giovedì 21 novembre 2024

Sacco e Vanzetti

di Giuliano Montaldo.

con: Gian Maria Volontè, Riccardo Cucciolla, Cyril Cusack, Rosanna Fratello, Geoffrey Keen, Milo O'Shea, William Prince.

Storico

Italia, Francia 1971













Il racconto dell'omicidio di Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti è divenuto in pochissimo tempo la testimonianza di una delle pagine più vergognose della storia americana. Un racconto fatto di razzismo, di intolleranza verso il "diverso" dovuta alla sua lontananza non solo genetica, ma anche ideologica verso un sistema le cui storture si vogliono ignorare proprio attraverso ulteriori storture e ulteriori ingiustizie.
Giuliano Montaldo, da sempre fautore di un cinema che guarda al passato recente per preservarne il ricordo, era l'autore perfetto per cristallizzare questa storia in un racconto filmico. E, infatti, il suo Sacco e Vanzetti rappresenta un magnifico esempio di cinema che si fa testimonianza, racconto di un'ingiustizia affinché quelle figure, loro malgrado tragiche, facciano da esempio affinché episodi del genere non debbano più verificarsi.



L'idea di fare il film nasce proprio dalla necessità di creare una testimonianza per un episodio storico che in Italia non aveva avuto effettiva risonanza, almeno fino ad allora; gli anni nei quali si svolge il processo a Sacco e Vanzetti sono infatti quelli dell'ascesa del Fascismo, in particolare il periodo che va dal 1920 al 1927; mentre nel mondo le proteste per la loro liberazione erano imponenti, con vere e proprie folle oceaniche che si radunavano nelle piazze di tutto il globo, in Italia le folle oceaniche erano riservate per il regime e un movimento di protesta contro l'ingiusta esecuzione di due attivisti anarchici era semplicemente inattuabile. Il che ha portato all'oblio della loro storia, della quale neanche Montaldo, alla fine degli anni '60, era effettivamente a conoscenza.


L'effetto che poi il film ha avuto forse non era neanche stato messo in conto dai suoi autori: a partire dalla metà degli anni '70, il caso dei due immigrati ingiustamente giustiziati viene studiato nelle facoltà di legge di mezza America e nel 1977 il governatore del Massachusetts arriva persino a riabilitarli, pur in un'azione postuma, la quale però conserva lo stesso il significato di una presa di coscienza verso un'ingiustizia che solo in quegli anni poteva avvenire. Senza contare come la bellissima ballata di Joan Baez sia divenuta l'inno ufficiale della lotta per i diritti umani per Amnesty International.
Nel ricostruire la vicenda, poggiando la narrazione essenzialmente sul lungo processo, Montaldo non manca di enfatizzare la situazione precaria e paranoica che la democrazia non solo americana attraversava negli anni immediatamente successivi alla Rivoluzione d'Ottobre.
La paura era quella di una rivolta armata del proletariato, situazione che nel Massachusetts dei conservatori era incarnata dal governatore Palmer, vero e proprio McCarthy ante-literam, il quale non si è certo fatto scrupoli quando si è trattato di reprimere il "pericolo rosso". Tanto che il film si apre, in bianco e nero, con le immagini degli arresti verso i membri dei comitati sinistrorsi, che Montaldo porta in scena come una vera e propria repressione squadrista, solo con i poliziotti americani al posto delle Camicie Nere.


Il rigore morale è alto, tanto quanto l'accuratezza nella ricostruzione degli eventi. Il vergognoso caso giudiziario viene riproposto con dovizia di particolari: la mancanza di terzietà del giudice Thayer e la ferocia xenofoba del procuratore distrettuale Katzmann, mossi dalla propria indole razzista prima ancora che dalla paura dei tumulti di classe viene portata in scena senza filtri, né abbellimenti. Il caso di Sacco e Vanzetti diventa così la cartina di tornasole di quello che oggi definiremmo un "razzismo sistemico" internalizzato al capitalismo pre-sessantottino, dove tutto è mirato al compiacimento di una classe dirigente borghese la quale si pone come una vera e propria nuova aristocrazia.
Sacco e Vanzetti diventano così l'incarnazione degli ultimi, di quella massa di lavoratori dimenticata o, meglio, ignorata dal potere e dai potenti, il volto, scafato e infelice, di chi è giunto in America alla ricerca del Sogno Americano, ma non lo ha trovato. O che, forse, costituisce quel humus necessario affinché il Sogno Americano si avveri per gli altri, per i più fortunati, non certo per loro.
Il loro sacrificio è così necessario al mantenimento del benessere altrui; in questo, i due sono simili ai protagonisti di Gott mit Uns nel rappresentare il capro espiatorio con il quale un sistema ingiusto e corrotto si legittima davanti ai suoi stessi membri, due ingranaggi necessari alla macchina del potere dalla quale vengono però schiacciati.



La ricostruzione della cospirazione ai danni di Sacco e Vanzetti è anch'essa certosina, con le prove sparite e il fascicolo riguardante i veri rapinatori volatilizzatosi; ma Montaldo non si dimentica di caratterizzare in modo umano i suoi protagonisti e di far empatizzare lo spettatore con il loro dramma anche in modo più genuinamente sentimentale. Da cui l'enfasi data alla crisi famigliare di Nicola Sacco e il disgregarsi del suo rapporto con la moglie e il figlioletto Dante.
Nel portare in scena l'umanità insita al dramma, l'autore trova due ottimi interpreti; Volontè al solito non delude, alternando forza enfatica ad una sottigliezza fatta di silenzi e sguardi. Meglio di lui riesce a fare Cucciola, nell'abbandonarsi totalmente alla pietà verso il suo personaggio. A coronare il tutto ci pensa poi la musica di Morricone, resa ancora più struggente dalle note delle celebri ballate, giustamente divenute sinonimo di emotività prima ancora che le note della lotta per i diritti.


Sacco e Vanzetti rappresenta così una splendida fusione tra il rigore del cinema d'inchiesta e lo sguardo pietoso del dramma. Montaldo raggiunge qui uno vertici della sua carriera e ci regala una testimonianza che oggi acquista ancora più valore: il ritorno in auge della estrema destra in Italia così come nel resto del mondo è sinonimo della dimenticanza del passato. Per questo, un film del genere, la storia del rituale sacrificio di due dissidenti la cui unica colpa è stata quella di essere rimasti delusi dal sistema e aver professato l'anarchia, andrebbe proiettato nelle piazze.

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