lunedì 15 febbraio 2021

Wonder Woman 1984

di Patty Jenkins.

con: Gal Gadot, Chris Pine, Kristen Wiig, Pedro Pascal, Robin Wright, Connie Nielsen, Lilly Aspell.

Avventura/Fantastico

Usa 2020















E' strano notare come il pubblico abbia reagito in modo contrastante a "Wonder Woman 1984"; non tanto perché la seconda fatica di Patty Jenkins con l'amazzone di casa DC sia un film perfetto, tutt'altro; ma pur al netto di una direzione priva di guizzi, questo "1984" è un film molto più riuscito di quanto si voglia ammettere. E questo perché, prima ancora di essere la seconda avventura per il grande schermo di una delle super-eroine più amate di sempre, è, in buona sostanza, una gigantesca decostruzione del culto degli anni '80; azione "sconcertante" per un pubblico abituato ad idolatrare il decennio più controverso del XX secolo.


In questo il film è sincero sin dalle prime battute: tolto il prologo ambientato a Themyscira, la prima sequenza introduce l'ambientazione storica in modo diretto, sottolineandone gli aspetti peggiori. Al di sotto dei colori sgargianti e dei costumi vistosi, batte forte il cuore del decennio dell'edonismo e del consumismo massificato, con obesi che si rimpinzano fino a scoppiare e patite di fitness che praticano posizioni maliziose nel bel mezzo di un centro commerciale. 
L'intera tematica del film, con la caccia al mcguffin di turno, ruota attorno al concetto di desiderio: cosa si è disposti a sacrificare pur di vedere realizzati i propri sogni? La risposta è semplice: nel decennio dello yuppismo e della reaganomics si è pronti a distruggere l'intero mondo in nome dell'affermazione individuale.


Da qui la caratterizzazione dei due villain. Maxwell Lord, da copia-carbone di Lex Luthor, diventa un imprenditore rampante che accumula la fortuna usando il nulla, crea un impero finanziario senza davvero vendere o possedere nulla, perfetta metafora dell'economia finanziaria. Oltre a ciò, Lord è un essere che si nutre dei desideri altrui, che trae potere dalla cupidigia dell'uomo comune così come del potente, che arriva persino a sacrificare il proprio corpo pur di raggiungere un potere assoluto nel senso più estensivo del termine: la sua è una ricerca del potere per il gusto di avere potere, un'accumulazione che non ha fine se non che con la distruzione totale di tutto ciò che esiste.
Più ordinaria, invece, la caratterizzazione di Cheetah/Barbara Minerva, che ricade nel luogo comune proprio del comic-movie del nerd innamoratosi del modello del supereroe, il quale aspira a divenire come lui trasformandosi in una sorta di suo riflesso oscuro, come l'Enigmista di "Batman Forever" e l'Electro di "The Amazing Spider-Man 2"; per fortuna, la bellezza e la bravura di Kristen Wiig rendono il personaggio credibile.


La cupidigia, questa volta, non risparmia neanche l'eroe, la quale è chiamata ella stessa a rinunciare a ciò che più desidera per salvare la situazione; se la scelta di riportare in vita Steve Trevor appare ovvia anche per la sola alchimia che caratterizzava le performance di Gal Gadot e Chris Pine nel primo film, riuscito è anche il momento dell'addio tra i due, che culmina non solo nella maturazione della protagonista, ma anche nella sua "ascesa" al volo, metafora della sua crescita spirituale prima ancora che umana.
Certo, tutta l'operazione è condotta in modo semplicistico e basilare, non ci sono sfumature di grigio vero e proprie, solo buoni e cattivi che, pur essendo tali per un malriposto senso di superiorità, non cercano di compiere il bene tramite il male, sono irredimibili e solo l'intervento dell'eroe può salvarli da se stessi. Eppure, anche da questa prospettiva facilmente definibile come "ingenua" e "bambinesca", il film funziona, forse proprio perché vuole essere tale, una critica basilare e priva di compromessi, votata forse ad educare il pubblico più giovane, per questo irrimediabilmente riuscita.


Se sul piano della storia il lavoro della Jenkins e di Geoff Johns è encomiabile, più ordinaria è la direzione generale. La regia è buona, migliore rispetto al prequel grazie ad un uso più sapiente della messa in scena delle sequenze d'azione, ma non riserva sorprese di sorta; tutto è ordinario, pulito e preciso quanto si vuole, ma anche piatto, con nessuna sequenza in grado di sorprendere davvero. Un ecomio va però fatto per aver riuscito nel rendere credibile un concetto bislacco come quello del jet invisibile, che rischiava davvero di annullare la sospensione dell'incredulità. E al resto pensa il cast, dove, per forza di cose, spicca un Pedro Pascal semplicemente fantastico, che interpreta il villain come un Bill Murray a briglia sciolta.
Pur essendo tutto sommato poco memorabile, va riconosciuto il valore di questo sequel che, in fondo, dimostra più coraggio di tante altre produzioni simili.

1 commento:

  1. Questo è forse il commento al film più positivo che abbia letto fino ad ora. Interessante, grazie!

    RispondiElimina