di Daisuke Nishio, Hirotoshi Rissen, Kazuhisa Takenouchi.
Animazione/Fantascienza/Musicale
Giappone, Francia, Filippine 2003
A volte esistono collaborazioni tra artisti talmente ispirate da sembrare persino ovvie. Quella tra il duo dei Daft Punk e Leiji Matsumoto rientra tra queste, quando, una ventina di anni fa, riuscirono a creare Interstella 5555, piccolo film anime che celebrava la musica di Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo e lo stile poetico e romantico del papà di Capitan Harlock.
Un progetto fortemente voluto dal duo e che fa parte di quella loro carriera che, nelle parole di Bangalter, altro non è stata se non una installazione artistica durata circa trent'anni. Il messaggio alla base della loro musica e delle loro performance è semplice, ossia come il confine tra umano e artificiale sia labile e non debba per forza essere superato; monito visto infinite volte nella narrativa fantascientifica e che risultava fresco proprio perché prendeva le forme della loro bella musica elettronica; e che Matsumoto aveva trattato in Galaxy Express 9999, dove i due protagonisti attraversavano l'universo per giungere su di un pianeta dove sarebbero stati convertiti in androidi per ottenere la vita eterna, solo per realizzare come l'eternità priva di un cuore umano sia solo un incubo.
Interstella 5555 sancisce così un'unione perfetta, ma lo fa spostando il centro tematico verso un'altra questione, ossia lo sfruttamento del talento artistico nel sistema capitalistico.
Guardare ad Interstella 5555 come ad un semplice film è però sbagliato. Non siamo di fronte ad un comune lungometraggio d'animazione (anche complice l'esigua durata), né a quello che a prima vista potrebbe sembrare come un semplice videoclip che riprende le tracce di Discovery, all'epoca ultimo album del duo parigino. Esso è, più che altro, un esperimento ai limiti della video-art, ma con un budget sostanzioso (in questo simile ad altri progetti dei Daft Punk, Electroma su tutti), una nuova installazione del percorso artistico di Bangalter e Homem-Christo che qui prende le forme dell'amatissima animazione nipponica. Per intenderci, siamo più dalle parti di Tommy o di Pink Floyd- The Wall che di quelle di un Il Fantasma del Palcoscenico, essendo la musica componente essenziale nella narrazione.
Essa è, anzi, il traino di tutta la narrazione, essendo quest'ultima totalmente basata sulle canzoni di Discovery e sulle animazioni: non ci sono dialoghi, non ci sono voci-pensiero o testi a schermo, tutto viene raccontato in modo prettamente sensoriale.
Una storia, come accennato, che si focalizza sul tema della mercificazione del talento. Non un tema nuovo, neanche nel cinema d'animazione, visto quel Rock & Rule che purtroppo oggi risulta misconosciuto ai più. Mancanza di originalità che si sostanzia in tutti i luoghi comuni possibili: il gruppo dei protagonisti, chiamato Crescendolls, è un acclamata band di un altro pianeta, la quale viene rapita da un demoniaco impresario terrestre e costretta ad esibirsi per lui. In loro soccorso, giunge un eroe romantico e solitario, innamorato della bella bassista.
Tutto come da copione, quindi, con l'unica vera differenza rispetto al canone data dal fatto che il cattivo in questo caso è un impresario e non il solito produttore. Va dato però atto a Bangalter e Homem-Christo, che hanno scritto il film di proprio pugno, di essere riusciti a fare loro i topoi della storia, con la trasformazione in terrestri dei musicisti che passa attraverso il totale cambiamento del loro aspetto fisico, metafora di un panorama musicale dove l'originalità che molti gruppi possono sfoggiare quando ancora di nicchia deve essere necessariamente persa nel momento in cui la loro arte viene venduta alle masse.
Liquidare totalmente Interstella 5555 sulla base della storia è però nuovamente sbagliato, visto che, come detto, non siamo davanti ad un semplice film, quanto, appunto, ad un piccolo esperimento musicale.
La commistione tra la musica e l'animazione è totalmente sperimentale, non è basata tanto sull'emotività condivisa di immagini e suoni, tanto che talvolta il commento musicale potrebbe persino apparire fuori luogo. La giustapposizione è data invece da una sorta di comunanza narrativa tra ciò che viene raccontato nel concept album Discovery e ciò che viene raccontato nelle animazioni, con la conseguenza che tutto il film si muove su di un duplice binario narrativo, il quale però non è mai davvero discordante.
Il coinvolgimento è così puramente sensoriale e viene dato proprio dalla particolarità dei suoni dei Daft Punk e dalla bellezza dell'animazione, pur velocizzata per meglio conciliarsi con il ritmo synth; oltre che, ovviamente, dalla genuina bellezza della direzione artistica di Matsumoto, il cui tipico character design dona un tocco di genuino carattere al tutto.
Interstella 5555 è così un esperimento sensoriale pressoché unico, che travalica ognuno dei media del quale è costituito per caratterizzarsi come qualcosa di totalmente a sé stante. Un esperimento artistico intrigante, che i fan del duo francese non possono che adorare, ma che anche lo spettatore dai gusti più sofisticati ben può apprezzare, nonostante non si concili con quanto ci si possa aspettare da un'operazione simili. O forse proprio per questo.
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