con: Tobey Maguire, Kirsten Dunst, Alfred Molina, James Franco, Rosmary Harris, J.K. Simmons.
Supereroistico/Commedia
Usa (2004)
Con un incasso di oltre 400 milioni di dollari, un sequel per il primo "Spider-Man" (2002) era inevitabile; ecco dunque che due anni dopo l'intero cast artistico e tecnico torna alla carica con questo "Spider-Man 2", pellicola che ripropone la medesima formula del suo predecessore elevandola al quadrato; ed il risultato, manco a dirlo, è lungi dal poter essere definito come "riuscito".
Concentrandosi ancora più marcatamente sul personaggio di Peter Parker, Raimi confeziona un film supereroistico dove, di fatto, di supereroistico c'è davvero poco: il 90% della durata è dedicata alle traversie del giovane Parker, al suo complesso rapporto con la bella Mary Jane e alle brutte sorprese che la vita gli riserva; decisione a dir poco inutile: a cosa serve spendere 200 milioni di dollari di budget in effetti speciali, se poi tutta l'enfasi finisce sulle disavventure di un comune fotoreporter? Ciò che è peggio è che la caratterizzazione del personaggio è totalmente sbagliata; forse per tentare un'immedesimazione più profonda tra il protagonista e lo spettatore medio, Parker viene descritto come un imbecille sfigato, una sorta di Fantozzi ventenne a cui davvero non ne va bene una; il ridicolo lo si tocca in una scena in particolare, ossia quando l'eroe decide di rinunciare ai suoi poteri e vivere una vita comune... muovendosi al ralenty sulle note di "Raindrops keep fallin' on my head"; scena che, a detto dello stesso regista, dovrebbe commuovere lo spettatore, ma che sembra uscita dritta dritta da una parodia dei trio Zucker-Abrhams-Zucker.
Dal canto suo l'ex enfante prodige dirige tutto il film con il pilota automatico: dialoghi pretestuosi, fotografia dai colori talmente caldi che sembra uscita da Bollywood e azione a singhiozzo sono le caratteristiche principali di un film che non avvince né convince; lo stile di Raimi si ravvisa solo in due sequenze: il bello scontro tra il supereroe e il cattivo nella metropolitana, adrenalinico e drammatico come pochi e con un bel finale, e la nascita di Doc Ock, nel quale l'autore fa rivivere le sperimentazioni in soggettiva della trilogia di "Evil Dead", facendoci capire che sotto sotto qualcosa di buono sa ancora imbastirla, tant'è che si concede persino un cammeo assieme al collega e amico John Landis.
Non aiuta alla riuscita del film nemmeno la trama, divisa su due tronconi narrativi che si amalgamano malissimo: da un lato il confronto con il villian Dr. Octopus (interpretato da un Alfred Molina a dir poco sprecato), dall'altra, come accennato, le disavventure del nerd dietro la maschera rossa; e se la caratterizzazione del personaggio è bislacca, a dir poco improbabili sono le sue schermaglie romantiche con Mary Jane: per aggiungere un pò di pepe, i due intavolano una pretestuosa relazione con terzi, lei con il figlio di J.Jonah Jameson, che nei fumetti era ben altro personaggio, lui con l'anoressica figlia del padrone di casa, il Sig. Diktovic (!!!), finendo per tediare inutilmente i nervi dello spettatore, il quale ovviamente già conosce come la storia andrà a finire.
Quel che resta della narrazione si concentra sullo scontro tra Spidey e Doc Ock, oltre che su una sottotrama riguardante la vendetta di Harry Osborn; quest'ultima, in particolare, è poco più di un riempitivo e serve solo a concedere un piccolo climax a metà film e ad aggiungere un finale parzialmente aperto; lo scontro con il villain è invece a dir poco spiazzante; se il duello tra i due è, al solito, meccanico e scontato (con tanto di fanciulla in pericolo da salvare alla fine del terzo atto, come da tradizione), è la caratterizzazione del personaggio a lasciare basiti; nella peggiore tradizione del blockbuster buonista, Octopus non è più lo scienziato megalomane del fumetto, ma la vittima di un suo esperimento finito male, schiavo dei suoi stessi tentacoli e del rimorso per la perdita della sua bella moglie; la sua non è cattiveria, ma mancanza di libero arbitrio: paradossalmente, il vero eroe è lui poiché agisce sotto una forma di condizionamento che, nell'economia della sceneggiatura lo rende inutilmente buono, ma che grazie al carisma di Molina e alla pessima caratterizzazione dell'arrampicamuri, lo promuove a vera e propria figura drammatica; nel finale si assiste così ad un corto-circuito empatico senza pari: non si può non tifare per la vittoria del villain sull'odioso eroe e si resta purtroppo delusi quando è il primo a soccombere e ad essere successivamente dimenticato.
Lungo, noioso e malriuscito, "Spider-Man 2" rappresenta il perfetto esempio di comic-movie della prima metà del XXI secolo: costoso e inutile, sciatto e privo di sostanza alcuna, in cui le emozioni sono limitate ai titoli di testa e alla bella sequenza della metropolitana.
EXTRA:
Più emozioni in 3 minuti di titoli che in 2 film interi!
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