con: Catriona MacColl, Paolo Malco, Ania Pieroni, Giovanni Frezza, Silvia Collatina, Dagmar Lassander, Giovanni De Nava.
Thriller/Horror
Italia 1981
Solitamente ricondotto nella serie delle "Porte dell'Inferno", "Quella Villa Accanto al Cimitero" è in realtà una pellicola a sè stante, sia per la ricerca della suspanse che per l'immaginario orrorifico che porta avanti; se, infatti, in "Paura nella Città dei Morti Viventi" ci sono echi lovecraftiani e l'orrore scaturisce dal ribrezzo causato dalla visione delle viscere ed in "L'Aldilà" si ha una completa decostruzione narrativa e mitologica che sfocia comunque nell'effetto speciale, "Quella Villa" è un esperimento più personale per Fulci, che fonde con efficacia l'horror gotico con lo slasher, infarcendo il tutto con dosi massicce di gore.
Il plot è infatti quanto di più gotico si possa immaginare: famiglia americana tipo, composta da buon padre, bella madre e ragazzino intraprendente, si trasferisce da New York alla campagna di Boston, in una strana villa che sorge a ridosso di un antico cimitero, la quale sembra infestata da un'entità ultraterrena.
Costruzione narrativa, al solito, ridotta all'osso, in cui tornano alcuni dei topoi del cinema fulciano. Primo fra tutti, l'importanza data al punto di vista dell'infante: il piccolo Bob (Giovanni Frezza) è l'occhio attraverso il quale assistiamo al dipanarsi di molti degli eventi; ed è tramite lui che si innesta l'elemento sovrannaturale, quello della piccola Mae (Silvia Collatina), bimba dall'aspetto fantasmatico, tipicamente vittoriano con i suoi occhi grandi ed i capelli rossi, che mostra allo spettatore visioni di morte.
Un orrore che Fulci trattiene per la maggior parte del film, il quale si apre come un canonico slasher dell'epoca, con la coppietta trucidata con armi contundenti, solo per poi ripiegare nei territori del macabro, dove sono i rumori fuori scena e l'atmosfera a contare più dei jump-scare o della violenza grafica. E da artista collaudato, il buon Fulci si dimostra all'altezza della sfida di creare un horror dove molto viene suggerito più che mostrato: riprendendo l'atmosfera onirica di "Paura", confeziona un gotico macabro semplicemente perfetto nelle tempistiche, in grado di incutere una tensione sottile ma costante.
Tensione che, come in "Zombi 2" sfocia nello splatter. Un gore ancora più insistito che in passato, come nella sequenza dell'uccisione di Dagmar Lassander, la cui tempistica viene dilatata sino ad una forma di onirismo della morte: ogni colpo inferto viene rallentato per trasmettere una maggiore sensazione di dolore, al punto che lo stesso Fulci ha dovuto tagliare gran parte della scena perchè ritenuta troppo efferata.
Ed è con il terzo atto ed il relativo epilogo che il grande autore fa deflagrare tutto; introduce il personaggio del Dr. Freudstein, maschera putrescente che incarna la paura più atavica, quella del buio; Freudstein è un mostro che vive in uno scantinato e si nutre letteralmente delle proprie vittime, come il baubau delle favole. Ed in un'inversione da manuale, Fulci decide di chiudere il film con un colpo di scena sottilissimo nella sua cattiveria, che si sposa alla perfezione con la citazione di Herny James la quale è perfetta incarnazione delle tematiche alla base del racconto. I bambini, infatti, sono i perfetti reietti, dei "mostri" che vedono solo una parte della realtà ed agiscono di conseguenza, da qui non solo la percezione ma anche la commissione di un orrore talmente basico da essere primordiale.
Ed è proprio questa capacità di fondere istanze codificate con intuizione del tutto personali che rende "Quella Villa" tra i migliori horror diretti dal compianto maestro romano.
Fulci era un terrorista dei generi anche più di Dario per quanto mi riguarda.
RispondiEliminaInfatti Argento era un cineasta "classico" che rielaborava la lezioni Hitchcock e nulla più, non ha inventato nulla, anzi si può dire come abbia quasi sempre rifatto lo stesso film
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