giovedì 18 marzo 2021

La Favorita

The Favourite

di Yorgos Lanthimos.

con: Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, Mark Gatiss, James Smith, Faye Daveney.

Irlanda, Inghilterra, Usa 2018














Il gioco del potere e la conseguente guerra per conquistare una forma di affermazione personale non è certo un tema nuovo per il cinema, né tantomeno moderno, eppure Yorgos Lanthimos decide di porlo al centro di un proprio racconto; il primo, per la cronaca, a non essere basato su uno script del fido Efthimis Filippou dai tempi del suo esordio con "Kinetta"; e "La Favorita", pur non rappresentando nulla di nuovo da un punto di vista contenutistico, riesce a convincere sia per l'asprezza della storia che per una messa in scena straniante e al contempo magnifica.


Inghilterra, inizi del XVIII secolo. Alla corte della regina Anna (Olivia Colman) serve con dovizia lady Sarah Moulborough-Freeman (Rachel Weisz), braccio destro della regnante nonché sua segreta amante. L'equilibrio, di fatto precario, sia sul piano umano-sentimentale che politico viene scosso dall'arrivo a corte di Abigail (Emma Stone), cugina di Sarah caduta in disgrazia a causa dei debiti del padre e letteralmente pronta a tutto pur di riottenere un posto in società.


La differenza fondamentale rispetto alle opere precedenti di Lanthimos, verso cui "La Favorita" potrebbe essere posto come una rottura, è lampante: l'autore non imbastisce un racconto metaforico di stampo surrealista, ma lascia che siano i rapporti tra personaggi a narrare i fatti e a creare un racconto più terreno, meno basato sui simbolismi e più sulle azioni. Discontinuità dovuta al cambio di sceneggiatore, la quale non intacca il racconto, il quale resta potente e fluido.
Racconto che pone al centro lo scontro tra le due protagoniste, Sarah e Abigail, che si confrontano per le attenzioni dell'oggetto del desiderio, ossia la regina Anna, ma anche per l'affermazione individuale nel caso di Abigail. Il ruolo di Sarah è ben presto delineato, ossia quello di ostacolo da abbattere, di nemesi da sconfiggere per ritrovare un proprio spazio.


Ma Abigail, almeno inizialmente, è sia carnefice che vittima. Così come lei intraprende un gioco di crudeltà con la cugina e rivale, è essa stessa vittima delle manipolazioni degli uomini, ossia di lord Harley e dell'ufficiale Masham, le uniche figure maschili della storia, incarnanti il potere politico e militare. Se Masham prova a carpirle l'amore, fisico e sentimentale, ritrovandosi ben presto sottomesso, Harley, d'altro canto, riuscirà nell'intento di trasformarla in una spia, anche se solo in parte. E proprio come con Sarah, lo scontro con quest'ultimo si consuma attraverso piccole cattiverie, gesti superficialmente innocui ma immensamente crudeli che umiliano la vittima prima ancora che causarle dolore fisico.


Lo scontro tra le due figure femminili, invece, è una corsa alla discesa sociale che poggia sulla distruzione dell'avversario. Se gli intenti di Sarah sono genuini (è innamorata della sua regina e al contempo preoccupata per le sorti della Guerra Anglo-Indiana), quelli di Abigail sono puramente egoistici, dettati dalla volontà della sua ascesa sociale. Da qui l'insinuazione, lenta e inesorabile, nel ruolo della rivale, sia come amica che come amante, che porta alla distruzione dell'avversaria.


La contrapposizione tra l'eleganza della cornice settecentesca e la decadenza della storia viene accentuata da una messa in scena impavida e originale. La ricostruzione d'epoca è eccellente, benché volutamente artificiosa: per la confezione degli abiti e delle parrucche sono stati usati materiali sintetici, che tolgono parte della fisicità ai costumi per trasformarli in freddi involucri nei quali i personaggi sono cinti. Visivamente, l'uso della luce naturale viene giustapposto a grandangoli mostruosi, spesso creati tramite l'abuso del fish-eye per distorcere le proporzioni degli ambienti, mentre i ralenty trasformano i personaggi in animali grotteschi. L'effetto è deliziosamente straniante e rispecchia perfettamente la deformazione umana e morale dei protagonisti, lasciando trasparire perfettamente la cattiveria della storia.


Lanthimos trova così un nuovo registro espressivo perfettamente calzante alla storia e uno stile originale per un racconto non nuovo, ma lo stesso graffiante.

4 commenti:

  1. bellissimo film, lo vidi al cinema **
    purtroppo non credo di aver visto altre cose dal regista

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    1. Ti consiglio di recuperare anche gli altri suoi film, anche se sono decisamente più crudi.

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  2. Film molto interessante, anche a me colpì molto l'uso di fish eye e grandangoli come se non ci fosse un domani! Lanthimos è un regista davvero interessante, io lo conobbi con Lobster ed è impossibile dimenticare un suo film, sono uno più particolare dell'altro!

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    1. Hai ragione, ha una filmografia al momento poco nutrita, ma estremamente interessante.

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