giovedì 26 settembre 2013

Evangelion 3.0- You Can (Not) Redo

 Evangerion Shin Gekijoban: Kyu

di Hideaki Anno

Animazione/Fantascienza/Apocalittico

Giappone (2012)



















---SPOILERS INSIDE---



"Neon Genesis Evangelion", ossia: la serie anime più influente degli ultimi 20 anni; fin dalla sua prima apparizione, nel 1995, la serie tv sconvolse gli spettatori giapponesi proponendo un inedito mix di tradizione ed innovazione; il suo autore, Hideaki Anno, co-scenneggiatore e regista principale, si ispira, per sua stessa ammissione, a due capolavori di Yoshiuki Tomino, anch'essi fortemente innovativi nell'ambito del genere robotico: "Space Runaways Ideon" (1981) e "Z Gundam" (1985); sulla scorta del solco tracciato da Tomino, Anno e soci imbastiscono una storia che si rifà totalmente alla tradizione del super-robot: 15 anni dopo una catastrofe, denominata "Second Impact" e che ha cambiato per sempre la morfologia del pianeta, la Terra viene minacciata da delle gigantesche creature dette Angeli, che attaccano senza apparente ragione la città di Neo.Tokyo 3; per fronteggiarle, la società para-governativa Nerv crea una macchina umanoide da combattimento, l'Evangelion, alla guida del quale viene messo il figlio del presidente Gendo Ikari, il quattordicenne Shinji, affetto da un forte disturbo della personalità; l'intera serie si focalizza non tanto sugli scontri tra robot e mostri, quanto sui misteri che circondano la Nerv e il suo passato, e sopratutto sulla psicologia dei singoli personaggi: dal giovane Shinji, perno principale dell'intera narrazione e figura ideale di adolescente alle prese con un mondo ostile che non comprende, a Misato Katsuragi, capo operativo della Nerv, surrogato di figura materna alle prese con una vita priva di affetti, passando per i piloti Asuka, giovane ragazza preda delle sue stesse manie egocentristiche, alla misteriosa Rei Ayanami; l'innovazione rispetto al passato sta nella forte componente introspettiva, esplicitata da una regia e da una sceneggiatura che fanno dell'ermetismo una vera e propria componente stilistica: non solo i risvolti delle psicologie sono talvolta più suggeriti che mostrati, ma l'intero antefatto alla storia non viene mai esplicitato, lasciando che sia lo spettatore ad evincerlo dalle immagini e dagli scarni dialoghi; retroscena basato su visioni bibliche, punizioni divine e catarsi apocalittiche che, assieme ad una narrazione cruda e talvolta cinica, completa il quadro di un anime unico, coinvolgente e sconvolgente.








L'innovazione stilistica e la distruzione di parte della tradizione inizialmente non pagarono: a causa dei bassi indici d'ascolto la serie viene cancellata dopo soli 26 episodi, costringendo gli autori a concludere la narrazione in fretta e furia con due episodi conclusivi che, mettendo da parte l'intreccio cospirazionistico ed apocalittico, si concentrano esclusivamente sulla psicologia di Shinji; finale "improvvisato" e costruito con un budget striminzito ed animazioni riciclate, ma che paradossalmente funziona e conclude degnamente l'analisi psicologica di un personaggio complesso, nonchè parte della narrazione di una serie, è il caso di dirlo, "bigger than Tv"; tuttavia, come già successo alla creatura prediletta di Tomino, quel "Mobile Suit Gundam" che nel 1979 per primo svecchiò i canoni dell'anime robotico nonostante la fredda accoglienza, anche Evnagelion viene riscoperto grazie alle repliche notturne sui canali giapponesi e, sopratutto, a seguito della sua circolazione all'estero, dove (Italia compresa) viene subito accolto come un capolavoro dell'animazione orientale e non solo; successo tardivo che permette ad Anno e soci di creare un finale adatto all'opera: nel 1997 viene realizzato il lungometraggio "The End of Evangelion", che si riconnette all'episodio 24 (ignorando i successivi) e crea un nuovo finale, visionario, crudo ed apocalittico, in cui la narrazione giunge ad un termine definitivo.








Termine che però impedisce agli sceneggiatori di spiegare (o quantomeno far intendere) molti degli elementi narrativi più importanti della serie: chi sono davvero gli Angeli? Qual'è il loro vero scopo? Chi ha creato la fantomatica "Lancia di Longinus" e a cosa serve davvero? Misteri privi di risposta, a causa della soppressione della serie, media ideale per un racconto così complesso e sfaccettato.
Tuttavia, circa dieci anni dopo l'uscita di "The End", Anno decide di rimettere mano alla sua creatura più famosa; tramite il neonato studio Khara, l'autore inaugura "Rebuild of Evangelion", una serie di quattro film che reinventano la saga apocalittico/robotica; il primo film, "You Are (Not) Alone" (2007) mette in chiaro le intenzioni dell'autore: rinarrare da capo sotto forma di lungometraggio cinematografico la storia dell'anime, fin dalle primissime sequenze del primo episodio; tuttavia, proprio dai primi fotogrammi di YANA, ci si accorge di come il "Rebuild" non sia una semplice opera di remake, ma un vero e proprio seguito dell'apocalittico finale di "The End"; rifancendosi alla teoria dell'Eterno Ritorno, già riportata in auge con successo in quegli anni dal serial tv americano "Battlestar Galactica", Anno immagina come, a seguito della distruzione totale della vita sulla Terra, il mondo sia ricominciato da capo: gli stessi personaggi ripercorrono gli stessi eventi, con variazioni minime ma significative; variazioni che aumento esponenzialmente nel secondo film, "You Can (Not) Advance", fino ad un epilogo nuovamente apocalittico, che anticipa il Third Impact dalla fine degli eventi alla metà esatta degli stessi; su questa nuova linea temporale, del tutto inedita rispetto al passato, si pone "You Can (Not) Redo", terzo capitolo della tetralogia.








Come nei due film precedenti, la componente grafica è a dir poco sbalorditiva: animazioni 2d di una fluidità sconvolgente si fondono perfettamente con mech e sfondi animati in 3d cel-shading; l'uso accorto dei colori e degli effetti di luce crea una visione mozzafiato, che nelle moviementate sequenze d'azione (su tutte lo splendido ed adrenalinico prologo) divengono un vero e proprio saggio di estetica filmica, perfettamente valorizzata dalla visione su grande schermo; non da meno il comparto audio, con effetti sonori realistici ed un commento musicale altisonante, che mischia sonorità rock a musica classica, creando un effetto elegante ed ammaliante; a convincere è anche la regia di Anno: perfettamente sospesa tra rigore e spettacolo, si compone di moviemnti di macchina fluidi ed eleganti nelle sequenze d'azione e inquadrature fisse in quelle di dialogo, caratterizzate da una ricerca estetica quasi maniacale nella composizione del quadro; ma Evangelion non è solo stile: è sopratutto contenuto, introspezione e narrazione cruda e mozzafiato; sfortunatamente, è proprio da questo punto di vista che "You Can (Not) Redo" mostra dei limiti a tratti imbarazzanti.








Come nella serie televisiva, il punto di vista adottato è quasi esclusivamente quello di Shinji; il film si apre con un gap di 14 anni rispetto a "You Can (Not) Advance": Shinji ha dormito all'interno dell'Eva per tutto questo tempo e non è invecchiato a causa di un effetto definito "maledizione degli Eva"; tuttavia, nulla viene detto sul perchè anche gli altri personaggi non siano invecchiati; lo straniamento del protagonista, che ora ha a che fare con una realtà post-apocalittica di cui egli stesso è responsabile, è ben congegnata proprio grazie al mistero che ruota attorno al gap temporale; tuttavia, man mano che la narrazione procede ci si accorge come l'ermetismo di fondo copra in realtà la più totale mancanza di idee; il nuovo mondo, le connessioni con "The End" e l'effettiva volontà che spinge i spinge i singoli personaggi sono tutti argomenti che non vengono nemmeno accennati; come nella serie, si predilige enfatizzare la psicologia del protagonista, che tuttavia qui risulta basica e sciapita: Shinji soffre per l'errore commesso in passato (l'innesco dell'Apocalisse), ma questa sua colpa viene elaborata solo mediante qualche blanda linea di dialogo; il grosso della narrazione si fonda sul suo straniamento, ben congegnato, ma che alla lunga porta alla noia; persino il rapporto con Kaworu, l'angelo caduto, viene semplificato fino al ridicolo: i due si frequentano come amici, ma l'attrazione di Shinji verso il compagno viene resa troppo esplicita, facendo scadere il tutto nel ridicolo involontario; con il procedere dello scarno minutaggio, ci si accorge come gli eventi narrati siano tutto sommato pochi e lineari: Shinji è invischiato in un piano più grande di lui, ma nonostante le spiegazioni talvolta esplicite si fatica a comprendere quale sia il nesso tra il piano di suo padre, i piani della Seele, gli obiettivi della neonata Wille e sopratutto come tutto ciò si riconnette con l'apocalisse mostrata nel precedente "The End", di cui questo terzo film rappresenta una sorta di riscrittura.








Nonostante l'ambientazione spoglia e spartana, l'atmosfera non è mai davvero cupa o opprimente; il mondo post-apocalittico in cui Shinji si muove non fa davvero paura, ma si limita a straniare lo spettatore così come il suo protagonista; straniamento dovuto non solo all'incapacità di comprendere, o anche solo percepire, storia, antefatto e psicologie effettive dei personaggi (su tutti Gendo Ikari, davvero ridotto alla caricatura di sè stesso), ma sopratutto alla totale vacuità con cui il film si presenta: non c'è mai la volontà di stupire, di coinvolgere o di scioccare lo spettatore, cosa che invece avveniva con successo in tutte le altre pellicole; la "nuova piega" intrapresa dalla narrazione risulta essere così solo un presto per intessere una storiucola spettacolare e fine a sé stessa; nulla di quanto visto nel precedente YC(N)A torna utile ai fini della comprensione: non l'intervento del Mark VI, non il mistero dietro la vera identità di Kaworu e nemmeno il risveglio dell'Eva; "You Can (Not) Redo"si pone semmai come una sorta di "punto e a capo", la prima parte di un epilogo che si sostanzierà nell'ultimo film della saga, ma che preso in sè non dà nulla allo spettatore, non un'emozione, non una storia degna di questo nome e nemmeno personaggi sfaccettati o carismatici, solo una serie infinita di situazioni insulse e combattimenti spettacolari, ma inerti.

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