sabato 8 novembre 2014

Thelma & Louise

di Ridley Scott

con: Susan Sarandon, Geena Davis, Harvey Keitel, Michael Madsen, Brad Pitt, Stephen Tobolowsky, Christopher McDonald, Timohty Carhart.

Drammatico

Usa, Francia (1991)















---SPOILERS INSIDE---

Ritrovato in parte lo smalto di un tempo e il favore del pubblico con "Black Rain" (1988), Ridley Scott si afferma definitivamente come mestierante ad Hollywood, dove si avvicina sempre più spesso a progetti genuinamente "alimentari" che ne comprometteranno ben presto la carriera; prima di finire nel baratro degli autori sfiatati e dimenticati, Scott riesce però a dirigere un ultimo progetto personale: "Thelma & Luoise", il più grande inno all'emancipazione femminile che Hollywood abbia mai visto, nonchè il suo ultimo vero cult.
Progetto che come nella migliore tradizione del regista britannico ha una genesi lunga e travagliata; entrato in cantiere ufficialmente nel 1980 sulla base dello script dell'esordiente Callie Khouri, il film avrebbe visto Scott come produttore esecutivo e la sceneggiatrice come regista; ma a causa della scarsa considerazione da parte degli studios, il progetto si arena per quasi 10 anni, trascorsi i quali Scott decide di riprendere in mano la bella sceneggiatura dell'autrice (che poi sarà premiata con l'Oscar) per dirigerlo personalmente; e dopo una pre-produzione di quasi un anno, l'autore trova in Susan Sarandon e Geena Davis le perfette incarnazioni delle sue due anti-eroine.
 

Perchè "Thelma & Louise" è un film che vive grazie ai volti e ai corpi delle due grandi attrici, della loro bellezza solare e decisa, dell'alchimia unica che si instaura tra le due, che sembrano nate appositamente per incarnare due personaggi opposti e speculari.
Louise, la donna più matura, responsabile e forte, scafata sin nell'anima da un passato fatto di violenza dalla quale fugge e decide freddamente di vendicarsi; Thelma, la più giovane e naif, inesperta ma solare, una donna che non ha mai vissuto una vita vera, ma una semplice esistenza rinchiusa tra le mura domestiche. Il viaggio delle due amiche diviene liberazione dal tabù che vorrebbe la donna come moglie fedele e servizievole, oggetto sessuale da sottomettere e figura ancillare da denigrare. Viaggio che proprio a causa della violenza maschile si trasforma prima in un incubo, poi in un atto di ribellione consapevole verso una società che schiaccia la donna e la umilia.


La violenza dello stupratore Harlan (Timothy Carhart) è la violenza insensata di un essere che si crede superiore alla sua controparte di genere; superiorità intrinseca nel ruolo dominante del maschio nella società americana (e non solo) che si sostanzia nella sottomissione totale della donna; l'atto di ribellione non può, di conseguenza, che passare attraverso la medesima violenza, unico mezzo comprensibile da parte di una categoria in grado di esprimersi unicamente atti di sottomissione.
Ma il femminismo duro e puro di Scott e della Khouri non è misantroposmo cieco e compiaciuto come quello di pellicole più recenti (su tutte l'improponibile "I Ragazzi stanno bene" della Cholodenko), ma un atto d'accusa alla società maschile in quanto insieme di regole e abitudini; il mondo di "Thelma & Louise" è si popolato per lo più da figure maschili grette, stupide ed ossessionate dal sesso: l'idiota Darryl (Chistopher MacDonald), sciatto e sfatto marito di Thelma, che le nega la sua femminilità rinunciando al suo ruolo di padre per ricoprire esclusivamente quello di marito-padrone; il bel guascone J.D. (Brad Pitt), ragazzaccio bello e affascinante, ma interessato solo al sesso e ai soldi; e lo strambo camionista sciovinista, vero e proprio coacervo di tutta il peggiore esibizionismo maschile.
Ma al contempo, la vita e l'avventura delle due fuggiasche è illuminata da due figure maschili salvifiche, che incarnano le migliori virtù del maschio: Jimmy (Michael Madsen), compagno abituale di Louise, rude ma innamorato e pronto a tutto pur di aiutare la sua donna; e il poliziotto Hal (Harvey Keitel), incarnazione della vis comprensiva e simpatetica, in grado comprendere lo stato d'animo di chi ha subito la violenza senza condannarla.


Due figure che incarnano il lato migliore della società patriarcale; due figure purtroppo isolate all'interno di un sistema che non fa sconti; il viaggio verso la libertà si trasforma così in fuga verso il nulla, atto di ribellione fine a sé stesso, ma ugualmente furioso; Thelma e Luoise sfrecciano lungo le highways dell'ovest americano verso una meta irragiunngibile, proprio come i Sailor e Lula di Lynch facevano giusto un anno prima; sulla Thunderbid verde, auto simbolo di individualità e affermazione di sé, attraversano il cuore più puro dell'America, fino alla Monument Valley, il luogo cinematografico maschile per antonomasia che per la prima volta viene associato alla liberazione del genere femminile.
Un viaggio che ad ogni tappa accresce la consapevolezza di sé delle due donne: Thelma matura in una donna coscienziosa e non più ingenuamente attaccata alla sua compagna maggiore; e Louise sconfigge la sua paura di una vecchiaia di rimpianti rinunciando ai riti e ai simboli propri del suo status di donna matura: si sveste dei trucchi, degli anelli e delle collane per ritrovare una femminilità più rude e autentica.


E' il viaggio in sé stesso a diviene catarsi, con la vendetta contro i simboli stessi dell'oppressione maschile; dapprima, il poliziotto "nazista" che vorrebbe arrestarle viene a sua volta arrestato ed umiliato, spogliato della sua immagine di duro e ridotto alle lacrime; in ultimo, la figura ricorrente del camionista sboccato viene punito come un bambino, sbeffeggiato dagli oggetti del suo stesso desiderio. E il mito dell'amicizia virile viene qui trasportato in un contesto femminile, cucito addosso alle due amiche che così si trasfigurano in eroine western in abiti moderne, in una sovversione del'immaginario tipico volto ad affermare la loro dignità accostandole alla tradizione cinematografica americana più pura.
Nel portare in scena le pagine della Khouri, Scott riesce ad evitare così i manicheismi e a contenere gli aspetti più improbabili della vicenda ricorrendo al registro della commedia, che alleggerisce i passaggi più forzati.
Leggerezza che però si va via via stemperando, per arrivare ad un finale amaro, ma trionfale; nell'autodistruzione, le due donne trovano la piena e totale affermazione di sé stesse: rinunciano a tornare ad uno status di paria, voltano le spalle alla comprensione del poliziotto Hal, che fatalmente le raggiunge troppo tardi, sconfessano la negatività delle proprie azioni per affermare la loro dignità; non la semplice dignità di donne o amiche, ma di esseri umani; in un atto che Scott decide di congelare in eterno in uno dei freeze-frames più belli e commoventi di tutta la Storia del Cinema.


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