di Jim Henson & Frank Oz
Animazione/Fantastico
Usa, Regno Unito 1982
C'è qualcosa nel fantasy anni '80 che rende ancora oggi gli esponenti del filone incredibilmente affascinanti. Anzi, oggi quelle pellicole dove mondi fantastici venivano ricreati in modo artigianale, con perizia spesso innovativa e una passione davvero ammirevole per l'arte visiva, riescono ad essere persino più magnetiche proprio perché è possibile vedere in modo materiale (pur se attraverso il filtro dello schermo) il lavoro manuale che ha portato a plasmare quelle visioni. La computer graphic ha davvero reso possibile la realizzazione di opere fino a qualche anno prima infilmabili (Il Signore degli Anelli su tutti), eppure ha anche portato a smarrire quel "sense of wonder" che invece è ancora oggi avvertibile in molte pellicole del passato. E se la cosa è vera già per le meraviglie firmate Ray Harryhausen, lo è ancora di più per quelle del periodo d'oro del cinema per ragazzi; e a fare da perfetto paradigma di quelle visioni è il bellissimo Dark Crystal, esordio alla regia del compianto Jim Henson.
Quello di Henson è un nome che per chi è cresciuto tra gli anni '80 e '90 non ha bisogno di presentazioni: fautore del mitico Muppet Show, creatore degli effetti animatronici per Il Ritorno dello Jedi e praticamente ogni altra produzione con animantronic degli anni '70, '80 e primi anni '90 (tra cui anche il primo film delle Turtles, suo ultimo lavoro prima della prematura scomparsa), è stato un artista vulcanico dall'indole creativa indomabile.
Quello di Dark Crystal è un progetto che accarezzava già dalla prima metà degli anni '70 e consisteva nel creare un fantasy dove non ci fossero personaggi umani, dove tutti gli interpreti sarebbero stati sostituiti da animatronic e classiche marionette. Un progetto che inizialmente non ha una forma, né personaggi, solo un setting fantastico.
Il tutto inizia a concretizzarsi grazie alla scoperta dei libri dell'illustratore Brian Froud, che mostravano strane e bizzarre creature in paesaggi alieni o ispirati al folklore europeo. Henson chiama l'illustratore a bordo della neonata produzione e assieme a lui inizia a creare una pletora di ameni personaggi. Gli elementi della storia vengono fissati solo in seguito e lasciati sviluppare dallo sceneggiatore David Odell, anch'egli tra gli autori del Muppet Show e collaboratore di lunga data di Henson (avrebbe poi firmato gli script di altri due exploit fantastici, questa volta decisamente dimenticabili, ossia Supergirl- La Ragazza d'Acciaio e I Dominatori dell'Universo). Alla regia, Henson decide di condividere gli oneri con l'amico e collega Frank Oz e per entrambi quello di Dark Crystal sarebbe stato l'esordio nel lungometraggio.
La produzione richiede un totale di oltre cinque anni di lavorazione, tra riprese principali e post-produzione. Quest'ultima dovette allungarsi per un problema singolare: quasi tutti gli effetti erano stati realizzati sul set, ma gli autori avevano deciso che i malvagi Skektis si sarebbero espressi solo con pantomime e versi inintelligibili, con la conseguenza che gran parte della storia risultava praticamente impossibile da seguire. Tutti i loro dialoghi sono così stati realizzati dopo il girato e doppiati direttamente nel secondo montaggio.
Gli sforzi alla fine bene o male pagano: distribuito a partire dal dicembre 1982, Dark Crystal ottiene un buon riscontro al box office e critiche tutto sommato positive. I giovani spettatori restano incantati da questo mondo incredibilmente alieno eppure straordinariamente vivo e sebbene non raggiunga gli apici di reverenza di altre pellicole simili, ancora oggi è un cult giustamente amatissimo.
La storia alla base è in fondo quanto di più classico si possa immaginare, ossia un viaggio dell'eroe puro e semplice: Jen è l'ultimo dei Gelfling, una delle razze più antiche del suo mondo. Un mondo dominato dai temibili Skektis, ma retto anche dai saggi Mistici. Al centro del potere e degli equilibri vi è il Cristallo Nero, fche concede prosperità agli Skektis. Jen è chiamato a ricongiure un frammento del cristallo prima che l'allineamento dei soli possa fortificare i mlavagi signori, garantendo loro un potere assoluto. Nella sua quest è aiutato dalla saggia e burbera Aughra e alla dolce Kira, anch'ella gelfling sopravvissuta all'eccidio della sua specie.
Una quest appunto, un mcguffin, un giovane chiamato all'avventura attraverso la quale scopre il mondo e i suoi mille pericoli e un pugno di comprimari, oltre che due razze di antichi che rappresentano il bene e il male assoluti. Lo spirito avventuroso prende così forme basilari, ma non scontate, perché Henson ha le idee chiare su come creare una favola fantastica, ossia seguire una regola d'oro che permette a Dark Crystal di essere godibile: non trattare mai i suoi giovani spettatori come degli sprovveduti.
L'ispirazione effettiva dietro il tono della pellicola è quella delle fiabe mittleuropee, sia quelle messe per iscritto dai fratelli Grimm che le leggende che effettivamente le ispirarono. La sua piccola epopea fantasy ha così un cuore oscuro quanto il cristallo che regge il mondo, tanto che sovente è stata criticata proprio perché ritenuta troppo cupa per un pubblico di infanti. Critica al solito esagerata: non c'è nulla davvero scioccante nel film, persino le scene più morbose sono in realtà pensate per intrigare più che per sconvolgere, come la turpe sequenza della tortura del podling, che però non culmina nella morte, bensì nell'invecchiamento precoce, o l'assalto al villain Ciambellano, che pur spogliato dei suoi abiti non subisce nessun destino nefasto.
Sono invece proprio le scelte estetiche anticonvenzianale e il design mostruoso degli Skektis a rendere Dark Crystal estremamente orignale e affascinante.
I cattivoni sono delle creature ripugnanti, una ideale via di mezzo tra un rettile ed un avvoltoio, la cui brama di conquista ha ridotto il regno attorno al loro castello ad una landa desolata, un male assoluto grottesco e a suo modo spaventoso proprio per la sua estrema semplicità.
L'anticonvenzionalità perseguita da Henson si palesa anche quando decide di creare una sottotrama con una vera e propria "anti-quest" per il villain Ciambellano, ideale coprotagonista del film: anche lui è chiamato ad allontanarsi dalla sua casa per riottenere il potere dal quale è stato spogliato e finisce per avere un ruolo attivo negli eventi tanto quanto il giovane eroe.
Il rigetto della semplicità "disneyana" è poi avvertibile sia nella creazione di una mitologia accattivante, sia nella straordinaria direzione artistica. Su quest'ultimo piano, la parte del leone la fanno sempre i cattivi, dieci mostri dal design unico, ciascuno basato su di un ruolo particolare e ognuno dotato di una corporatura diversa, oltre che di una serie di dettagli infinita che li caratterizza sul piano estetico. Il lavoro del laboratorio di Henson qui è semplicemente straordinario e a ogni visione è possibile notare un orpello diverso su ogni animatronico. Azzeccato anche il design di Aughra, vera e propria "Yoda in gonnella" (anche lei doppiata da Frank Oz nella versione originale) dall'indole strafottente e burbera. Più essenziale è invece il design dei due eroi gelfling, scelta in realtà dovuta alla necessità di far identificare con loro i giovani spettatori, per questo più che mai azzeccata.
La mitologia alla base del film è poi più matura di quanto si possa pensare. Tutto è basato sul dualismo bene/male, con gli Skektis che ovviamente rappresentano il male e i Mistici il bene. Ma le due razze non sono che due parti di un unico essere il quale deve essere ricongiunto, pena la lenta decadenza di entrambe: gli Skektis possono solo gozzovigliare crogiolandosi in un potere di fatto nullo, i Mistici possono solo ripetere canti e cerimoniali che non hanno efficacia alcuna nel mondo.
E' proprio la regia di Henson a rendere Dark Crystal unico. Il dualismo viene rappresentato tramite il ricorso a geometrie circolari nelle scenografie e la cura manicale per i dettagli è figlia della sua esperienza come animatore. Ma i suoi sforzi si traducono anche in una costruzione delle scene che talvolta riesce persino a superare i limiti imposti dall'uso dei pachidermici pupazzi, con soluzioni più dinamiche di quanto ci si possa aspettare. Un esempio è dato dal duello iniziale del ciambellano per la scelta del nuovo imperatore, combattuto a colpi di spada; una classica schermaglia avrebbe reso palesi i limiti degli effetti, quindi si è deciso di ricorrere ad una originale prova dove gli spadaccini devono tagliare una pietra a colpi di spada, con la conseguenza che la costruzione è comunque dinamica e il tutto non risulta forzato. Persino il climax della storia, che avrebbe potuto soffrire dell'impossibilità di muovere in modo libero i personaggi sul set finisce per funzionare grazie ad una coreografia ragionata al millimetro.
Dark Crystal è così un esperimento ancora oggi estremamente affascinante, un fantasy "per i più piccoli" che brilla grazie all'encomiabile lavoro dei suoi autori e soprattutto ad una visione "adulta" anche del cinema per i bimbi. Una lezione che purtroppo non è mai stata imparata da chi ancora oggi crede che i giovani spettatori debbano essere trattati come se fossero stupidi.
EXTRA
Nonostante l'apprezzamento cresciuto esponenzialmente nel corso degli anni, non c'è stato un vero e proprio legacy sequel per il gioiello di Henson.
In compenso, nel 2019 Louis Laterrier assieme agli showrunner Jeffrey Addiss e Will Matthews hanno creato la serie prequel Dark Crystal: La Resistenza.
Durata purtroppo un'unica stagione, avrebbe dovuto raccontare gli ultimi giorni dei Gelfling e la loro disfatta per mano degli Skektis. La forma seriale ha finito per appesantire una storia che non aveva certo bisogno di un gran numero di personaggi e sottotrame assortite, ma la narrazione bene o male ha funzionato. Semplicemente straordinari i valori produttivi, che utilizzano la CGI solo per inerire ulteriori dettagli agli ottimi animatronic, con risultati talvolta davvero incredibili.
Nel cast vocale, inoltre, figurano star come Mark Hamill, Anya Taylor-Joy, Lena Heady, Awkwafina, Simon Pegg, Taron Egerton, Jason Isaacs, e Nathalie Emmanuel.
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