sabato 8 settembre 2018

Quién Sabe?

di Damiano Damiani.

con: Gian Maria Volontè, Lou Castel, Klaus Kinski, Martine Beswick, Andrea Checchi, Aldo Sambrell.

Spaghetti Western

Italia 1967


















L'esplosione di popolarità per lo spaghetti western avutasi con "Per un pugno di Dollari" perdurò per circa un decennio; e che decennio: appena quattro anni dopo l'uscita del film di Leone, il mondo tutto sarebbe stato sconvolto dal '68, dalle proteste figlie, in un modo o nell'altro, di una forte presa di coscienza da parte dei popoli delle storture civili e politiche che affliggevano la società occidentale tutta.
Impossibile per un genere tanto amato restare immune agli umori che coloravano le strade dell'epoca; nasce così un nuovo filone, quello del western politico, dove l'impegno (o talvolta il disimpegno) civile viene celato (o meno) sotto la scorza della pura narrativa di genere per farsi metafora, talvolta urlata, del reale. E come primo esponente, arriva nelle sale, in anticipo sui tempi, il bel "Quién Sabe?", per la regia del compianto Damiano Damiani, che appena un anno dopo avrebbe scritto una pagina importante del cinema di impegno civile nostrano con "Il Giorno della Civetta".



"Quién Sabe?" è un film sulla rivoluzione, più precisamente sulla presa di coscienza del popolo, incarnato dal personaggio del Chuncho (uno scatenato Gian Maria Volontè), bandido che rivende armi al generale Elias, impegnato in una feroce lotta contro le truppe governative.
Ma il Chuncho, inizialmente, non è un rivoluzionario in senso stretto, è un puro affarista, un uomo che campa con i proventi della lotta armata senza però esserne coinvolto; al pari del personaggio del Nino (Lou Castel), che presto si scopre mercenario yankee incaricato di uccidere Elias per centomila pesos. Entrambi usano la guerra come mezzo di arricchimento personale, entrambi non credono in nulla se non nel profitto; l'unica differenza sta nel modo in cui Chuncho cela questo suo utilitarismo dietro la pura maschera di ribelle dall'aspetto sporco e vissuto, contrapposto alla giovinezza un pò naif del Nino; non per nulla, sua ideale nemesi non è tanto quest'ultimo, quanto il suo fratellastro El Santo (Klaus Kinski, ottimo come sempre), "folle" che usa la lotta armata come mezzo per liberare tutti gli oppressi piuttosto che come business.



La sottile differenza tra Chuncho e Nino scompare del tutto quando la loro amicizia diviene complicità, ossia con l'uccisione di Elias; da qui, Chuncho ha una trasformazione, diviene un borghese, ossia parte di quella classe opprimente descritta come foriera di ipocrisia e codardia prima ancora che di cattiveria (il personaggio di Don Felipe, proprietario terriero imbelle persino dinanzi i suoi assalitori). Situazione passeggera: la presa di coscienza arriva con rapidità, dinanzi alla sbruffoneria dei ricchi e alla miseria dei peones; da qui l'atto di ribellione, motivato a una ragione profonda ed irrazionale, dinanzi al quale neanche il rivoluzionario sa razionalizzare la forza che lo spinge ad uccidere l'oppressore, tanto è primitiva e primigenea; sino allo sfogo finale, all'esortazione verso l'oppresso a "comprare la dinamite", ossia ad armarsi per affermare sè stessi ed i propri diritti.



Damiani dirige il tutto con guizzo ironico, non lascia che i risvolti più seri obliterino lo spettacolo; tra scene di guerriglia spettacolari ed umorismo fatto di freddure, "Quién Sabe?" trova la giusta dimensione di compromesso tra una forma di puro intrattenimento ed una sostanza metaforica; certo, non c'è quella perfezione stilistica nè la carica acida che Leone dimostrerà nel capolavoro "Giù la Testa", ma gli elementi vincenti del filone sono già tutti presenti, rendendo questo piccolo-grande exploit di genere interessante e divertente.

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