giovedì 5 dicembre 2019

Ad Astra

di James Gray.

con: Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Ruth Negga, Donald Sutherland, Liv Tyler, Kimberly Elise, Loren Dean, John Ortiz.

Fantascienza/Drammatico

Usa, Cina 2019

















Il cinema di James Gray è sempre stato, principalmente, racconto di sentimenti e di unioni, siano essi familiari ("Little Odessa" e "We own the Night") che tra uomo e donna ("Two Lovers"). Con "Ad Astra" tenta un esperimento inedito, volto non solo a fondere il racconto intimista con la fantascienza hard sci-fi, ma anche a dare forma alla sottomissione del sentimento, alla soppressione della passione per un bene più grande. E tra immagini spettacolari e sequenze ben orchestrate, tutto sommato l'operazione è meglio riuscita di quanto si sia voluto ammettere.



La storia del tenente McBride, della sua missione verso Nettuno per ritrovare il padre, misteriosamente scomparso anni prima in una missione pionieristica, altro non è che un pretesto per la descrizione di un personaggio chiamato a fare i conti con ciò che prova. Un uomo sottoposto ad insistenti valutazioni psicologiche, il cui lavoro consiste letteralmente nel non perdere mai la calma e ad agire con responsabilità persino nelle situazioni più impensabili. Un uomo che per eseguire al meglio ogni mansione cui è destinato si costruisce un'armatura impenetrabile, fatta di silenzi interrotti solo dal fluire della voce-pensiero e reazioni centellinate sin nel dettaglio. Da qui la scelta di un attore come Brad Pitt risulta eccezionale: pur essendo poco espressivo, ha il carisma e lo sguardo adatti per caratterizzare un personaggio sepolto sotto una coltre di anonime reazioni.


Un personaggio che vede le sue sicurezze distruggersi a poco a poco, prima a causa degli imprevisti che costellano il suo viaggio, poi dal confronto con quella figura paterna idealizzata e temuta, la quale si risolverà in modo prevedibile, ma anche necessario, in un climax disteso che trova una chiusa direttamente nell'epilogo, compattando perfettamente l'intera narrazione.



Gray si rifà visivamente all'immortale "2001: Odissea nello Spazio", citato esplicitamente, ma riesce lo stesso a trovare una propria dimensione estetica, tra monocromie espressive e lens flare. Dirige il tutto con distacco, come al suo solito: facile è, di conseguenza, accusare "Ad Astra" di essere un film freddo, glaciale nel modo in cui stempera la tensione delle singole scene. Ma si tratta invero di una scelta ponderata, fatta in relazione ad una storia che tratta, appunto, della soppressione delle emozioni; scelta che rende narrazione e narrato incredibilmente coesi e che fa il paio con le bellissime immagini per regalare allo spettatore un'esperienza coesa e esteticamente splendida.

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