lunedì 10 febbraio 2020

Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)

Birds of Prey (and the fantabulous emancipation of one Harley Quinn)

di Cathy Yan.

con: Margot Robbie, Mary Elizabeth Winstead, Ewan McGregor, Jurnee Smollett-Bell, Rosie Perez, Ella Jay Basco, Ali Wang, Chris Messina.

Azione/Commedia

Usa 2020












Tra l'underperforming di "Batman v. Superman" e il flop di "Justice League", la DC Comics al cinema non ha avuto pace, almeno sino all'arrivo dei successi di "Aquaman" e "Shazam"; nel mezzo c'è stato il solo esito positivo, di pubblico ovviamente, di quella strana creatura nota come "Suicide Squad" che, nata sulla scia del successo dei Guardiani della Galassia della Marvel, è per lo meno riuscita a dominare il box office estivo.
In quella pellicola girata in un modo e montata in un altro, c'era per lo meno un elemento memorabile, ossia la Harley Quinn della bellissima Margot Robbie, la quale, d'altro canto, altro non era se non una gioia per gli occhi, restando confinata, come personaggio, all'interno dello stereotipo del bell'oggetto sessuale.
Eppure la Robbie, poi giustamente divenuta una diva, sembra aver visto qualcosa di più nella fidanzatina del Joker creata nel 1992 da Paul Dini per la serie animata di Batman; tanto che, per lo spin-off a lei dedicato, ha deciso di ricoprire anche il ruolo di produttrice e di avere pieno controllo sul progetto, affidando la regia alla semi-esordiente Cathy Yan e lo script a Christina Hodson, che con "Bumblebee" è riuscita nella non facile impresa di dare dignità ai Transformers.
Ma "Birds of Prey", come il titolo suggerisce, non è solo uno spin-off sulla sensuale clown di Dini, quanto un'adattamento dell'omonima testata che fa qualcosa di mai visto prima, almeno su schermo: unire un gruppo di super-eroine tutte donne e una più scatenata dell'altra.



Testata che, creata nel 1996, proponeva un team con tutte le più note ragazze di Gotham City; a capitanarle c'era inizialmente Barbara Gordon, dapprima nelle vesti di Batgirl, poi di Oracle; membri fissi nel team restano tutt'oggi la Black Canary di Carmine Infantino e Huntress (o "Cacciatrice"), mentre si sono avvicendate come comprimarie, nel corso degli anni, anche Catwoman, Poison Ivy e la seconda Batgirl, Cassandra Cain, adolescente figlia di uno dei sensei di Bruce Wayne, allevata come una letale assassina. L'introduzione nel gruppo di Harley Quinn avviene solo di recente, proprio in virtù della notorietà ottenuta dal personaggio grazie al film sulla Task Force X e, prima ancora, al rilancio in versione sexy avvenuto nei New 52 e nella serie videoludica di Arkham.




L'adattamento su grande schermo delle Rapaci di Gotham arriva in un momento di grande fermento nell'ambito del filone supereroistico, con le supereroine che, per la prima volta, sembrano ottenere quasi più consensi dei loro colleghi maschi, come testimoniano i successi di "Wonder Woman" e "Captain Marvel"; e "Birds of Prey" riesce non solo nell'intento di intrattenere a dovere per tutta la sua durata, ma anche nella non facile impresa di imporsi come il primo vero film super-eroistico femminista a tutto tondo, superando persino gli exploit di Diana di Temyschira e, sopratutto, di Carol Danvers



Le quattro protagoniste sono tutte personaggi in cerca di emancipazione e affermazione, schiacciate, chi in un modo, chi nell'altro, da figure maschili; Harley, la più scontata, lasciata dal Joker, deve dimostrare di valere qualcosa anche senza l'ala protettrice del Clown Principe del Crimine; Black Canary è sottomessa a Roman Sionis, dalla quale dipende per la vita e la morte, mentre Renee Montoya è costantemente ostracizzata da un capo arrivista e da una ex moglie che ne tarpa le ali; meno riuscito è l'arco narrativo della Cacciatrice, semplice assassina in cerca di vendetta, così come stramba appare l'idea di trasformare Cassandra Cain nella donzella in pericolo.



La trovata di contrapporre questo gruppo di "stronze cazzute" ad un boss della malavita effeminato e apertamente omosessuale eradica del tutto l'idea veterofemministra del patriarca come nemico naturale della donna: non è la figura virile per sé a togliere spazio a quella femminile, quanto una forma di potere esercitata da un soggetto le cui qualità si danno, a torto, per scontate.
La "guerra dei sessi" che ne consegue è più veritiera di qualsiasi trovata vista in "Captain Marvel" e nel reboot di "Ghostbusters", non per altro perché per brillare, le ragazze di Gotham non vengono inserite in un contesto dove sono le uniche ad avere due neuroni funzionanti, evitando così il cattivo gusto e la misandria gratuita.



Ma "Birds of Prey" è per prima cosa un piccolo blockbuster divertente nella messa in scena; l'umorismo distruttivo e violento regala serie risate di pancia, mentre le scene d'azione, dirette dal Chad Stahelski di "John Wick", sono coreografate ed eseguite con gusto. Il punto di riferimento è il cinema pulp anni '90, con Tarantino citato esplicitamente, ma molto dello stile ripreso dai gangster movie di Guy Ritchie. Ed è davvero impagabile vedere una antieroina che si diverte a spezzare le gambe di chi la insulta o andare in botta di cocaina durante un combattimento.
Il tono generale diviene così quello di un cartone animato folle e iperviolento, pur nei limiti che un blockbuster deve avere. E il divertimento non manca davvero mai, rendendo questo pazzo exploit se non memorabile, almeno incredibilmente riuscito.

1 commento:

  1. Evidentemente i social justice warriors non sono ancora pronti per un gruppo di superdonne emancipate.

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