lunedì 18 febbraio 2013

Jin Roh- Uomini e Lupi


Jin-Rò
 

di Hiroyuki Okiura

Animazione/Ucronia

Giappone (1999)

 


















La "Kerberos Panzer Corps Saga" è una delle operazioni multimediali più affascinanti mai create; Mamoru Oshii la concepì inizilmente come una serie di drammi radiofonici per poi trasporla in due film live-action ("Red Spectacles" e "Stray Dogs"), una dozzina di episodi manga e, infine, un lungometraggio d'animazione, questo "Jin-Roh" del 1999; l'intera opera ruota attorno ad un'idea di ucronia piuttosto semplice: durante le manifestazioni studentesche della metà degli anni'50, il governo giapponese decide di rispondere alla crescente ondata di disordini con il pugno di ferro: viene istituita la Kerberos Panzer Corp Unit, una speciale unità militare addetta al combattimento urbano, il cui compito è reprimere i disordini con ogni mezzo; ciò porta ad un intensificarsi degli scontri tra Stato e società civile che sfocia in una vera e propira guerriglia; inoltre, all'interno degli apparati statali e militari cominciano a susseguirsi intrighi e tradimenti per il controllo del potere politico.



"Jin-Roh" è situato cronoligicamente prima dei due film dal vivo: le vicende narrate si svolgono in un 1965 alternativo, in cui la guerriglia impazza per le strade e gli scontri tra poliziotti di strada ("celerini" nell'edizione italiana) e terroristi civili è all'ordine del giorno; il protagonista della vicenda principale è Fuse, un kerberos rimasto traumatizzato dalla morte di una giovane ragazza kamikaze, il quale conosce per caso la di lei sorella: episodio che porterà il soldato a questionare tutto ciò in cui crede.






Diretto ufficialmente da Hiroyuki Okiura (animatore della Production I.G., lo studio di animazione di Oshii), "Jin-Roh" è in realtà un film di Mamuro Oshii al 100%; sebbene il maestro nipponico non abbia potuto dirigerlo in prima persona a causa degli impegni con la post-pruduzione di "Ghost in the Shell", limitando il proprio ruolo ufficiale a quello di sceneggiatore e produttore, il suo tocco stilistico è avvertibile in ogni fotogramma: la regia è lenta e meditativa, enfatizza l'introspezione e la psicologia di Fuse e l'intera narrazione è basata esclusivamente (o quasi) sul punto di vista del personaggio principale; l'ucronia qui immaginata in vero non è troppo differente dal futuro cyberpunk di GITS: se nella pellicola precedente la disumanizzazione dell'essere umano avveniva mediante innesti cibernetici, qui l'uomo diventa sempre più simile ad una belva; Fuse è in tutto e per tutto un lupo (Jin-Roh vuol dire appunto "uomo lupo"): è un membro di un branco guidato da un leader indiscutibile (la gerarchia militare), esegue gli ordini senza poter trovare scuse e sa fin da principio che tale è la sua natura; natura a cui egli stesso non può fuggire, come chiarifica la magnifica sequenza del sogno a metà film. 



Fuse è vittima di un determinismo sociale totale: non può fuggire dalla sua natura, nè vuole farlo; il suo sguardo triste e accigliato è l'emblema perfetto dell'essere umano consapevole della trappola eteroimposta che ne impedisce ogni cambiamento e cosciente altresì dell'impossibilità di fuggirne; la storia diviene quindi la metafora della volontà di un'impossibile fuga da sè stessi e dalla società che plasma l'essere umano secondo ruoli e gerarchie prestabilite e immutabili; o forse lo è solo in apparenza: nel finale tutto viene ribaltato, ogni certezza infranta; lo spettatore viene così spiazzato e sbalzato via da ogni preconcetto e lasciato a ripensare a quanto visto durante la durata dell'intera pellicola.




"Jin-Roh" è l'ennesima conferma della maestria di Oshii e al contempo il suo ultimo grande lavoro: da qui in poi il maestro giapponese entrerà nella fase calante della sua carriera, ripetendo manieristicamente le proprie ossessioni; salvo tornare in grande forma solo con lo splendido "Innocence: Ghost in the Shell 2".


Nessun commento:

Posta un commento