di Richard Marquand.
con: Mark Hamil, Harrison Ford, Carrie Fisher, Billy Dee Williams, David Prowse, James Earl Jones, Ian McDiarmid, Sebastian Shaw, Peter Mayhew, Anthony Daniels, Kenny Baker, Warvick Davis, Frank Oz.
Avventura/Fantastico
Usa (1983)
E' abitudine consolidata per tutti i fans di "Guerre Stellari" affermare come la loro saga preferita si sia distrutta a partire dal '99, con "La Minaccia Fantasma" e relativi seguiti, colpevoli di aver trasformato un pezzo di cultura popolare in un calderone di effetti speciali senz'anima, creato con il solo scopo di macinare soldi. Ben farebbero a riguardarsi "Il Ritorno dello Jedi" con occhio critico, per notare come tutti i difetti della "nuova trilogia" erano già tutti presenti in embrione nel 1983, seppur accompagnati da qualche sparuto pregio.
La produzione del terzo e temporaneamente ultimo capitolo della saga comincia nel 1981; Lucas vuole che a dirigere il film sia l'amico Steven Spielberg, ma la militanza di quest'ultimo nel sindacato dei registi, ostile a Lucas sin del '77 a causa della mancanza di titoli di testa nel primo "Guerre Stellari", gli impedisce di prendere parte al progetto.
Lucas decide così di approfittarne e cambiare strategia per il suo gran finale: complice anche l'invidia, esternata da molti suoi collaboratori, per il lavoro svolto da Irvin Kershner sul set di "L'Impero Colpisce Ancora", inizia la ricerca spasmodica di un regista-pupazzo da manipolare per avere il controllo totale della sua opera; l'interesse del produttore-padrone si sposta così su due giovani cineasti che non hanno nulla a che vedere con il cinema commerciale, ossia David Lynch e David Cronenberg, che Lucas spera di tirare a bordo e plagiare a causa della loro inesperienza, per fortuna invano, proprio come il malvagio Imperatore del suo film. I due, in seguito, non negheranno mai l'ostilità verso l'autore e la sua creatura, dovuta alla sua mentalità di deus ex machina privo di ispirazione e a caccia di facili guadagni. Affrancatisi i due principali candidati, a spuntarla è così il gallese Richard Marquand, regista per lo più di serie e film per la televisione, ma all'epoca fresco del successo de "La Cruna dell'Ago" e che dopo l'exploit lucasiano avrebbe diretto solo pochi altri film per spegnersi prematuramente nel 1987.
Per assicurarsi il controllo completo, Lucas arriva sinanche a licenziare il produttore Gary Kurtz, il cui apporto fu essenziale per la creazione della saga; il "siluramento" è dovuto a differenze di vedute: Kurtz voleva fare le cose in grande, ma a Lucas interessavano solo gli effetti speciali, poichè, come ammise esplicitamente, al pubblico non interessano trame o personaggi, ma solo gli effetti.
Genesi produttiva che si riverbera totalmente sul prodotto finito: un giocattolone piatto, sgangherato e a tratti sciatto, che ha l'unico merito di intessere un singolare confronto tra l'eroe e la sua nemesi e nulla più.
La divisione in tre parti distinte non aiuta alla riuscita; l'intero primo atto è una sottotrama sul salvataggio di Han Solo, dopo la quale il film ricomincia da capo con il vero incipit per l'attacco contro la Nuova Morte Nera, riarrangiamento della vecchia traccia narrativa del primo film che fa diventare subito la storia stantia; l'ultimo atto, d'altro canto, è diviso a sua volta in tre sottotrame con tre battaglie: una nello spazio, una a terra ed un duello a tre, giusto per non scontentare nessuno degli aficionados.
La prima parte è solo in apparenza la più ridicola: un piano di salvataggio inutilmente macchinoso che culmina ugualmente in una battaglia furiosa, prima della quale la noia fa capolino sovente; il "palazzo delle torture" di Jabba altro non è se non un escamotage per piazzare su schermo il maggior numero possibile di animatronic e tizi in costume, mentre lo scontro sul vascello è talmente rocambolesco che sembra pensato più per un film di Indiana Jones; e tra una comparsa fucilata, le forme di una compiaciuta Carrie Fisher ed il vermone antropomorfo strozzato in una sequenza sorprendentemente violenta, Lucas decide di tagliare corto la storia del cacciatore di taglie Boba Fett con una delle morti più involontariamente ironiche viste ad Hollywood.
Il secondo atto è anche più ridicolo e soporifero; la scoperta della parentela tra Luke e Leia è buttata lì giusto per creare un nuovo colpo di scena spaccamascella e fa calare una cappa di cattivo gusto sui due film precedenti, dove la tensione sessuale tra i due era palpabile, a riprova di come il buon Lucas non avesse in mente la storia finchè non l'ha messa nero su bianco.
L'assalto ad Endor con la corsa sulle speeder bike è spettacolare, ma la mancanza di pathos e vera tensione tra i personaggi la rende fredda ed inerte.
L'inclusione degli Ewoks, i pestiferi orsacchiotti tribali, rende esplicita la volontà di Lucas di creare più merchandising possibile e sdogana definitivamente il ridicolo nella serie: non si riesce a credere ad un Impero del Male ipertecnologico guidato da uno stregone, le cui armi sono in grado di disintegrare interi pianeti, messo in scacco da dei peluche armati di sassi e bastoni
La tripla battaglia finale, tra esplosioni e effetti speciali roboanti, non vale quelle dei due film precedenti. Marquand non sa gestire i tempi del cinema d'azione: la battaglia su Endor è troppo lunga e priva di mordente, quella nello spazio troppo veloce; e arrivati al terzo capitolo della saga, si sa che nessuno dei personaggi può morire, visto il favore dei fans, ma il loro ruolo è comunque ridimensionato nello scheletrico schema degli eventi; per cui Han Solo è perennemente sullo sfondo a fare battute e i due droidi seguono in guerra i loro compagni pur non avendo alcuna capacità bellica, restando anch'essi relegati a pura decorazione.
Più interessante è invece la parte con Luke, Darth Vader e l'Imperatore, il cui confronto, pur se troppo lungo e ridondante, riesce ad incantare.
L'intento principale di Luke è quello di redimere il padre, salvarlo dalla tenebra che lo cinge; per farlo usa l'arma della comprensione, lasciandosi arrestare; l'Imperatore, d'altro canto, vuole plagiare il ragazzo, trasformarlo in un suo burattino; l'Imperatore è il Male supremo, Luke il Bene, Vader l'ago della bilancia; la violenza viene bandita: come Yoda ne "L'Impero Colpisce Ancora", Luke è ora cosciente di come l'abbandono alle emozioni più distruttive sia nocivo; quando sguaina la spada, stuzzicato dal padre, il duello che segue è furioso e distruttivo, ma culmina nella coscienza della sua inutilità e nel rifiuto dell'arma; non c'è volontà marziale nell'incontro, ma solo lo scontro tra coscienze che porta alla redenzione finale di Vader. Una catarsi anticlimatica che Marquand gioca tutta sui primi piani degli attori, anche a causa della natura televisiva del suo stile, riuscendo a cogliere perfettamente le sfumature dei personaggi nonostante una recitazione tronfia.
Il sogno di Lucas si conclude così in una nota stonata: un terzo capitolo blando e poco emozionante che testimonia il suo definitivo abbandono di ogni velleità artistica. Paradossalmente, resta pur sempre un capolavoro della cinematografia moderna se paragonato a quanto farà in seguito.
EXTRA
"Il Ritorno dello Jedi" è l'unico film dell'intera serie ad essere stato soggetto ad una forma di "autocensura" da parte del suo autore.
Inizialmente Lucas aveva intenzione di concludere la saga in modo duro e drammatico, come una tragedia cosmica: a metà film Darth Vader sarebbe morto e Luke, passato al lato oscuro, ne avrebbe ereditato il titolo; l'Imperatore avrebbe dovuto essere sconfitto da Leia, il cui amore avrebbe redento Luke, riportandolo tra le fila dei buoni.
Scenario drammatico ed incredibilmente interessante, che Lucas ha cestinato in favore di botti ed orsachiotti. A sua discolpa va detto che in una delle versioni definitive dello script, su Endor sarebbero dovuti esserci gli Wookies; ma a poche settimane dall'inizio delle riprese, Lucas si è accorto di come un orsacchitto sia più vendibile di un orso adulto ed ha inserito la tribù di nani pelosi nel film, alla faccia della credibilità.
Poco prima dell'uscita ha infine cambiato anche il titolo del film, che in origine avrebbe dovuto essere "Revenge of the Jedi".
Tra i ritocchi fatti al film nelle sue varie riedizioni:
Il palazzo di Jabba era stato concepito come una bizzara alcova di morte e depravazione; ma Lucas ad un certo punto ci ha ripensato e ha deciso di renderlo più allegro:
L'inserto canoro è stato allungato a partire dall'edizione del 1997; il "karaoke spaziale" è ora una sequenza che sembra uscita da un trip in acido di Walt Disney.
Nell'edizione originale, il Sarlaak era una sorta di Cariddi del deserto; in quella del 1997 è invece una stramba creatura con becco e tentacoli.
A partire dall'edizione Blu-Ray del 2010, R2-D2 ha guadagnato tutta una serie di ammennicoli in GCI che gli escono dal corpo; il perchè non si sa.
Nella versione originale, Darth Vader sfoggia delle folte sopracciglia nell'iconica scena in cui viene smascherato; le ghiandole pilifere gli saranno rimosse digitalmente a partire dal 1997.
La modifica più stramba, contestata e priva di senso: nell'ultima scena il fantasma di Anakin Skywalker non ha più le sembianze dell'uomo dietro la maschera, interpretato da Sebastian Shaw, ma quelle del giovane Anakin della "nuova trilogia", interpretato da Hayden Christiansen. Il perchè di tale cambiamento è un mistero, fatto sta che, come al solito, non funziona, poichè non si capisce come faccia Luke a riconoscerlo; e sopratutto perchè sfoggi un'espressione da maniaco sessuale eccitato.
"Il Ritorno dello Jedi" è anche l'unico film della serie del quale molto del materiale migliore è rimasto sul pavimento della sala di montaggio; alcune scene, molto riuscite, sono state eliminate o rigirate per motivi ignoti.
Oltre alla spettacolare fuga nella tempesta di sabbia che doveva chiudere il primo atto, la scena più interessante è quella in cui Luke viene tentato a passare al lato oscuro mentre è nel deserto, come un novello profeta: per la prima volta la moralità del personaggio viene questionata, aggiungendovi carattere. Forse Lucas temeva che personaggi troppo sfaccettati avrebbero danneggiato le vendite dei pupazzetti.
Per assicurarsi il controllo completo, Lucas arriva sinanche a licenziare il produttore Gary Kurtz, il cui apporto fu essenziale per la creazione della saga; il "siluramento" è dovuto a differenze di vedute: Kurtz voleva fare le cose in grande, ma a Lucas interessavano solo gli effetti speciali, poichè, come ammise esplicitamente, al pubblico non interessano trame o personaggi, ma solo gli effetti.
Genesi produttiva che si riverbera totalmente sul prodotto finito: un giocattolone piatto, sgangherato e a tratti sciatto, che ha l'unico merito di intessere un singolare confronto tra l'eroe e la sua nemesi e nulla più.
La divisione in tre parti distinte non aiuta alla riuscita; l'intero primo atto è una sottotrama sul salvataggio di Han Solo, dopo la quale il film ricomincia da capo con il vero incipit per l'attacco contro la Nuova Morte Nera, riarrangiamento della vecchia traccia narrativa del primo film che fa diventare subito la storia stantia; l'ultimo atto, d'altro canto, è diviso a sua volta in tre sottotrame con tre battaglie: una nello spazio, una a terra ed un duello a tre, giusto per non scontentare nessuno degli aficionados.
La prima parte è solo in apparenza la più ridicola: un piano di salvataggio inutilmente macchinoso che culmina ugualmente in una battaglia furiosa, prima della quale la noia fa capolino sovente; il "palazzo delle torture" di Jabba altro non è se non un escamotage per piazzare su schermo il maggior numero possibile di animatronic e tizi in costume, mentre lo scontro sul vascello è talmente rocambolesco che sembra pensato più per un film di Indiana Jones; e tra una comparsa fucilata, le forme di una compiaciuta Carrie Fisher ed il vermone antropomorfo strozzato in una sequenza sorprendentemente violenta, Lucas decide di tagliare corto la storia del cacciatore di taglie Boba Fett con una delle morti più involontariamente ironiche viste ad Hollywood.
Il secondo atto è anche più ridicolo e soporifero; la scoperta della parentela tra Luke e Leia è buttata lì giusto per creare un nuovo colpo di scena spaccamascella e fa calare una cappa di cattivo gusto sui due film precedenti, dove la tensione sessuale tra i due era palpabile, a riprova di come il buon Lucas non avesse in mente la storia finchè non l'ha messa nero su bianco.
L'assalto ad Endor con la corsa sulle speeder bike è spettacolare, ma la mancanza di pathos e vera tensione tra i personaggi la rende fredda ed inerte.
L'inclusione degli Ewoks, i pestiferi orsacchiotti tribali, rende esplicita la volontà di Lucas di creare più merchandising possibile e sdogana definitivamente il ridicolo nella serie: non si riesce a credere ad un Impero del Male ipertecnologico guidato da uno stregone, le cui armi sono in grado di disintegrare interi pianeti, messo in scacco da dei peluche armati di sassi e bastoni
La tripla battaglia finale, tra esplosioni e effetti speciali roboanti, non vale quelle dei due film precedenti. Marquand non sa gestire i tempi del cinema d'azione: la battaglia su Endor è troppo lunga e priva di mordente, quella nello spazio troppo veloce; e arrivati al terzo capitolo della saga, si sa che nessuno dei personaggi può morire, visto il favore dei fans, ma il loro ruolo è comunque ridimensionato nello scheletrico schema degli eventi; per cui Han Solo è perennemente sullo sfondo a fare battute e i due droidi seguono in guerra i loro compagni pur non avendo alcuna capacità bellica, restando anch'essi relegati a pura decorazione.
Più interessante è invece la parte con Luke, Darth Vader e l'Imperatore, il cui confronto, pur se troppo lungo e ridondante, riesce ad incantare.
L'intento principale di Luke è quello di redimere il padre, salvarlo dalla tenebra che lo cinge; per farlo usa l'arma della comprensione, lasciandosi arrestare; l'Imperatore, d'altro canto, vuole plagiare il ragazzo, trasformarlo in un suo burattino; l'Imperatore è il Male supremo, Luke il Bene, Vader l'ago della bilancia; la violenza viene bandita: come Yoda ne "L'Impero Colpisce Ancora", Luke è ora cosciente di come l'abbandono alle emozioni più distruttive sia nocivo; quando sguaina la spada, stuzzicato dal padre, il duello che segue è furioso e distruttivo, ma culmina nella coscienza della sua inutilità e nel rifiuto dell'arma; non c'è volontà marziale nell'incontro, ma solo lo scontro tra coscienze che porta alla redenzione finale di Vader. Una catarsi anticlimatica che Marquand gioca tutta sui primi piani degli attori, anche a causa della natura televisiva del suo stile, riuscendo a cogliere perfettamente le sfumature dei personaggi nonostante una recitazione tronfia.
Il sogno di Lucas si conclude così in una nota stonata: un terzo capitolo blando e poco emozionante che testimonia il suo definitivo abbandono di ogni velleità artistica. Paradossalmente, resta pur sempre un capolavoro della cinematografia moderna se paragonato a quanto farà in seguito.
EXTRA
"Il Ritorno dello Jedi" è l'unico film dell'intera serie ad essere stato soggetto ad una forma di "autocensura" da parte del suo autore.
Inizialmente Lucas aveva intenzione di concludere la saga in modo duro e drammatico, come una tragedia cosmica: a metà film Darth Vader sarebbe morto e Luke, passato al lato oscuro, ne avrebbe ereditato il titolo; l'Imperatore avrebbe dovuto essere sconfitto da Leia, il cui amore avrebbe redento Luke, riportandolo tra le fila dei buoni.
Scenario drammatico ed incredibilmente interessante, che Lucas ha cestinato in favore di botti ed orsachiotti. A sua discolpa va detto che in una delle versioni definitive dello script, su Endor sarebbero dovuti esserci gli Wookies; ma a poche settimane dall'inizio delle riprese, Lucas si è accorto di come un orsacchitto sia più vendibile di un orso adulto ed ha inserito la tribù di nani pelosi nel film, alla faccia della credibilità.
Poco prima dell'uscita ha infine cambiato anche il titolo del film, che in origine avrebbe dovuto essere "Revenge of the Jedi".
Tra i ritocchi fatti al film nelle sue varie riedizioni:
Il palazzo di Jabba era stato concepito come una bizzara alcova di morte e depravazione; ma Lucas ad un certo punto ci ha ripensato e ha deciso di renderlo più allegro:
L'inserto canoro è stato allungato a partire dall'edizione del 1997; il "karaoke spaziale" è ora una sequenza che sembra uscita da un trip in acido di Walt Disney.
Nell'edizione originale, il Sarlaak era una sorta di Cariddi del deserto; in quella del 1997 è invece una stramba creatura con becco e tentacoli.
A partire dall'edizione Blu-Ray del 2010, R2-D2 ha guadagnato tutta una serie di ammennicoli in GCI che gli escono dal corpo; il perchè non si sa.
Nella versione originale, Darth Vader sfoggia delle folte sopracciglia nell'iconica scena in cui viene smascherato; le ghiandole pilifere gli saranno rimosse digitalmente a partire dal 1997.
La modifica più stramba, contestata e priva di senso: nell'ultima scena il fantasma di Anakin Skywalker non ha più le sembianze dell'uomo dietro la maschera, interpretato da Sebastian Shaw, ma quelle del giovane Anakin della "nuova trilogia", interpretato da Hayden Christiansen. Il perchè di tale cambiamento è un mistero, fatto sta che, come al solito, non funziona, poichè non si capisce come faccia Luke a riconoscerlo; e sopratutto perchè sfoggi un'espressione da maniaco sessuale eccitato.
"Il Ritorno dello Jedi" è anche l'unico film della serie del quale molto del materiale migliore è rimasto sul pavimento della sala di montaggio; alcune scene, molto riuscite, sono state eliminate o rigirate per motivi ignoti.
Oltre alla spettacolare fuga nella tempesta di sabbia che doveva chiudere il primo atto, la scena più interessante è quella in cui Luke viene tentato a passare al lato oscuro mentre è nel deserto, come un novello profeta: per la prima volta la moralità del personaggio viene questionata, aggiungendovi carattere. Forse Lucas temeva che personaggi troppo sfaccettati avrebbero danneggiato le vendite dei pupazzetti.
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