domenica 29 settembre 2013

Home Sick

di Adam Wingard

con: Tiffany Shepis, Bill Moseley, Tom Towles, Lindley Evans, Forrest Pitts, Will Akers.

Grottesco/Splatter

Usa (2007)














La scena del cinema indipendente americano degli ultimi 15 anni appare sempre più omologata ed esangue; sono davvero pochi i filmmakers che tentano di emanciparsi dai modelli di rifermento più abusati (Tarantino, Gus Van Sant, David Lynch) per cercare un proprio stile ed una personale idea di cinema; tra questi, Adam Wingard rappresenta un interessante esempio di regista la cui carriera è nata nel sottobosco dell'horror indipendente per poi approdare, nell'arco di pochissimi anni, al cinema di serie A; se con il suo ultimo lavoro, "You're Next" (2011) Wingard cerca di svecchiare il filone dell' "Home Invasion", con la sua pellicola d'esordio, "Home Sick", tira uno sberleffo demenziale e del tutto fuori controllo al sottogenere causa dell'estinzione dell'originalità nel cinema horror americano: lo slasher.


"Home Sickè è in tutto e per tutto un film indipendente, do ve per "indipendente" per una volta non si intende "cinema d'autore travestito da low budget", ma "cinema fatto in casa" vero e proprio; girato da Wingard ai tempi della scuola di cinema con un budget irrisorio, è caratterizzato da un cast di attori semi-professionisti, tra i quali però compaiono tre volti noti nel panorama horror: Tiffany Shepis, la voluttuosa scream queen di numerose pellicole slasher underground, Bill Moseley, il mitico Otis Firefly de "La Casa dei 1000 corpi" (2003) e Tom Towles, il serial killer Otis di "Henry Pioggia di Sangue" (1986); l'intera pellicola è girata con il minimo indispensabile: fotografia low cost, make-up e costumi portati da casa, maestranze raccattate tra i compagni di corso; tutto il budget viene usato per gli effetti speciali, tutti rigorosamente prostetici, per garantire un tasso splatter davvero sopra ogni media; il risultato è una pellicola piccola e delirante: appena 1 ora e 29 minuti di effettacci splatter e tanta, tanta cattiveria.


La trama è quella classica di ogni slasher: gruppo di ragazzetti perseguitato da un killer; è naturalmente nella costruzione che Wingard stupisce: il racconto non è lineare, si apre con un omicidio che appare totalmente fine a sé stesso (quasi un rimando ai prologhi ad effetto dei vari "Scream" e "So Cosa hai Fatto"), salvo poi comprendere come esso fosse "parte del gioco"; si prosegue con le disavventure dei ragazzi, massacrati ad uno ad uno, ma nei modi più inaspettati; se fino a metà film è il killer a massacrarli, nel terzo atto, con l'entrata in scena del delirante personaggio dello zio Johnny (Towles), la meccanica dello slasher viene spappolata in favore di un delirio visionario unico; i personaggi, nella vana speranza di salvarsi, si chiudono in casa armati e cadono vittima del loro delirio di onnipotenza da "americani armati": tra colpi partiti per sbaglio, vendette sanguigne ed atti di demenza atavica, il massacro sarà autoinflitto, fino ad un finale talmente grottesco da sconfinare nella parodia.


Nel costruire ogni singola scena, Wingard usa inquadrature dal basso e un montaggio quasi subliminale: la linearità viene spezzata dai "flash" che illuminano lo schermo, come se tutto quello che viene mostrato fosse in realtà un'allucinazione perversa; su tutto vige un'atmosfera irreale, resa ancora più sospesa dlla recitazione sopra le righe e dal grottesco fuori controllo; "Home Sick", rifuggendo da ogni forma di verosomiglianza, vuole porsi come uno sberleffo, una risposta goliardica e volgare al cinema falso-perbenista che tanto piace agli americani.
Ed è proprio il tono usato a rinforzare questa sensazione; i personaggi sono lontani anni luce dai classici stereotipi dell'horror adolescenziale; al bando fusti palestrati e biondine di facili costumi, qui i personaggi sono un coacervo del peggio che l'adolescenza ha da offrire: tossicodipendenti arrapati, maschi alfa idioti, redneck ritardati ed emo imbecilli; il massacro si colora così di un humor nero inevitabile, che svecchia ulteriormente la struttura; e la cattiveria con cui l'autore dipinge il tutto è ancora più disturbante: la visione dei morti da parte di Candice, sotto effetto di droga, che la porta e ridere e a bagnarsi nel sangue, la stupidità dei personaggi buoni solo a combinare danni e, in genere, un aura di grottesco talmente sopra le righe da divenire subito un vero e proprio pugno allo stomaco; il tutto condito da effetti speciali truci e rivoltanti: tra membra strappate, teste bucate a suon di pugni ed unghie strappate, il tasso di violenza grafica è talmente alto da portare spesso al fastidio fisico.


Chiunque creda che l'horror sia solo found footage da due soldi o esorcismi reiterati fino all'esasperazione, provi a cimentarsi con "Home Sick": cattiveria viva e pulsante confezionata con un budget risicato ai limiti dell'amatoriale, cinema splatter come davvero non se ne vede da (troppo) tempo.

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