venerdì 20 settembre 2013

The Grandmaster

Yi Dai Zong Shi

di Wong Kar-Wai

con: Tony Leung Chiu Wai, Ziyi Zhang, Cheng Chang, Jin Zhang, Cung-Le, Hye-Kyo Song

Storico/Biografico

Hong Kong/Cina (2013)
















L'arte marziale è il simbolo stesso della cultura e della tradizione cinese; nelle ultime decadi i vari stili di combattimento si sono evoluti e fusi tra di loro, anche a causa della cosmopolicizzazione della società odierna: con stili e tecniche vecchie di secoli trapiantanti in mezzo mondo, nuove arti hanno visto la luce, si sono affiancate a quelle tradizionali arrivando talvolta a soppiantarle. Wong Kar-Wai, assente dagli schermi dal 2007, rievoca un passaggio essenziale nella storia delle arti marziali: l'evoluzione da semplice tradizione a vero e proprio business, avutosi a seguito dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale; e lo fa attraverso le vicissitudini di Ip Man, ultimo grande maestro della tradizione, e di altri tre grandi maestri suoi coevi: lady Er Gong, il suo fratello in armi/rivale Ma San e Yixintian detto "il rasoio".


Nella migliore tradizione del suo cinema, il maestro hongkonghese si avvicina ai personaggi e alla loro psicologia, piuttosto che ai fatti dei quali si rendono protagonisti; inquadrature strettissime, fatte di primissimi piani e dettagli, danno vita ai pensieri e alle sensazioni di Ip Man e di Er Gong; la splendida fotografia di Philippe Le Sord avvolge i volti e i corpi in colori caldi e luci contrastate, creando un'atmosfera irreale e rarefatta nonostante le coordinate storico-geografiche siano sempre ricordate dalla voce narrante; e nella narrazione, Kar-Wai fonde le storie e gli avvenimenti, anzicchè giustapporli come faceva in passato; l'intreccio diviene così spezzato e frammentario, ma anche affascinante: ci si perde, letteralmente, nei meandri della filosofia marziale di Ip Man e del clan Gong, negli scontri violenti ed improvvisi, nella tristezza e nella gioia di ogni singolo gesto e di ogni sguardo.


Le emozioni e le azioni dei personaggi vengono trattenute, non esplodono mai, se non nei combattimenti; ogni pensiero ed ogni sensazione vengono rarffeddati grazie all'uso del ralenty; l'autore toglie velocità ad ogni singolo fotogramma fino a congelare le singole immagini in movimenti innaturali per creare una visione ancora più avvolgente; decellerazione che si infrange durante i combattimenti, nei quali i corpi riacquistano le loro movenze naturali, in una giustapposizione volta a simboleggiare la fluidità dei movimenti contrapposta alla complessità dei sentimenti.


Rifacendosi alla tradizione del cinema marziale di Hong Kong, Kar-Wai intesse combattimenti intensi e coreografati fino all'ultimo gesto; il suo genio sta però nell'opera di de-strutturazione della sequenza d'azione: ogni azione viene smontata, frammentata in una serie infinita di inquadrature poi montate in modo lineare; i combattimenti divengono così ancora più frenetici e le azioni vengono racchiuse in singole inquadrature che ne enfatizzano la fisicità, magistralmente giustapposta alla plasticità propria dei duelli marziali, fatta di corse leggiadre ed esagerazioni fisiche; ogni duello diviene così un balletto ed un esercizio di stile coinvolgente ed affascinante; ognuno dotato di una propria caratteristica: dall'eleganza romantica dello scontro tra Ip Man e lady Gong alla frenesia dell'ascesa iniziale di Man verso il vecchio capo del clan Gong (fatto realmente accaduto e che ispirò Bruce Lee per il suo "Game of Death"), dalla violenza sanguigna dello scontro tra il Rasoio e i membri del partito alla ferocia del duello tra Er e Ma San, ogni sequenza d'azione ha una sua forza drammatica unica e dirompente.


A Kar-Wai, tuttavia, non interessa solo lo scontro fisico, quanto la rievocazione di un mondo sull'orlo del baratro: quello della tradizione marziale che si scontra con le esigenze della modernità; in quest'ottica, Ip Man divine un ponte tra passato e futuro: ultimo esponente del passato che accetta la piega presa dagli eventi e cerca di tramandare il meglio ai suoi allievi (tra i quali spunta verso la fine il giovane Bruce Lee, testimonianza del lascito del maestro); il rito di passaggio tra vecchio e nuovo è insito nel personaggio fin dall'inizio, quando viene chiamato a sfidare il capo del Gong per prenderne il posto come rappresentante nel mondo delle arti marziali; Man è così l'ultimo esponente di un mondo perduto, il primo di uno che deve ancora formarsi, perfettamente in mezzo; e l'autore, mediante lo sguardo del suo personaggio, si perde nella contemplazione di questo mondo antico e perso, ne ricerca con nostalgia gli usi e ne rievoca con fascinazione i costumi, con una reverenza mai spocchiosa ma genuinamente sentita; tanto che nel finale arriva a paragonare la sua ricerca a quella di un altro grandissimo autore alle prese con un altro "mondo perduto": Sergio Leone e il gangster movie di "C'era una volta in America", le cui note elegiache infondono un tocco di pura commozione all'ultimo atto dell'opera.


Elegante e vibrante, "The Grandmaster" è l'omaggio sentito di un maestro della Settima Arte alla tradizione orientale più viva, un'opera semplice ma affascinante, che vive colpi ed urti, di volti e corpi raggelati ed emozioni trattenute, nella migliore tradizione del cineasta di Hong Kong.

3 commenti:

  1. Amo i film di Wong Kar-Wai, e apprezzo quest'ultimo lavoro, soprattutto per la regia, sebbene abbia qualche dubbio sul montaggio.
    Sembra tagliato...
    Ad esempio, alla fine mi sono chiesta: "Chi cavolo è rasoio?".
    Non so se sia colpa della sceneggiatura o del montaggio, o di entrambi, ma c'è qualcosa che non quadra.

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    1. Me lo sto chiedendo anch'io! Sembra un pezzo di storia avulso...

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  2. le storie che si sfiorano, si incrociano, nascono e vengono troncate sono uno dei marchi distintivi di Wong Kar-Wai; Rasoio viene introdotto come personaggio secondario che ha incrociato il cammino di lady Er Gong per poi sviluppare una sua storia autonoma e collaterale, come avveniva in "Hong Kong Express"; che il personaggio avesse in origine più spazio è probabile: è possibile che molte delle sue scene siano state tagliate in fase di montaggio; chissà se un giorno verranno recuperate in un'eventuale versione estesa.

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