martedì 8 ottobre 2024

Rosso Sangue

 
di Joe D'Amato.

con: George Eastman, Annie Belle, Charles Borromel, Edmund Purdom, Katya Berger, Kasimir Berger, Hanja Kochansky, Ted Russoff, Ian Danby.

Horror/Slasher/Gore

Italia 1981






















Il sodalizio artistico tra Aristide Massaccesi (in arte Joe D'Amato) e Luigi Montefiori (in arte George Eastman) è iniziato nel 1980 e ha subito prodotto il cultissimo Antrophagus; un anno dopo, l'affinità elettiva tra i due si ripete con Rosso Sangue, pellicola che nasce come reiterazione e quasi come un sequel di quel primo film, ma che non ha certo prodotto nessuno dei risultati sperati.
George Eastman, dal canto suo, non ha mai cercato di imbellettare tali esperienze: per lui entrambi i film non sono che divertissement fatti solo per dare al pubblico quella dose di splatter che piace e che lui non ritiene neanche dignitosa, se non che per il divertimento che ha provato nel scrivere le singole sequenze. E se in Antropophagus qualcosa di divertente si può anche trarre, Rosso Sangue è invece la quintessenza del film derivativo e privo di vero interesse.
Derivativo perché alla fine questo exploit slasher e gore altro non è se non un'imitazione dell'Halloween di Carpenter, dal quale riprende diversi elementi, condendoli poi con la solita carica di emoglobina che contraddistingue i film di D'Amato. Al di là di tutti i limiti che ne derivano, ne ha anche un altro decisamente più indigesto: la noia.



Una storiella, quella scritta da Eastman, con pochissime pretese. Il mostro di turno è un ex scienziato di origini greche arrivato in qualche modo in America (da cui il labilissimo collegamento con Antropophagus), la sua particolarità è insita nella capacità di rigenerare i propri tessuti, il che lo rende in pratica un novello Michael Myers; a piede libero e reso pazzo dalla morte scampata, inizia un massacro perché si e sulle sue tracce si mette un prete che a quanto pare ha preso parte agli esperimenti perché anche esperto in biologia, oltre che lo sceriffo locale. Il duo di detective viene presto messo da parte per lasciare spazio ad un pugno di giovani donne e un ragazzino in una casa isolata e il solo prete tornerà giusto in tempo nel finale, anche qui avvisato dal ragazzino in fuga, per cercare di risolvere la situazione con una rivoltella.


















Tutto nella norma, dunque: non c'è davvero nulla che differenzi Rosso Sangue dalle decine di slasher dell'epoca, se non il fatto che George Eastman bene o male si sforza anche qui di essere credibile come psicopatico assetato di sangue; a suo sfavore gioca però il fatto che il suo killer mostruoso non ha certo l'iconicità delle maschere del filone, tantomeno la carica archetipica del boogeyman di Carpenter, nonostante nella versione inglese sia proprio apostrofato come "the boogeyman" al pari di Michael Myers.
La regia di D'Amato, poi, è qui totalmente funzionale, non si sforza di trovare soluzioni originali o ardite, limitandosi a mettere la macchina da presa a favore degli attori come uno shooter qualunque. Con la conseguenza che anche le scene di morte, la maggior parte delle quali totalmente gratuite, finiscono per essere prive di inventiva, altro peccato capitale per un horror slasher e gore. L'unica nella quale sia lui che Eastman sembra abbiano cercato di fare qualcosa di più del dovuto è quella del forno, reminiscenza di quella simile portata in scena da Hitchcock ne Il Sipario Strappato, non di certo una delle sue opere migliori tra l'altro. Tanto che alla fine è solo l'immagine che chiude tutto il film ad essere riuscita, davvero troppo poco.


















Gli amanti del gore e dello slasher forse apprezzeranno qualcosa in questa declinazione di tutti i relativi stereotipi priva di qualunque ambizione, così come i superfan di Joe D'Amato e del suo cinema artigianale. Ma a conti fatti, questa sua fatica non lascia davvero nulla di concreto allo spettatore, nemmeno quella carica di violenza e cattiveria che normalmente renderebbe interessante anche un prodottino di routine come questo, la quale qui finisce per essere anch'essa blanda.

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