venerdì 3 giugno 2022

Top Gun

di Tony Scott.

con: Tom Cruise, Kelly McGillis, Anthony Edwards, Val Kilmer, Tom Skerrit, Michael Ironside, John Stockwell, Barry Tubb, Rick Rossovich, Clarence Gyliard Jr., James Tolkan, Meg Ryan, Tim Robbins, Adrian Pasdar.

Azione/Drammatico

Usa 1986













Ci sono poche pellicole che hanno segnato un'epoca come "Top Gun" ha segnato gli anni '80. E ci sono poche pellicole come "Top Gun" in generale. Ci sono film che sono figli di un'era e "Top Gun" è uno di questi. Ci sono film che nascono da un'idea sbagliata, ma riescono lo stesso a convincere. Ma non "Top Gun".
"Top Gun" è tutto questo: è un film che ha fatto scuola, nel bene e nel male. E' un film fieramente figlio dei suoi tempi e a rivederlo oggi fa sorridere per quanto fosse chi orgogliosamente ignorante e sbruffone, quindi per come incarnasse in modo perfetto i peggiori risvolti della filosofia di vita di quello strano decennio. Ed è un film nato con intenti puramente propagandistici, che non si cura neanche di nascondere o edulcorare, proprio perché figlio dell'Era di Reagan e soci.
E se già 36 anni fa c'era chi sottolineava la totale idiozia del tutto, ma che lo stesso ne premiava la spettacolarità, oggi come oggi "Top Gun" è un film ai limiti dell'imbarazzante, anche non tenendo in considerazione la famosa "teoria omosessuale" coniata da Tarantino negli anni '90 a proposito dei sottotesti mal celati della storia.


L'intento pubblicitario è chiaro sin dalle primissimi immagini: bisogna vendere ai giovani l'idea che l'aviazione sia un posto figo. Come fare? Semplice: alzare al massimo l'asticella della spettacolarità, con scontri aerei che davvero non si erano mai visti. Ma non solo: per convincere anche i più ritrosi, facciamo loro credere che le istruttrici siano delle fotomodelle dalla bellezza mozzafiato pronte a cadere tra le braccia del primo sbruffone che gli capiti a tiro, ma anche come su tutto viga la regola del cameratismo, per cui tutti sono in realtà affascinati da chi non sta alle regole, purché sia in grado lo stesso di portare a casa i risultati. Sono finiti i tempi della corte marziale e delle punizioni per insubordinazione, l'accademia dei Top Gun secondo Jerry Bruckheimer e soci è una sorta di "Scuola di Polizia" giusto un pelo più seria.



A fare da tramite tra il pubblico e la storia c'è lui, il mitico Pete "Maverick" Mitchell, il perfetto modello del ribelle anni '80. Ribelle contro cosa? Contro il buon senso, più che altro, visto che si diverte a rompere le scatole ai superiori e a sfanculare i piloti di Mig, ma resta comunque il migliore. Questo è in fondo l'archetipo del duro del periodo, ossia uno sbruffone che se ne infischia delle regole anche quando non potrebbe e che resta sempre e comunque il migliore, qualsiasi cosa faccia e comunque la faccia. Non ha veri rimorsi, non ha un arco narrativo. Persino quando la tragedia lo colpisce, i suoi sensi di colpa sono mal riposti e la sua attitudine strafottente torna subito a galla, anzicchè cedere il passo ad una forma di saggezza. Tom Cruise, per lo meno, risulta perfetto nel ruolo, con i suoi sorrisi sfolgoranti e il fisico da adone, è il perfetto poster-boy per una reclame militaresca e, per ora, tanto basta alla sua carriera.
A fargli da controaltare, l'Iceman di Val Kilmer, antagonista e rivale perché... ci tiene alle regole, non gioca sporco e crede nell'importanza degli ordini e delle regole d'ingaggio. Una vera canaglia.
E ad essere onesti, la battaglia del testorene la vincono comunque i veterani Tom Skerrit e Michael Ironside, duri ai quali non serve sfoggiare i muscoli e il cui talento qui è sprecato.


La love-story con la bellissima Kelly McGillies è qualcosa di incredibilmente strambo e improbabile, che esiste solo per caricare ulteriormente di testosterone la visione. Che una donna in carriera e dai gusti raffinati ceda alle avances di un cavernicolo drogato di adrenalina è improbabile anche quando a incarnarlo c'è un figo dotato del carisma di Cruise. Che decida di mettere a rischio la carriera per tornare tra le sue braccia, poi, è qualcosa che definire ridicolo sarebbe riduttivo.
Ma in fondo "Top Gun" altro non è se non una fantasia maschilista reaganiana male assortita, quindi bene o male tutto ha senso, da questo punto di vista. Persino chiudere il film con un combattimento aereo vero e proprio che in teoria dovrebbe scatenare la Terza Guerra Mondiale. In fondo, quale miglior biglietto da visita c'è per l'aviazione se non vendere il sogno di poter scatenare un conflitto termonucleare a proprio piacimento. Per di più impunemente.


Tony Scott, qui al suo secondo lungometraggio dopo il bell'esordio di "The Hunger", dimostra perlomeno abbastanza gusto per le immagini, alcune delle quali ancora oggi spettacolari. Ma per il resto dirige un film che vorrebbe essere adrenalinico, ma a causa della mancanza di una storia vera e propria e di veri conflitti, risulta floscio sino alla noia, persino troppo lungo nonostante duri meno di due ore.
Forse proprio la mancanza di una storia vera e propria ha portato Scott ad inanellare alcune sequenze inutili che aumentano artificialmente la durata, come la famosa scena della partita di pallavolo. A cosa serve? A nulla, se non a mostrare i fisici scolpiti del cast. La sfida del più macho la vince, per la cronaca, Rick Rossovich, che sembra appena tornato dal set di un porno extralusso.


Tanto che l'unico motivo di interesse per riguardare oggi "Top Gun" è davvero quello di constatare se si tratti davvero di un dramma queer travestito da action macho. E ad essere sinceri, al di là degli sguardi eccitati e dei battibecchi equivoci che pur potrebbero essere interpretati in modo differente, la scena della doccia, con Val Kilmer appoggiato alla colonna in modo trascendentale, che parla con rassegnazione ad un recalcitrante Tom Cruise, sembra uscire dritta dritta da un melò di Fassbinder. E la lettura gay è divertente non tanto per l'omosessualità in sé stessa dei personaggi, ma per il fatto che questi siano indottrinati all'interno di un sistema, anche storico, fieramente omofobo, che li usa per fare propaganda machista e militarista. E se questo non è divertente...

4 commenti:

  1. Dai Western con Wayne e Stewart, passando per i film sportivi (su cui Top Gun è ricalcato), la lettura di secondo livello sull'omosessulità ormai è la chiave di lettura banale e sorpassata di chi non ha voglia di cercare altro, ogni film con due uomini in sfida possono passare per drammi queer, anche che so, "Il mio nemico" li ci stava anche un parto maschile ;-) La scena della pallavolo, che ha convinto ad amare il gioco una generazione di ragazze, Tony Scott l'ha trovata nella sceneggiatura, non sapeva che farsese, la trovava stupida e ha pensato di girarla come un porno (storia vera), perché sapeva che metà dei biglietti li avrebbe venduti proprio alle ragazze, ha avuto ragione lui, come sempre aggiungerei, tanto che il seguito ha cento minuti ricalcati identici sul primo film ;-) Cheers

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    1. I modelli di riferimento non vengono eguagliati neanche per sbaglio. La lettura omosessuale è una rilettura, è vero, ma a volte è proprio calzante :P

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  2. Un film che non ho mai visto per intero ma che contiene tutto ciò che non sopporto nel cinema statunitense. Il tuo post me lo conferma! :--)

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