in cerca di integrazione in un mondo intollerante, dei ragazzi compressi tra la voglia di integrarsi e la paura del giudizio altrui; la banda di Superfly diventa così una forma di famiglia alternativa e allargata (come avveniva con il Clan del Piede nel film del '90) e lo stesso Superfly una sorta di Lucignolo che mostra loro come la via più semplice, ossia la distruzione dell'intollerante sia più facile, con un piano da supercattivo fin troppo simile a quello visto nel primo film sugli X-Men.
Se tale impostazione bene o male convince, lascia perplessi il modo in cui è stata riicsritta l'origine di Splinter (che tra l'altro ha la voce di Jackie Chan, hongokonghese che non il ninjutsu non ha mai avuto nulla a che fare): tutti i riferimenti alla diatriba da Hamato Yoshi e Oroku Saki vengono eliminati e il ratto umanoide insegna alle tartarughe la via degli shinobi... per autodifesa e tramite videocassette anni '80 e film di arti marziali? Trovata decisamente poco credibile persino per un film per bambini e che finisce per togliere fascino e profondità al personaggio.
L'umorsimo d'altro canto funziona e, pur in una pellicola per infanti, Rogan e Goldberg non rinunciano totalmente alla volgarità, lasciandola furbescamente celata nei sottotesti, come la gag ricorrente sulla "mungitura" che si concretizza in Michelangelo drenato del suo sangue mutante quasi come se fosse sottoposto ad una fellatio forzata. La pletora di riferimenti pop è come al solito simpatica e i dialoghi hanno brio e ritmo, garantendo un intrattenimento comico che ben si amalgama con la spettacolarità dell'estetica.
"Caos Mutante" è così un ritorno alla forma per le tartarughe più amate di sempre, un film d'animazione piccolo e a tratti davvero irresistibile, che riuscirà a convincere sia i bambini che quegli adulti cresciuti a pane e Turtles.
Fortunatamente riesco ancora ad apprezzare queste operazioni.
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