giovedì 3 ottobre 2024

Manodopera

Interdit aux chiens et aux italiens

di Alain Ughetto.

Animazione/Stop Motion

Italia, Francia, Belgio, Portogallo, Svizzera 2023


















Il caso di PAPmusic non ha avuto come vero effetto immediato il portare a galla la questione dei finanziamenti pubblici al cinema, i cui criteri erano già stati messi in discussione più volte, quanto l'aver fatto calare un'ulteriore patina di squallore sul panorama purtroppo disastroso dell'animazione made in Italy. Un panorama che negli ultimi anni ha visto il "successo" televisivo di Adrian e che ora ha trovato un altro exploit dove un'artista decide di mettere tutta sé stessa a disposizione del medium animato con risultati memorabili solo per i peggiori motivi. Il tutto in una realtà produttiva che purtroppo sta tutt'oggi in piedi a fatica, nonostante in passato non siano mancati nomi di spicco, come Bruno Bozzetto e Enzo D'Alò, e come tutt'oggi talenti non manchino di certo, come Rak e Giorgio Scorza, tra gli altri.
Il problema dell'animazione italiana, forse, è l'endemica mancanza di capitali (qualche mese fa non è mancata l'ennesima polemica sul taglio dei contributi pubblici, come se il cinema possa dipendere davvero totalmente dai soldi dei contribuenti), figlia della mancanza di una mentalità imprenditoriale che porti a investire risorse in un settore che in Giappone, Usa e persino Francia fattura milioni di dollari l'anno, ma che nel Bel Paese esiste solo quando si tratta di distribuire pellicole straniere che puntualmente fanno strage al box office.
In un panorama desolante, dove i pochi che credono ancora che l'animazione non debba essere relegata alla televisione o a YouTube stentano a trovare fondi e spazio, se si vuole fare un favore all'animazione made in Italy non bisogna PAPmusic, bensì Manodopera, creazione di Alain Ughetto.


















E' vero, Alain Ughetto non è italiano, ma francese nipote di immigrati piemontesi e il suo film è una coproduzione solo in parte finanziata dal MiC; eppure, non si può non vedere in Manodopera quello spirito culturale nostrano che tanto si vuole ostentare (a torto)  quando si parla di PAPmusic. 
Manodopera è un film che parla di Italia e di Italiani partendo dal ricordo dei singoli per farsi testimonianza collettiva filtrata attraverso una lente fantasiosa che le dona quel colore che solo l'animazione sa dare, in questo caso quella in stop-motion che, pur se astrattamente considerabile come vetusta, oggi ha persino finito per guadagnare in fascino.
Manodopera è sostanzialmente la riscoperta delle origini di un autore, il quale usa il mezzo animato per dare vita alle testimonianze trasmesse dai suoi avi italiani, emigrati in Francia nei primi del '900. E già da questo, il valore culturale del film appare incontestabile, andando a dare spazio a fatti e personaggi che sovente si ceca di dimenticare.
Manodopera è invece ritratto espressivo di una realtà oramai atavica, ma non per questo meno attuale, visto il flusso migratorio da una trentina d'anni a questa parte ha ricominciato a scorrere dall'Italia verso il centro dell'Europa. Una migrazione che Ughetto descrive come necessaria alla sopravvivenza perché figlia di sistemi di prevaricazione oramai da tempo internalizzati. Alle classi più povere, i contadini e in particolare ai manovali (suoi avi) non resta dunque che spingersi sempre più verso il confine alla ricerca di un lavoro che garantisca loro anche la semplice sopravvivenza; un lavoro nel quale sono visti prima ancora che adoperati come animali da soma bipedi, forza lavoro da poter sfruttare a piacimento e senza remore Da cui deriva anche la successiva adesione a sistemi di valori e a culture nuove e più vicine alla propria sensibilità, dinamica che porta ad un'altra tematica qui affrontata, ossia gli effetti che la Storia ha sui singoli.


















I personaggi di Manodopera sono costantemente preda di eventi fuori dalla loro portata, quegli eventi catastrofici che plasmeranno tutto il XX secolo, partendo dalle guerre coloniali, passando per la Grande Guerra per arrivare all'avvento del fascismo e alla Seconda Guerra Mondiale. I personaggi del film, a partire dal capofamiglia Luigi, vengono letteralmente sballottati dalla Storia, le loro vite vengono riscritte prima ancora che scompaginate dagli eventi che occorrono nell'Europa di inizio '900. Ughetto ne descrive così la forza insita nella loro capacità di adattamento, quella caparbietà che li porta a sopportare il peggio e superare i momenti più bui senza mai scadere nel dramma più basilare.
Il tono, anzi, è sempre elegiaco, poetico, volto ad accarezzare gli eventi drammatici senza lasciare che la loro gravità scalfisca le emozioni dello spettatore, così come non scalfisce quelle dei personaggi. Il coinvolgimento deriva così proprio dalla delicatezza di tono, la quale risulta molto più efficace di quanto un registro serioso avrebbe mai potuto.


















Elegiaco e delicato è anche il modo in cui Ughetto si approccia alla materia del ricordo. La sua non è nostalgia verso un mondo che fu, né l'idealizzazione coatta di una realtà miserevole, quanto la riscoperta di un'epoca remota e per lui aliena, un mondo che oramai vive solo nelle testimonianze indirette filtrate attraverso i ricordi personali a loro volta rielaborati per il tramite della fantasia. Per questo, il mondo di Manodopera appare tanto incantato quanto verosimile, proprio per la mancanza di volontà dell'autore di imbellettarlo con una luce ipocrita di una nostalgia che non può provare. Il suo sguardo è semmai curioso, quello di un bambino che riscopre un oggetto appartenuto a suo nonno del quale descrive la sensazione di stupore e reverenza amorosa che gli trasmette.
Sensazione che sul piano dell'animazione trova le forme della semplicità; non solo quella data dall'uso della tecnica del passo-uno, ma soprattutto quella del ricorso a scenografie improvvisate, come le zucche usate per le case e i giocattoli usati per gli animali da fattoria; trovate che concedono un tocco ancora più delicato e ancora più poetico, se possibile, ad una messa in scena che appare così anche estremamente compatta.

















Manodopera riesce così a trasformare in immagini perfette la non facile materia del ricordo collettivo, in una rielaborazione dolce, ma anche estremamente convincente. Un film che trasuda amore e creatività, riverenza per la materia e estrema onestà intellettuale. Una pellicola che merita di essere scoperta e apprezzata sia come ottima esponente di un cinema d'animazione che purtroppo si tende ancora ad associare a storie bambinesche, sia come ottimo esempio di testimonianza di un passato che fu.

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