con: Tom Cruise, Hayley Atwell, Simo Pegg, Ving Rhames, Pom Klementieff, Esai Morales, Greg Tarzan Davis, Rolf Saxon, Angela Bassett, Shea Wigham, Henry Czerny, Holt McCallany, Janet McTerr, Nick OffermanHanna Wendingham, Tramell Tillman, Mark Gatiss, Cary Elwes, Caty O'Brian.
Azione/Thriller
Usa, Regno Unito 2025
Tutte le serie giungono al termine. O, per lo meno, è bene che arrivati ad un certo punto si decida di smettere di continuare determinati franchise; il che diventa quasi una necessità quando il concept su cui sono basati risale ai tempi della Guerra Fredda.
Qualche anno fa è toccato all'agente 007 andare (temporaneamente) in pensione, quest'anno tocca a quello che è praticamente il suo equivalente americano, l'Ethan Hunt di Tom Cruise, che dopo quasi trent'anni di onorato servizio decide finalmente di appendere gli stivali da stuntman al chiodo.
Per Cruise è praticamente una necessità, sia a causa dell'età anagrafica, sia per quella voglia, esternata un annetto fa, di tornare a ruoli che lo portino a dimostrare nuovamente di non essere solo un corpo in grado di compiere imprese olimpioniche; tanto che l'implosione del progetto di The Movie Critic di Tarantino, del quale avrebbe dovuto essere protagonista, e le sue recenti esternazioni sulla lavorazione di Top Gun 3 non possono che mettere tristezza.
The Final Reckoning non è però un semplice biglietto d'addio (o arrivederci che sia) per la serie inaugurata da Cruise e Brian De Palma nel 1996, quanto anche e soprattutto un confronto con il passato, con quanto è stato fatto dalla serie sia al cinema che in televisione. Perché è qui, oltre che nel primo film, che l'influenza di quello storico telefilm si fa sentire.
Andata in onda tra il 1966 e il 1973, con un successivo revival andato in onda tra il 1988 e il 1990, Missione Impossibile era una serie a suo modo innovativa per i suoi tempi. Benché sempre basata su di una narrazione episodica, portava in scena le missioni della Impossibile Mission Force, gruppo di ex delinquenti arruolati dalla NSA per le loro capacità di ingegneri e truffatori. Ogni missione era basata su di un piano rivolto ad ingannare il nemico di turno, solitamente l'alto papavero di qualche immaginaria nazione straniera, il quale, con una serie di travestie e false piste, finiva per fare il gioco delle spie americane.
Al di là del modo in cui le trame erano congegnate, per l'epoca era innovativo vedere sul piccolo schermo una tensione costruita praticamente tramite le sole immagini, con un uso certosino degli inserti e del montaggio, in un linguaggio che a tratti si avvicinava al miglior cinema di genere.
Al cinema, la serie di Mission: Impossibile è sempre stata sinonimo di azione ben eseguita, di stunt pazzeschi, letteralmente di Tom Cruise che fa cose matte mettendo a repentaglio la propria incolumità per il divertimento del pubblico, generando, a lungo andare anche una ripetitività tangibile.
The Final Reckoning sostituisce il gusto per l'azione esagerata e fracassona con quello per la tensione, almeno per la maggior parte della sua durata.
Tutta la prima parte è dedicata al piano di Hunt per sconfiggere la terribile IA chiamata "l'entità". Oltre a riprendere i fili di trama lasciati in sospeso con Day of Reckoning, McQuarrie e Cruise costruiscono la tensione grazie allo status di fuggitivi di Hunt e soci, ora braccati tanto dai devoti della macchina, quanto dal governo americano. L'impossibilità di discernere alleati e amici, oltre ai soliti colpi di scena che ribaltano la situazione di turno, con un uso tutto sommato sapiente dei dialoghi, portano davvero ad una sensazione di suspense, la quale praticamente per la prima volta non sfocia nella azione pura se non nella seconda parte del film.
E' qui che The Final Reckoning torna davvero ad essere un Mission: Impossible filmico. E come i migliori capitoli della serie, mantiene tutte le promesse riguardo alla spettacolarità, con un inseguimento finale in aeroplano adrenalinico, per quanto troppo lungo, e la lunga discesa nel relitto del sottomarino russo che fonde bene tensione e spettacolo, benché nel finale sfoci nel ridicolo involontario, con la fuga di un sessantaduenne Cruise dagli abissi artici da nudo (!!!).
Il confronto con il lascito del passato si ha quando si decide di mettere in connessione per la prima volta i capitoli del franchise. Tornano così elementi del primo film, alcuni dei quali davvero curiosi; soprattutto, paradossalmente, si è deciso di connettere questo ultimo atto con quel Mission: Impossibile III che non solo rappresenta ancora oggi il peggiore exploit della serie, ma ha coinciso anche con il punto più basso della carriera di Cruise. Volontà di dare dignità a qualcosa che non ne aveva una ventina di anni fa e non può averne oggi? Può darsi, fatto sta che per fortuna quei tempi sono passati.
A perplimere, semmai, è il tono quantomai serioso con cui il tutto viene portato in scena. I tocchi di humor talvolta non mancano, ma sono davvero sparuti nelle quasi tre ore di durata. La storia, di per sé stessa, viene approcciata con una vis drammatica da capogiro, benché sia ai limiti del ridicolo: uno Skynet praticamente realistico decide di scatenare il genocidio della razza umana per farla evolvere, avallato da un gruppo di fanatici i quali si sono infiltrati negli alti ranghi dei governi mondiali (ovviamente qualsiasi riferimento a Scientology è casuale). L'implicazione diretta è che, in sostanza, Internet è il Male Assoluto, un diavolo di silicio in grado di creare un Armageddon atomico per puro capriccio perché noi umani abbiamo deciso di affidarci totalmente alle macchine.
Ridicolo? Sicuramente. Retorico? Fin troppo, tanto che, complice la battuta sul "passare troppo tempo su Internet", il tutto a tratti sembra lo sproloquio di un sessantenne contro i giovani che "non sanno fare nulla senza lo smartphone".
Eppure, al netto di tutte le ingenuità possibili, il monito di questo ultimo dittico sulle peripezie di Ethan Hunt non può che portare ad un riflessione su quanto noi esseri umani dipendiamo dalla tecnologia. Non tanto nell'organizzazione ed esecuzione di compiti anche importanti, come l'amministrazione governativa e militare, quanto nell'approcciarci alla realtà: se il nostro pensiero viene formato esclusivamente da quanto apprendiamo tramite uno schermo connesso alla rete, allora la nostra mente può essere manipolata nella più semplice delle maniere. Un monito vecchio di decenni, che tanta narrativa cyberpunk ha già portato alla ribalta, ma che oggi come non mai appare urgente.
Più che un pezzo di fanta-filosofia a là William Gibson, The Final Reckoning è ovviamente nulla più che il classico mix di thriller e azione. Tutto sommato ben condotto, intrattiene a dovere e stupisce nel suo non abusare della spettacolarità gratuita. Per Ethan Hunt forse questo poteva essere l'unico congedo possibile, visto la stanca che stava cominciando ad affliggere le sue avventure.