giovedì 31 ottobre 2019

L'Esorcista III

The Exorcist III

di William Peter Blatty.

con: George C.Scott, Ed Flanders, Brad Dourif, Jason Miller, Nicol Williamson, Scott Wilson, Nancy Fish.

Thriller/Horror

Usa 1990















Candidato a ben 10 premi Oscar, vincitore di due, tra i quali quello per la miglior sceneggiatura non originale, divenuto un cult a pochissimi giorni dalla sua uscita in sala, capolavoro dell'horror riconosciuto come tale da tutti i moviegorers di Internet e del resto del mondo, "L'Esorcista" di Friedkin è stato, è e forse resterà per sempre una delle pellicole più amate e citate dell'intera Storia del Cinema.
Eppure, oltre al suo effettivo valore intrinseco, quale è stato il lascito effettivo? Al di là dei vari cloni ed epigoni, ha generato un primo sequel, "L'Esorcista II- L'Eretico", del quale si salva unicamente lo stile di messa in scena di John Boorman. Un prequel del quale meno se ne parla e meglio è. Una recente serie televisiva, che ha tentato invano di ripeterne i fasti. Nonché una gustosa parodia nostrana, il simpatico "L'Esorciccio", del duo Franchi-Ingrassia, che all'epoca della sua uscita riscosse parecchio successo persino all'estero.
Non sarebbe quindi sbagliato affermare come il fenomeno del film non sia mai stato bissato. Eppure, c'è una pellicola ad esso collegata che negli ultimi anni è stata riscoperta e giustamente rivalutata, ossia il secondo sequel, "L'Esorcista III", il quale ne riprende il lascito riuscendo a creare una propria mitologia, imponendosi come un horror psicologico perfettamente riuscito.



Alla base del film vi era inizialmente un altro romanzo di William Peter Blatty, "Legion", pubblicato nel 1983, il quale era in tutto e per tutto uno spin-off del suo capolavoro. Caso più unico che raro nel panorama hollywoodiano, fu lo stesso Blatty a dirigerne l'adattamento filmico, giunto nei cinema nel 1990; nonostante la sua notorietà, lo scrittore non riuscì però ad avere il final cut sulla pellicola: la versione distribuita al cinema era composta del girato originale più una serie di re-shoot atti ad aumentarne la portata orrorifica. La director's cut, più corta, è stata distribuita nel corso degli anni solo in home-video, in combo con la thetrical cut e con il titolo originariamente pensato, ossia "Legion".



Al centro della narrazione, troviamo ora Kinderman, che ha adesso il volto granitico di George C.Scott. Il poliziotto, che nel corso degli anni ha stretto un forte legame con padre Dyer, oltre a quello che lo legava anni prima con padre Karras, è ora alle prese con dei delitti inquietanti: un serial killer che decapita le vittime, le fa a pezzi e ne sostituisce gli arti mancanti con pezzi di statue sacre, creando delle raccapriccianti parodie delle immagini sacre. Il suo modus operandi ricorda in tutto e per tutto quello di Gemini Killer, catturato e giustiziato 15 anni prima...




Un sequel che è seguito più che continuazione, il quale si salda in modo indiretto al capostipite. E dal quale riprende una narrazione lenta, basata questa volta quasi esclusivamente sui dialoghi. L'atmosfera che Blatty riesce a ricreare è plumbea e opprimente, concedendo un unico raggio di speranza solo nella sequenza del sogno, volutamente sopra le righe sino a sfiorare il ridicolo.
Sempre dal primo film, Blatty recupera l'uso del sound design come strumento per terrorizzare, ma evita di appoggiarsi completamente su quanto già fatto da Friedkin, adoperando uno degli strumenti più difficile da usare efficacemente in un horror, ossia il jump-scare.




Adoperando una messa in scena a tratti minimale, fatta di primi piani, master in campo lungo e camera fissa, lo scrittore riesce non solo a comunicare una costante sensazione di disagio, ma anche a far saltare sulla poltrona lo spettatore in modo incisivo, senza mai apparire pretenzioso persino quando usa i falsi spaventi. La tensione viene così suddivisa e portata avanti da una storia a dir poco sinistra, dall'atmosfera lugubre e dagli spaventi. Ciò fino a metà film, quando Blatty decide di fargli cambiare pelle e trasformarlo in una sorta di "horror da camera".




Il confronto con Gemini Killer e con il mistero riguardante il suo ritorno si consuma totalmente all'interno di una cella e costruito con inquadrature serrate. Con tono teatrale, la narrazione viene affidata ai dialoghi e alle solide perfermance degli attori, in particolare a quella di un Brad Dourif scatenato, in grado di inquietare anche solo con lo sguardo. E quando gli effetti speciali fanno il loro ingresso, non deludono, concedendo allo spettatore un esorcismo breve ma altamente intenso, una lotta tra Bene e Male sicuramente non memorabile quanto quella del primo film, ma altamente valevole.




"L'Esorcista III", pur al netto di qualche lungaggine di troppo, riesce, in definitiva,  a coinvolgere e a spaventare con poco. Un sequel di ottima fattura e, purtroppo, seconda e ultima prova da regista di uno scrittore che è riuscito davvero a fare suo il mezzo filmico.

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