sabato 4 gennaio 2020

The Lighthouse

di Robert Eggers.

con: Robert Pattinson, Willem Dafoe, Valeriia Karaman.

Canada, Usa 2019




















Dopo i consensi raccolti con il bel "The Vvitch", la curiosità verso la nuova opera di Robert Eggers era davvero tanta; curiosità accresciuta una volta che le prime immagini di "The Lighthouse" sono state pubblicate: caratterizzate da un bianco e nero livido e contrastato, da un'alternanza di luci e ombre a dir poco espressionista, quei pochi frame facevano già capire come l'opera seconda dell'acclamato regista sarebbe stato tutto fuorché qualcosa di convenzionale.
Tant'è che si potrebbe scambiare questo suo secondo film come il suo esordio: ancora più intimo e stilizzato, sperimentale sin nel midollo, ha tutto ciò che un buon cinefilo potrebbe aspettarsi da un enfant prodige pronto a stupire.



Adattando il racconto (rimasto incompiuto) "Il Faro" di Edgar Allan Poe, Eggers crea un nuovo spaccato di una discesa, lenta e inesorabile, verso la follia. Nel faro dove Tom (Dafoe) e Ephraim (Pattinson) sono custodi, qualcosa di sinistro sembra celarsi dietro ogni angolo, da una creatura lovecraftiana che forse investa l'isola sino alle visioni di una sirena spiaggiata che ammalia con la sua voce, passando per i rapaci gabbiani, i quali forse sono davvero le anime dei marinai morti che non trovano pace. O forse nulla di tutto questo è reale, forse sono solo superstizioni e impressioni dovute alla solitudine e all'alcool.



Proprio come in "The Vvitch", anche in "The Lighthouse" il confine tra realtà è allucinazione è inesistente; confusione che la regia sottolinea grazie alla fotografia: il formato video in 4:3 permette di chiudere i personaggi in inquadrature asfittiche, mentre il bianco e nero, talmente livido da riportare alla mente quello di "L'Ora del Lupo" di Bergman, dona un tocco ancora più visionario alle ricercatissime immagini.



Quello di Ephraim è un viaggio allucinato verso il fondo dell'anima, dove peccati rimossi incarnati da veri e propri demoni marini si dibattono selvaggiamente, alimentati dal senso di straniamento dovuto alla solitudine e alla percezione sballata del reale a causa dei fumi dell'alcool. Nulla di quanto mostrato è reale, tutto è una proiezione immaginifica del disturbato subcosciente del personaggio. Il che avvicina il racconto al cinema di David Lynch, in particolare al folgorante "Eraserhead", dal quale però Eggers sa distaccarsi creando un proprio stile, ricercatissimo e elegante, dove ogni singola immagine ha la forza espressiva di una foto d'epoca. E se Robert Pattinson stupisce per espressività e carica drammatica, Dafoe si conferma interprete straordinario, donando al suo personaggio una furia ancestrale tangibile.




Meno complesso rispetto a "The Vvitch", più secco e viscerale, "The Lighthouse" è un'opera affascinante e elegante, la conferma del talento di un autore che, si spera, avrà una rosea carriera davanti a sé.

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