Maggie
di Henry Obson.
con: Arnold Schwarzenegger, Abigail Breslin, Joely Richardson, Douglas M.Griffin.
Drammatico
Usa, Svizzera (2015)
Volenti o nolenti, bisogna ammettere che Arnold Schwarznegger è stato una delle colonne portanti di Hollywood degli ultimi 30 anni. Sia che si cimentasse con kolossal puramente spettacolari come "Terminator 2" (1991) e "True Lies" (1994), che con pellicole più raffinate e riuscite come "Conan il Barbaro" (1982) e "Atto di Forza" (1990), Arnie è sempre emerso a testa alta con il confronto con i suoi colleghi "muscolari", in primis con l'amico Sylvester Stallone, il quale, dopo gli ottimi esordi nel cinema "da strada", si è rifatto come pessimo esempio di impersonificatore dei valori reaganiani.E questo nonostante la sua forte militanza politica nel Partito Repubblicano.
La storia artistica e umana di Schwrzenegger è già in sé singolare: arriva al cinema con il risibile "Ercole a New York" (1969), salvo poi collaborare con niente meno che Bob Rafelson in "Stay Hungry"(1976), pellicola dimenticata e tutto sommato mediocre, che tuttavia all'epoca gli permise di vincere addirittura un Golden Globe.
Impostosi come star ad Hollywood, Schwarzy, non proprio un attore dalla formazione classica, anzi neppure un attore vero e proprio, resterà per sempre scolpito nella memoria collettiva per il suo metodo recitativo, quantomeno definibile come "buffo": per preparare il ruolo del Terminator, si addestra come un marine e riceve lodi su lodi per come maneggia le armi su schermo; salvo saltare tutte le lezioni di dizione, tant'è che tutt'oggi il suo pesante accento austriaco è parte della sua persona.
Divenuto governatore della California per i Repubblicani, Arnie pone in essere una politica singolare, battendosi per l'ambiente e l'uso dell'energia pulita e appoggiando una politica economica che salva il suo stato dalla bancarotta, utilizzando politiche più vicine alla sinistra che alla destra yankee.
Oggi, a 67 anni, l'ex Governator è ritornato al cinema in ruoli tutto sommato di poco conto, spesso pensati direttamente per lui; e a differenza del suo collega Stallone, sembra non volersi incamminare verso una fase crepuscolare che potrebbe portare maggior lustro e carisma al suo personaggio. Sembra, perchè per fortuna, come un fulmine a ciel sereno, "Maggie" (il titolo italiano, da Direct-to-Video simil Steven Segal, è meglio dimenticarlo) ci dimostra l'esatto contrario.
"Maggie" non è il canonico zombie-movie: i redivivi cannibali di romeriana memoria fanno una comparsa breve e tutto sommato sarebbe stato meglio non usarli; lo script di John Scott 3 (esordiente dallo strambo nome, forse uno pseudonimo) vorrebbe dare una lettura metaforica dell'epidemia come una malattia virale che colpisce perlopiù adolescenti, ma stenta nel dargli una caratterizzazione completa, sfociando nell'astrazione pretenziosa.
Decisamente più riuscito è il lavoro svolto sul rapporto tra il personaggio di Maggie (Abigail Bresslin) e il padre Wade (Schwarzenegger), ricondotto nella canonica ottica protettiva senza mai scadere nel puerile. Tutto il film non è che uno spaccato dell'amore tra un padre ed una figlia, una disanima su quanto in là possa spingersi un uomo per proteggere ciò che ama, costi quel che costi; ed è facile empatizzare per la giovane vittima e il suo disperato genitore e rimanere coinvolti nel loro dramma, nonostante un finale privo di senso.
Ma è inutile temporeggiare o far finta di nulla: l'unico vero motivo di interesse di "Maggie" è l'insolita presenza di Schwarzy; non può dirsi di certo sorprendente lo script di Scott 3, nè riuscita la regia di Hobson, totalmente piatta: nuche e primissimi piani alternati a dettagli strettissimi e l'aderenza maniacale alla sceneggiatura altro non sono che l'ennesima riproposizione degli esausti luoghi comuni del cinema finto autoriale indie americano, e all'appello qui ci sono tutti, tanto che l'intero film sembra girato e montato da un automa.
Schwrzenegger, d'altro canto, sorprende e incanta: il suo viso spigoloso e i suoi occhi solitamente smorti si caricano di una tristezza palpabile e il suo corpo ingombrante diviene la perfetta incarnazione di un "grande vecchio" pronto a lottare sino all'ultimo per difendere i suoi affetti.
Performance attoriale al 100%, basata sull'immersione nel personaggio che rende l'ex Mr.Universo, finalmente, un vero attore ed una perfetta maschera crepuscolare.
Nessun commento:
Posta un commento