giovedì 6 settembre 2018

Hereditary: Le Radici del Male

Hereditary

di Ari Aster.

con: Toni Collette, Gabriel Byrne, Milly Shapiro, Alex Wolff, Mallory Betchel, Jake Brown.

Horror

Usa 2018
















C'è un fil rouge che sembra accompagnare la filmografia horror americana odierna, ossia la distruzione del valore familiare; il nido genitoriale diviene foriero di puro orrore, sia esso terreno ("Get Out") che sovrannaturale ("The Vvitch" e "Babadoock"); in "Hereditary" questo concetto viene espanso sino all'iperbole e la famiglia non diviene semplicemente ricettacolo dell'orrore, ma vera e propria fucina dello stesso.



Comincia abbastanza male l'esordio di Ari Aster, innamorato del proprio ritmo lento, dei movimenti di macchina vorticosi ma mai davvero virtuosistici, perennemente indeciso se seguire la pista sovrannaturale o soffermarsi sulla metafora del lutto. Aster confeziona il tutto con un occhio per la bidimensionalità, a incorniciare personaggi ed ambienti come se fossero i modellini che il personaggio di Toni Collette costruisce per vivere, in cerca di un senso di claustrofobia che invece si fa pura velleità intellettualoide.
Un inizio davvero poco promettente, a cui fortunatamente fa seguito una seconda parte decisamente più riuscita.



Quando il sovrannaturale fa irruzione nel racconto, tutto cambia: quei comportamenti in apparenza solo strambi e perfettamente spiegabili razionalmente divengono indizi di un disegno più disturbante ed illogico; fino ad un ultimo atto che non concede pietà allo spettatore, dove tutto deflagra in un turbinio distruttivo dalla carica visionaria e violenta davvero inusitata.




Pur pretenzioso e a tratti goffo, l'esordio di Aster resta un buon esempio di horror atipico e disturbante, un piccolissimo gioiello che non raggiunge i fasti di altri esponenti del filone, ma riesce lo stesso a stupire.

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