di James Gunn
con: Rainn Wilson, Ellen Page, Kevin Bacon, Liv Tyler, Michael Rooker, Nathan Fillion, Linda Cardellini.
Grottesco
Usa (2010)
Quando un genere, una corrente o un filone artistico viene "parodizzato", vuol dire che esso ha raggiunto la maturità o, quanto meno, l'apice di interesse che può suscitare; il filone supereroistico al cinema è stato oggetto di parodia a partire dalla seconda metà degli anni '00, con "Superhero- Il Più dotato degli Eroi", rilettura comica di "Spider-Man" (2002) sulla falsariga degli spoof del trio ZAZ; tuttavia, più che la rilettura in chiave comica della figura del supereroe, è stata un'altro tipo di visione parodistica ad affermarsi nel corso degli anni, ossia quella tesa a rileggere in chiave "realista" le gesta di eroi e superuomini, svelandone i lati più cattivi ed oscuri, talvolta finanche imbarazzanti; i tentativi più conosciuti si devono a pellicole come "Hancock" (2008) e "Kick-Ass" (2010), senza contare il mitico "Zebraman" (2004), pellicole mainstream pensate per il grande pubblico, che finiscono fatalmente per somigliare all'oggetto del loro stesso attacco (fatta eccezione naturalmente per il cult di Miike); è così nel solo cinema indie americano che la parodia grottesca trova la sua fortuna, con due piccoli film, veri e propri gioielli del genere: "Defendor" (2009) e sopratutto "Super" (2010).
"Super" riprende la classica storia delle origini da supereroe e la rilegge in chiave verosimile: Frank Darbo (Rainn Wilson) è un cuoco di fast-food felicemente sposato con la bellissima Sarah (Liv Tyler); quest'ultima nasconde un vizio fatale: è una tossicodipendente irredenta; per soddisfare la sua dipendenza, Sarah abbandona Frank e scappa da Jacques (Kevin Bacon), grosso spacciatore locale; per Frank sarà il viatico della follia: dopo una serie di visioni deliranti, decide di mascherarsi come "Crimson Bolt" e pattugliare le strade della città per ripulirle dal crimine e per salvare sua moglie dalle grinfie del boss; ben presto a lui si unirà Libby (Ellen Page) adolescente affascinata dalle sue gesta.
Come in "Watchmen" (2009) e "Kick-Ass" (2010), il supereroe viene posto sotto una luce verosimile, ai limiti dell'ordinario: Frank è un uomo qualsiasi, la cui vocazione viene innescata da un atto malvagio che subisce e che ne sprona la sete di giustizia; tuttavia, Gunn non idealizza mai il suo personaggio: Frank non ha lati positivi e non risulta mai simpatetico; non è un eroe, nè un idealista: è solo uno psicopatico, un individuo che crede di poter aggiustare i mali e i torti con la violenza; di conseguenza il film non scade mai nel supereroistico puro e rimane compatto sulla via del grottesco per tutta la sua durata; grottesco che si sostanza, oltre nelle scene di pattuglia, sopratutto nelle visioni demenziali del protagonista, su tutte quella della "creazione", misto delirante di visioni religiose e reminiscenze tentacle rape.
Al pari di Frank, anche gli altri personaggi sono sporchi e scomodi: Libby, novella Robin, non è una macchina da guerra plasmata da un folle, ma una semplice adolescente annoiata ed irrequieta che sfoga i suoi istinti repressi mediante la violenza metropolitana; Sarah, lungi dall'essere la Mary Jane di turno, è solo una tossica persa, a cui ogni forma di redenzione viene negata; Jacques, infine, è un villain ordinario, un comune spacciatore, emblema di quella criminalità vera e disturbante di solito ignorata nelle storie di supereroi.
James Gunn, qui al suo secondo lungometraggio dopo la commedia horror "Slither" (2006), viene dritto dritto dalla factory della Troma e si vede: il suo stile è diretto e crudo, mostra la violenza senza filtri e in modo iperrealistico; il suo stile grottesco è crudele e il cattivo gusto non manca, ma viene subordinato alla narrazione, mai messo in mezzo per il solo piacere di disgustare; riesce persino nell'impresa di scioccare proprio grazie all'iperrealismo della violenza, che quindi non è mai davvero ludica, nonostante i toni apparentemente leggeri. Il risultato è una pellicola forte, che picchia duro alla testa e sopratutto allo stomaco, garantendo emozioni dall'inizio alla fine.
Da manuale è inoltre il suo gusto per il cast: il comico Rainn Wilson è semplicemente perfetto nei panni del giustiziere psicopatico, mentre Ellen Page sfoggia un'inedita versione sexy del suo solito personaggio, la nerd sottomessa.
Non tutto però fila per il verso giusto la critica verso le istituzioni religiose è scialba e non graffia come dovrebbe; così come il confronto tra l'eroe e il villain, che si risolve si n un vortice di violenza e cattiveria, ma che manca di una catarsi efficace per descrivere lo stato di psicopatologia di Frank, di fatto cattivo quanto il suo avversario. Nonostante questi difetti, "Super" rappresenta la parodia più efficace del filone supereroistico degli anni '00: crudo, cattivo ai limiti dello spietato e per questo dannatamente divertente.
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