venerdì 31 ottobre 2014

Survival of the Dead- L'Isola dei Sopravvissuti

Survival of the Dead

di George A.Romero

con: Alan Van Sprang, Kathleen Munroe, Kenneth Welsh, Julian Richings, Richard Fitzpatrick, Athena Karkanis, Eric Wolfe.

Horror/Commedia

Usa, Canada (2009)















Se la prima trilogia dei Morti Viventi di Romero è formata da tre capolavori indiscussi, altrettanto non si può dire della seconda; cominciata bene con "Land of the Dead" (2005), proseguita ancora meglio con lo sperimentale "Diary of the Dead" (2007), si conclude con questo "Survival" che non solo rappresenta il capitolo più debole di tutta la saga, ma anche uni dei peggiori esiti nella carriera di George Romero.
L'idea alla base del film è già di per sè stessa sbagliata: introdurre il concetto di guerra nella serie; trovata da biasimare non tanto per il tema in sé stesso, ma per il semplice fatto che le medesime posizioni dei due antagonisti O'Flynn e Muldoon erano già state sviscerate dall'autore in "Day of the Dead": nella pellicola dell' '85 erano le posizioni adottate dagli scienziati contro quelle dei militari, ossia comprendere e addomesticare la piaga dei morti contro la loro totale disintegrazione.
Al di là della scarsa originalità del tema di base, è il modo in cui Romero lo sviluppa a deludere: tutti i personaggi sono monodimensionali, non hanno carattere né carisma e sono semplici motori per la classica storia di assedio, che questa volta si svolge nuovamente in un luogo isolato, l'isola di Plum; luogo a cielo aperto e unica nota originale di tutto il film.


Ancora meno riuscita è l'idea di condire l'intera vicenda con uno humor grottesco che mal si concilia con il tema di base; umorismo che Romero non sa dosare, né concepire, facendolo scadere spesso nel ridicolo e nel patetico.
E i punti di forza delle sue regie precedenti qui sono scomparsi: il gore è ridotto all'osso, il ritmo latita e nonostante la breve durata si fa davvero fatica a non annoiarsi.
Peggio ancora, quando le istanze del cinema di intrattenimento vengono meno e Romero tenta di ridare serietà a fatti e situazioni, non fa altro che darsi la zappa sui piedi: non ci si sconcerta più della figura del morto vivente usata come doppio dell'essere umano, qui vittima di una guerra senza senso; e le metafore sul razzismo, sulla misoginia e sulla violenza atavica nella società statunitense sono posticce e non riescono mai a colpire la mente dello spettatore.


Come se tutto questo non fosse già di per sé stesso abbastanza, lo scarso budget a disposizione si nota negli orridi effeti in CGI usati per le poche scene splatter al posto dei normali effetti prostetici, forse per risparmiare qualche dollaro; mai scelta fu meno azzeccata: la computer graphic è palesemente falsa e attaccata alla bene e meglio al girato, aumentando ulteriormente il tasso di ridicolo involontario ogni volta che entra in scena.
Alla fine della visione si è disorientati: è questo davvero un film di Romero o l'opera di un mestierante manierista? Il grande regista dimostra di aver perso smalto estetico e carica provocatoria, non colpisce né stupisce. Ed è un vero peccato, visti i precedenti, ottimi, exploit della sua saga.


Saga che, fortunatamente, si conclude con questo sesto, sciatto, capitolo solo sul Grande Schermo; i morti di Romero, abbandonata la pellicola, trasmigrano ufficialmente sul media fumettistico nel settimo, ideale, capitolo della serie: "L'Impero dei Morti", miniserie scritta da Romero e disegnata da Alex Maleev, ben più riuscita di questo ultimo film della serie.


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