domenica 7 aprile 2013

Fear X

di Nicola Winding Refn

con: John Turturro, James Remar, Deborah Kara Unger, Stephen Eric McIntyre.

Thriller

Danimarca, Canada, Inghilterra, Brasile (2003)





















---SPOILERS INSIDE---


Dopo i successi di "Pusher" (1996) e "Bleeder" (1999), nel 2003 Refn riesce, mediante una coproduzione internazionale, a girare un film americano, "Fear X"; per la prima volta, il regista danese si confronta con il genere, il thriller psicologico in questo caso, ma l'esito è, purtroppo, modesto.



Harry (John Turturro), guardia di sicurezza di un grande magazzino, è ossessionato fino ai limiti della follia dall'omicidio della moglie, avvenuto da poco tempo per mano di un poliziotto corrotto; indagando personalemente, Harry scopre una flebile traccia che lo porta verso quello che potrebbe essere l'assassino.


Lo stile di Refn, al solito iperrealista, qui si unisce a splendide derivaazioni oniriche: l'ossessione del protagonista vine simboleggiata mediante immagini sconnesse e sogni ad occhi aperti dagli echi lynchani;  propio il grande surrealista americano, già omaggiato dall'autore nel suo precedente film, diviene qui forte fonte d'ispirazione, fino, purtroppo, al manierismo: è davvero impossibile non essere disturbati da visioni che sembrano uscite pari pari da "Mulholland Drive" (2001), tanto è la venerazione di Refn verso Lynch; fortunatamente, il regista danese riesce ad emanciparsi in parte dalla matrice: per sottolineare lo stato di alterazione mentale di Harry, Refn usa un montaggio sconnesso, in cui le inquadrature non combaciano praticamente mai a causa degli scavalcamenti di campo o delle diverse pose degli attori; montaggio frammentato che viene usato anche durante le scene di veglia, come nelle normali scene di dialogo: l'oggettività della ripresa, mischiata al montaggio "folle", inizialmente sembra suggerire solo una forma di ignoranza dell'autore verso la grammatica filmica, aumentando il disagio; il tutto, fortunatamente acquista un senso una volta che la storia raggiunge il suo climax.


Paradossalmente, però, è proprio nei contenuti che la pellicola mostra il suo lato più debole: la storia non avvince, l'assunto di base è trito e l'incedere dello script non aiuta mai il coinvolgimento, complice anche la scialba caratterizzazione dei personaggi, i quali, non avendo una valenza simbolica (a differenza di quanto avverrà nel successivo "Drive" del 2011) sono piatti e monocorde; non aiutano gli interpreti, su tutti un John Turturro che, sempre bravo, non riesce però a bucare lo schermo, come invece è solito; solo James Remar (mitico caratterista del cinema di genere americano, apparso anche nel recente "Django Unchained") riesce ad essere credibile nel ruolo del colpevole dilaniato dal rimorso.
 

Si arriva alla fine della pellicola con un sentimento di pura noia e il finale non aiuta: il colpo di scena che distrugge quanto visto in precedenza, suggerendo la totale follia di Harry, è sulla carta ben congeniato, ma su schermo fa apparire l'intera pellicola come un puro esercizio di stile, totalmente pretestuoso nel contenuto.



"Fear X" è il perfetto esempio di pellicola non riuscita: ambiziosa negli intenti, modesta nei risultati, non coinvolge e non stupisce; la sua unica utilità è stata, in prospettiva, quella di aver permesso a Refn di sperimentare un'atmosfera onirica inedita nel suo cinema e che più avanti diverrà uno dei suoi marchi distintivi.

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