Waga Seishun no Arcadia
di Tomoharu Katsumata.
Animazione/Fantascienza/Drammatico
Giappone 1982
La scomparsa di Akira "Leiji" Matsumoto ha colpito duramente non solo i suoi fan irriducibili o le folle di otaku innamoratisi delle sue opere, quanto e soprattutto tutto il pubblico patito di fantascienza adulta. Questo perché suoi manga e i relativi adattamenti animati costituiscono un tassello essenziale in tutto lo sviluppo e l'affermazione del genere in epoca moderna; basti solo pensare a come prima del successo di "Space Battleship Yamato" nel 1974 sia in Giappone che sul piano internazionale il concetto di space-opera fosse relegato ai soli confini della narrativa romanzesca, mai di fatto traslato nei media audiovisivi, dove l'idea di un'opera ad ambientazione fantascientifica dalla narrazione non strettamente episodica era praticamente inedita.
E laddove "Yamato" resta indubbiamente la sua opera più importante ed influente, è però innegabile come sia un'altra quella che è davvero riuscita ad imporsi come un pilastro della fantascienza pop nella coscienza collettiva di più di una generazione, ossia "Capitan Harlock".
Pubblicata in patria dal 1977 al 1979, la prima saga di Harlock è ancora ad oggi la più amata, nonché la più riuscita, ma il vero successo è in realtà arrivato solo a partire dalla messa in onda dell'omonima serie televisiva, iniziata in Giappone nel 1978 e giunta in Italia già l'anno successivo, dove dopo un'iniziale fredda accoglienza è riuscita lo stesso a divenire un successo. Serie che ha visto la partecipazione dello stesso Matsumoto, il quale ha abbandonato la stesura del manga (di fatto rimasto incompiuto) per dedicarvisi e che costituisce la versione definitiva della sua visione, portata in scena grazie alla regia di un Rintarô giovane ma già affermatosi come regista televisivo.
Il punto focale di tutta la narrazione è ovviamente l'omonimo personaggio, un pirata spaziale che non conosce padroni e si batte solo per i propri ideali di giustizia e libertà. Harlock vive in un futuro dove l'umanità è divenuta imbelle, ha raggiunto l'apice del benessere solo per trasformarsi in un popolo di buoni a nulla, dediti unicamente alla soddisfazione del piacere e all'affermazione personale a scapito di tutto e di tutti. In tale contesto, la Terra viene invasa da un popolo alieno, le Mazoniane, civiltà composta da sole donne che ha colonizzato mezzo universo e che già in epoca preistorica aveva abitato il pianeta prima della comparsa della razza umana. Di fronte all'inerzia del governo terrestre dinanzi alla minaccia incombente, Harlock, assieme al giovane Tadashi Daiba, figlio dello scienziato che ha cercato di avvisare le autorità del pericolo, la bella navigatrice Kei Yuki, il fido ufficiale di rotta Yattaran e l'aliena Meeme, orfana di un pianeta già distrutto da Mazone, avvia una lotta senza quartiere verso gli invasori.
Già nel manga la storia di Harlock si discostava ampiamente dal canone della fantascienza dell'epoca, in particolare dal suo predecessore "Yamato"; il tema dell'invasione aliena viene usato per criticare l'atteggiamento lassista degli uomini, i quali vivono come puri individui piuttosto che come civiltà vera e propria. Harlock, di conseguenza, pur solitario pirata che vive al di fuori e contro il sistema, diventa non un ribelle in cerca di vendetta sociale, quanto una sorta di eroe romantico, un uomo disilluso perché deluso dai suoi simili che decide di perseguire da solo ciò che crede giusto. Il vessillo da pirata diventa così simbolo di libertà piuttosto che di nichilismo e la ribellione diventa sinonimo di giustizia assoluta.
Il romanticismo di fondo si sposava perfettamente con trovate meravigliosamente fantastiche che introducevano in una narrazione fantascientifica elementi del tutto estranei poiché ingiustificabili da un punto di vista logico-scientfico, ma riuscivano a donare al tutto un'aura di originalità oltre che una dose ulteriore di charme; su tutti, è l'idea di trasformare Tochiro, ex compagno di Harlock, in un computer vivente, la cui trasumanizzazione avviene in modo spontaneo e mai del tutto spiegato.
Questa congiunzione di fantascienza classica, epica e romanticismo d'antan riuscì a fare breccia nel cuore del pubblico di tutto il mondo; al punto che già nel 1982, appena tre anni dopo la sua conclusione della serie, se ne mette in cantiere una seconda, "Capitan Harlock SSX", andata in onda fino al 1983 per un totale di 22 episodi.
"SSX" non è un sequel né un prequel, quanto una sorta di reimmaginazione della storia di Harlock e soci che inaugura la tradizione di ambientare ogni serie del Pirata dello Spazio in un universo a sé stante, talvolta interconnesso ad altre altre opere di Matsumoto (Harlock appare anche nella serie e nel lungometraggio di "Galaxy Express 999", così come la Corazzata Yamato finisce per apparire nell'adattamento OAV di "Harlock Saga"). Al fianco di Harlock c'è ora direttamente Tochiro, il quale viene trasformato in calcolatore nel corso delle puntate, facendo così perdere di fascino alla questione, ma anche Emeraldas, ex mercante spaziale divenuta pirata e moglie di Tochiro la quale appariva solo nei flashback della serie originale. A restare salda in questa seconda incarnazione, come in praticamente tutte le successive ad eccezione del lungometraggio del 2013, è la caratterizzazione di Harlock e soci, tanto che potrebbe essere praticamente vista come un prequel che svela le origini del capitano e della sua nave spaziale Arcadia.
Una serie in tutto e per tutto non all'altezza di quella che l'ha preceduta, ma che ha avuto il merito di traslare il Pirata dello Spazio sul grande schermo per la prima volta; la messa in onda di "SSX" è stata infatti preceduta dalla realizzazione del lungometraggio "L'Arcadia della mia giovinezza", vero e proprio episodio pilota pensato per il cinema e scritto da Leiiji Matsumoto in persona, il quale però vive tranquillamente di vita propria e ben può essere usufruito da chi non ha visto la prima serie o non vuole vederne la continuazione. E che rappresenta, a differenza di "SSX", una delle migliori incarnazioni della creatura di Matsumoto, oltre che uno dei lungometraggi anime più belli e strazianti mai concepiti.
Il setting è simile a quello della prima serie televisiva, ossia una guerra senza quartiere tra la Terra e una forza aliena, questa volta incarnata dagli Illumidiani, alieni che, in opposizione alle forze di Mazone, sembrano essere composti da soli uomini. E sempre in opposizione alla prima serie, questa volta la battaglia è già persa: nella prima scena assistiamo al ritorno in patria di Harlock, ora ancora capitano dell'aviazione militare, accolto su di un pianeta in mano alle foze d'occupazione, che per sfregio schianta la sua astronave, la Deathshadow, al fine di renderla inservibile. Assistiamo così alla nascita del pirata spaziale con il suo primo incontro con Tochiro e la riunione con la vecchia amica Emeraldas, alla sua struggente storia d'amore con la bella e sfortunata Maya, oltre che alla sua decisione definitiva di abbandonare la Terra per trovare il proprio posto nell'oceano di stelle.
Su tutto vige un sentimento di malinconia, un'atmosfera funebre che si protrae per quasi tutta la storia. Il dramma si consuma imperterrito, le catastrofi si susseguono in un crescendo inesorabile. La missione per il salvataggio del pianeta Tokarga, che inaugura la carriera di ribelle di Harlock, si rivela un disastro: come come sulla Terra, anche su questo pianeta alieno ogni speranza viene infranta e si assiste alla sua disfatta definitiva con l'estinzione totale dei suoi abitanti.
La tematica centrale del film non è tanto quella dell'atto di ribellione, quanto quella della forza di volontà pronta a sfidare il fato anche quando tutto sembra perduto. La prima scena, in proposito, è esplicativa: Phantom F.Harlock, antenato del protagonista, si ritrova a volare verso un massicio della catena montuosa di Owen Stanley, definita "la strega" poiché ha portato in passato alla morte di innumerevoli persone che ne hanno sfidato l'imponenza. Fiaccato dall'impresa e alle soglie della disfatta, Phantom decide lo stesso di riprovarla alle soglie dell'abbandono e riesce lo stesso a superarla.
Lo stesso episodio si ripresenterà al capitano spaziale oltre mille anni dopo, con il massiccio sostituito da una nebulosa. E per tutto il film, Harlock è chiamato a confrontarsi con una disfatta imminente, con una sconfitta sempre pronta a divenire totale e definitiva, ma che viene ribaltata grazie all'animo indomito, sia il suo che quello dei suoi compagni.
Una volontà che sovverte ogni avversità la quale deve comunque confrontarsi con il lutto e con la malvagità spicciola. I veri cattivi del film, più degli stessi Illumidiani, sono gli stessi terrestri, i quali decidono di collaborare con le forze di invasione al fine di mantenere il proprio status quo; laddove gli alieni ben poso essere visti come una metafora dei nazisti o delle truppe americane che hanno sconfitto il Giappone e lo hanno letteralmente occupato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i terrestri sono quei collaborazionisti che, come nel cinema di Louis Malle, sono anche peggiori dei veri mostri, poiché decidono volontariamente di sottomettervisi per ottenere un vantaggio. Non per nulla, l'unico "cattivo" dotato di un senso dell'onore è Zeda, il capo delle forze d'occupazione, un vero e proprio samurai futuribile, mentre la faccia infame della guerra viene incarnata dal suo sottoposto e soprattutto dal capo del governo d'occupazione, un umano che arriva a sparare alle spalle di Maya.
Il risentimento covato da Harlock è ora quello di un uomo che ha letteralmente perso tutto a causa dell'infamia dei suoi simili e che decide di creare una nuova patria con degli ideali propri in opposizione ad un luogo che oramai non è più suo. Se l'arcadia della giovinezza di Phantom F.Harlock e di suo figlio è un luogo di nostalgia, un passato che si fa rifugio sicuro al quale tornare alla fine di una guerra tragica e insensata, l'Arcadia costruita da Tochiro dopo mille anni di preparazione da parte dei suoi antenati e guidata da Harlock (che qui sfoggia un look più vistoso rispetto al passato, il quale diventerà lo standard in tutte le serie successive) è invece un'utopia, la promessa di un luogo futuro dove l'ideale perseguito può realizzarsi.
In un universo dove l'eterno ritorno nietzschiano è un fatto e i personaggi sono chiamati a ricoprire gli stessi ruoli in avvenimenti simili anche a distanza di secoli, Harlock decide di infrangere la ripetizione degli eventi e di creare un luogo dove ogni uomo può essere libero dalle costrizioni storiche e sociali, un'arcadia di nome e di fatto.
Il racconto visionario e metaforico viene superbamente sorretto dalla regia di Tomoharu Katsumata, che sostituisce un Rintarô ancora alle prese con la produzione del controverso blockbuster "Harmageddon- La Guerra contro Genma"; Katsumata, all'epoca già regista di alcuni episodi di "Mazinger Z" e del "Devilman" televisivo e che poi avrebbe messo le mani anche sulle serie dedicate ai supercult "Hokuto no Ken" e "I Cavalieri dello Zodiaco", si rifà chiaramente allo stile di Osamu Dezaki e dirige il tutto con un piglio onirico e ispirato, che sottolinea superbamente l'atmosfera drammatica, arrivando persino ad usare l'adagio di Albinoni nei momenti clou riuscendo a non scadere nel ridondante o nel ridicolo involontario.
Ne consegue un racconto maturo perfettamente riuscito, un'opera tanto emotivamente lacerante quanto incredibilmente bella, un'incarnazione semplicemente superba di Harlock e della filosofia di Leiji Matsumoto, ancora oggi sorprendente e affascinante.
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