giovedì 24 ottobre 2019

Death House

di B.Harrison Smith.

con: Nicole Cinaglia, Cortney Palm, Bill Moseley, Tony Todd, Adrainne Barbeau, Barbara Crampton, Camille Keaton, Kane Hodder, Gunnar Hansen, Michael Beryman, Sid Haig, Tony Moran, Kenny Ray Powell, Debbie Rochon, Dee Wallace, Lloyd Kaufman, Vernon Wells.

Horror

Usa 2017













A leggere i nomi coinvolti, si potrebbe di primo acchito pensare a "Death House" come ad uno slasher vintageploitation sulla falsariga di "Summer of '84" o "Beyond the Gates", dove magari un gruppo di famose icone dell'horror si presta ad un divertito gioco metareferenziale. E non si potrebbe essere di più in errore.
"Death House" è nulla più di un B-Movie che sfoggia volti noti, talvolta sprecandoli, in una serie di camei che costellano la più classica trama da "assedio". Un filmetto che sarebbe presto caduto nel dimenticatoio se non fosse per un importante particolare: è l'ultima apparizione su schermo del compianto Gunnar Hansen, il quale ha anche partorito l'idea alla base di tutta l'operazione.



Un soggetto trito e poco ispirato, nonostante non sia privo di ambizione: in un futuro prossimo, la "Death House" è una gigantesca prigione sotterranea dove vengono confinati i serial killer e psicopatici più deviati, per studiarne la natura e comprendere, in ultimo, l'effettiva valenza della distinzione tra bene e male. Come da manuale, i prigionieri riescono a liberarsi e i protagonisti sono chiamati a sopravvivere all'orrore.



Tutto scorre su binari preimpostati, dalla caratterizzazione dei due blandi protagonisti sino ai colpi di scena in teoria più spazzanti, nulla riesce davvero a colpire. Di riuscito, semmai, è l'intero immaginario horror, tra il gore ed il satanico, che il regista mette in piedi. Ma anche quando la storia sembrerebbe decollare o introdurre spunti interessanti, la visione è affossata a causa dei bassi valori produttivi che, SFX gore a parte, creano una cornice di puro squallore alla vicenda.



Tanto che alla fine si capisce come praticamente tutto il budget sia stato investito per chiamare il gruppo di icone horror a comparire su schermo per pochi istanti, accreditandoli nei titoli di testa (tranne per Danny Trejo, che resta misteriosamente non accreditato).
Spiace dirlo, ma non sarà certo questo il film per cui Gunnar Hansen sarà ricordato. E se proprio si vuole preservarne la memoria, è meglio riguardare una delle numerose interviste che ha rilasciato nell'ambito dei dietro le quinte dell'immortale "Non Aprite Quella Porta". Sopratutto se si tiene conto di come, per praticamente tutto il film, sia in realtà la presenza di Kane Hodder a fagocitare l'attenzione.

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