con: Scarlett Johansson, Florence Pugh, David Harbour, Rachel Weisz, Olga Kurylenko, Ray Winstone, William Hurt.
Azione
Usa 2021
Con sonoro ritardo rispetto alle controparti in streaming, arriva anche su grande schermo la Quarta Fase dei Marvel Studios. Finita la "Saga dell'Infinito", con la storyline principale successiva snodatasi attraverso gli episodi di "WandaVision" e di "The Falcon and the Winter Soldier", ora "Black Widow" fa un tuffo nel passato di uno dei personaggi più apprezzati, almeno dai fan, la Vedova Nera di Scarlett Johannson che vede la propria origin story compilata in maniera postuma, giusto perché Kevin Feige e soci aveva deciso di usare la Capitan Marvel di Brie Larson come volto femminile degli Avengers, senza riuscire ad ottenere i consensi sperati. E non c'è da meravigliarsi, visto l'atteggiamento tossico di Brie Larson nei confronti di chiunque non sia Brie Larson.
Il ritorno della Vedova Nera permette almeno alla Johansson di avere un proprio film da solista, con la regia affidata come da tradizione ad un'autrice proveniente dal cinema indie ed un cast che conta anche due delle migliori attrici di Hollywood, ossia la veterana Rachel Weisz e la giovane ma affiatatissima Florence Pugh. Operazione riuscita?
In pochi oramai lo ricardano, ma Natasha Romanoff esordì sulle pagine delle testate Marvel nelle vesti di villain, una femme fatale nemica di Iron Man che usa la seduzione per attirare e distruggere i nemici.
E' il 1964 e la Romanoff è una spia del Cremlino incaricata di uccidere Tony Stark, pena la morte.
Ma già nel 1965 la ritroviamo riformata e nelle fila dei Vendicatori, al fianco di Occhio di Falco, inizialmente suo partner, pronta per combattere quelle minacce che prima serviva. Nel 1973, invece, appare per la prima volta con il suo look "definitivo", ossia tutina in pelle nera e capelli rossi, affiancandosi a Daredevil, con il quale condividerà molte storie e persino una love-story tormentata.
Così come tormentata è la sua storia, fatta di abusi e rinascite, sconfitte clamorose e rivincite, nel puro stile femme-fatale che non si toglierà mai di dosso e che la caratterizzerà anche su grande schermo.
"Black Widow" rientra a pieno nel filone supereroistico-femminista, spostando l'accento sull'umanità del personaggio come in "Wonder Woman", piuttosto che farne una fantasia di potere a là "Captain Marvel"; questo flashback, ambientato subito dopo "Captain America: Civil War", fa luce sul passato della Rossa Fatale e la descrive come un'orfana stretta, suo malgrado, tra due famiglie.
Da un lato l'organizzazione delle "Vedove Nere", retta con pugno di ferro dal patriarca Dreykov (Winstone), che sfrutta ragazze orfane per trasformarle in killer prive di volontà, schiave che esistono solo per servirlo. Dall'altro, la famiglia "di facciata" guidata da Red Guardian (David Harbour), creata ad hoc per una missione sotto copertura in territorio americano, ma i cui rapporti si rivelano tanto veri quanto quelli di una vera famiglia. Natasha si trova così a dover rimettere insieme i pezzi della sua vita e a ristabilire un rapporto con la sorella surrogata Yelena (Florence Pugh), più che mai bisognosa del sui aiuto.
Il modello di riferimento generale è l'action alla 007, citato esplicitamente con le immagini di "Moonraker": ogni location ha una sua sequenza d'azione, ben coreografata, ma talvolta non ben enfatizzata dalla regia. Cate Shortland si trova più a suo agio quando dirige gli attori e, di fatto , le scene intimiste sono decisamente più salde, mentre quelle spettacolari soffrono di una certa ordinarietà. Il lavoro sui personaggi paga bene, merito anche degli attori; in particolare, Florence Pugh finisce sovente per rubare la scena alla Johansson, complice anche il suo ruolo di erede del titolo di Vedova Nera. E come da tradizione Marvel Studios, del tutto piatto è il ruolo dei cattivi, con un patriarca malvagio che vuole dominare il mondo e Taskmaster ridotto a Terminator depotenziato per movimentare i tempi morti, due figure puramente di servizio, prive di originalità e di mordente.
Lo spaccato umano finisce così per essere l'aspetto più riuscito del film, benché non raggiunga l'empatia vista nel migliore "Guardiani della Galassia vol.2"; la metafora femminista, per quanto presente, si limita a dare un tocco in più alla storia, senza mai riuscire a colpire davvero. Tutto sommato, questo one-shot sulla Vedova Nera si lascia ben guardare, pur configurandosi come nulla di davvero memorabile.
Era una questione "di tempo", dopotutto ;)
RispondiElimina