lunedì 27 aprile 2015

Avengers: Age of Ultron

  di Joss Wheadon

con: Robert Downey Jr., Chris Evans, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Mark Ruffalo, Samuel L.Jackson, Jeremy Renner, James Spader, Elizabeth Olsen, Aaron Taylor-Johnson, Thomas Kretschmann, Andy Serkis, Linda Cardellini, Cobie Smulders, Don Cheadle, Paul Bettany.

Azione/Avventura/Fantastico

Usa (2015)












Forse è impossibile trasporre su pellicola la complessità dei cross-over fumettistici, i maxi-eventi che (purtroppo) sempre più spesso gli editori di Marvel e Dc decidono di creare per sconvolgere trame, personaggi ed eventi al fine ricreare i loro universi da capo o quasi; e sopratutto per costringere i lettori a comprare anche quelle testate che solitamente non acquistano per poter seguire un'unica storia.
Impossibile data la complessità di storie e al numero spropositato di personaggi; impossibile a causa dell'acquisizione delle proprietà intellettuali Marvel da parte di più case di produzione: Sony, Fox, Lionsgate; il che renderebbe l'inclusione di tutti i personaggi necessari altamente dispendioso.
Impossibilità che però non ha fermato Kevin Feige, che per il sequel dell'acclamato "The Avengers" (2012) gioca d'astuzia e riprende solo il titolo del maxi-evento che nel 2013 appasionò i lettori: "Age of Ultron", nel quale l'androide folle arriva a decimare la popolazione mondiale pur di uccidere i suoi arcinemici Vendicatori.


Le origini dell'omonimo personaggio risalgono a molto prima; nel 1968, Roy Thomas e John Buscema lo introducono nella testata regolare degli Avengers in un modo al quanto inusuale: compare all'improvviso affermando di essere da tempo parte del gruppo, con gran sorpresa dei lettori; Ultron (o Ultron-1 in questa sua prima incarnazione) era in realtà un robot creato da Hank Pym, alias Ant-Man, geniale scienziato dell'universo Marvel e membro dei Vendicatori della prima ora, il quale aveva raggiunto l'autocoscienza ed un singolare stato psicologico: un vero e proprio complesso di Edipo che lo porta a voler uccidere il suo creatore. Evolutosi in varie forme, acquisiti poteri ai limiti dell'onnipotenza, Ultron viene più volte incontrato e sconfitto da Iron Man e soci nel corso della sua vita editoriale, sino al maxi-evento del 2013 scritto da Brian Michael Bendis e disegnato da Bryan Hicks, nel quale tutti gli eroi Marvel si alleano per la distruzione della minaccia robotica, ideale epilogo della sua saga.
Ma di tutta questa succulenta "carne al fuoco", il film di Joss Wheadon riprende solo alcune premesse, imbastisce una storia esilissima volta a dare al pubblico di fanatici sfegatati uno scontro "interinale" tra gli Avengers piuttosto che un'epica battaglia contro un nemico apparentemente invincibile, accumula personaggi, rimandi e situazioni per creare più colore possibile su schermo solo per distanziarsi il meno possibile dal modello di puro blockbuster caciarone del primo film.


Per Wheadon e soci, l'androide Ultron è un nemico come un altro, una minaccia pretestuosa, utile solo ad avviare gli eventi; non c'è nulla che caratterizzi l'androide folle del film diversamente da qualsiasi villain visto e rivisto in decenni di cinema di genere: il suo unico scopo è la distruzione ultima della razza umana per il raggiungimento della "pace", l'input con il quale Tony Stark e Bruce Banner lo hanno programmato.
Al bando qualsiasi riflessione sulla dicotomia bene/male, sulla fluidità dei due concetti che un incipit del genere avrebbe potuto avviare, Ultron è l'ennesimo cattivo "spaccatutto", una minaccia come un'altra che il supergruppo deve scongiurare; e al bando anche ogni forma di atmosfera o tematica cyberpunk: nessun rilievo viene dato al fatto di come esso sia la prima intelligenza artificiale completa creata dall'uomo, di come una scoperta del genere possa essere rivoluzionaria ed importante; e al bando anche il complesso di Edipo che il personaggio sfoggiava su carta, riportato blandamente solo nelle primissime scene.
Ultron vive essenzialmente di frasi fatte e vuote citazione dal Pinocchio della Disney che vorrebbero caratterizzarlo come un soggetto privo di inibizioni, ma che risultano solo stucchevoli a causa della carenza caratteriale e, soprattutto, di come sia noto a tutti la proprietà della Disney sui personaggi Marvel.
Ancora peggio, la minaccia che Ultron dovrebbe rappresentare data la sua presunta onnipotenza non viene mai avvertita come tale, sminuendo il personaggio in ogni sua singola caratteristica; tanto che ci si arriva a chiedere perchè Wheadon abbia voluto ad interpretarlo un attore a tutto tondo come James Spader piuttosto che un comune stuntman.


Altra new entry è la Visione (svogliatamente interpretato dal sopravvalutato Paul Bettany), androide creato da Ultron come suo "figlio" e qui membro del gruppo di eroi sin dalla prima ora; personaggio potenzialmente interessante data la sua natura, ma anch'esso relegato a mero ruolo d'azione, di "risolutore di problemi" inserito solo per far progredire il film.
Stessa sorte vale per i gemelli Maximoff: Scarlet Witch (la bellissima Elizabeth Olsen) e Quicksilver (l'ex Kick-Ass Aaron Taylor-Johnson) hanno l'unico ruolo di avviare l'esile trama oltre il prologo e di unirsi agli eroi in modo di allargarne le fila, per restare confinati sullo sfondo delle vicende ogni qual volta sia necessario.


Paradosso puro, in un roaster di personaggi così ampio dove le new entries sono sacrificate, anche i personaggi principali sono evanescenti. Tony Stark, in teoria novello dottor Frankestein, non affronta mai i suoi demoni, non arriva alla catarsi, alla realizzazione di aver creato un mostro per fare del bene e si impone per tutta la pellicola come una macchietta dalla battuta facile; e tenendo conto che già in precedenza lo Stark filmico era un semplice buffone in armatura, qui si arriva alla macchietta della macchietta.
Stessa sorte tocca a Captain America, che svestiti i panni dell'eroe dilaniato dai sensi di colpa di "The Winter Soldier" (2014), torna ad essere l'eroe tutto muscoli e retorica che, su schermo, di fatto mai era stato, regredendo alla bidimensionalità delle sue peggiori incarnazioni fumettistiche.
Lo scontro tra Stark e Cap dovrebbe teoricamente rappresentare lo scontro tra due punti di vista sul "bene": uno più antico, legato ai valori tradizionali americani e non, l'altro più oltranzista e sbruffonesco, per il quale il fine giustifica sempre i mezzi. Ma i battibecchi tra i due sono puramente pretestuosi e non arrivano a nessun punto di rottura o conciliazione.
Destino analogo spetta a Thor: non si capisce per quale motivo decida di inseguire la visione avuta durante in primo scontro con Scarlet Witch, tantomeno la stessa appare avere alcun senso e risoluzione se non quello di forzare il suo ritorno in scena.


Fortunatamente, a supplire alla mancanza di sostanza dei tre eroi principali e dei nuovi comprimari ci pensano i personaggi secondari, che finiscono per divorare il film. Viene finalmente dato spazio ad Occhio di Falco (Renner), del quale viene mostrato un lato inedito ed umano, decisamente empatico (anche se con dei risvolti "piccanti" un pò ridicoli); stesso discorso vale per la Vedova Nera di Scarlett Johansonn, il cui oscuro passato viene finalmente alla luce donandole una tridimensionalità tutto sommato inedita. Persino Bruce Banner giunge ad una catarsi definitiva e umana, in grado di donare davvero una forma di calore ad una pellicola altrimenti irrimediabilmente fredda.


Tutto il resto è puro spettacolo. Wheadon non ha di certo il polso dei fratelli Russo, le sue scene d'azione solo più plasticose e caotiche di quanto visto in precedenza, ma lo spettacolo comunque non manca, tra un combattimento all'ultimo pugno tra Iron Man e Hulk ed uno scontro finale enorme, forse fin troppo, che pur non arrivando ai livelli di spettacolarità del climax de "L'Uomo d'Acciaio" (2013) riesce davvero a rendere il senso di un'apocalisse tra super-uomini.
Strano a dirsi, ma Wheadon stavolta rinuncia allo humor, più asciutto rispetto al primo film; niente più botte e risposte sagaci, niente più sfide all'ultima sillaba; l'umorismo in "Age of Ultron" è relegato a singole frasi e sequenze, la più riuscita delle quali è sicuramente il dopo festa con la sfida a sollevare il Mjolnir.
L'effetto finale è a dir poco strambo: manca la fermezza stilistica di "The Winter Soldier" e l'amenità caotica di "Guardiani della Galassia" (2013), che sarebbe stata lecita aspettarsi dall'autore a cui James Gunn si è rifatto. E manca fermezza anche nel racconto; il montaggio è letteralmente tagliato con l'accetta, forse a causa di una durata iniziale eccessiva, tanto che si parla di una possibile edizione estesa per l'home video; fatto sta che la theatrical cut soffre di tagli abominevoli, con personaggi che talvolta appaiono e scompaiono senza continuità: oltre Thor, anche Hulk nell'ultima sequenza si perde tra un fotogramma e l'altro.
Senza contare come già sulla carta la progressione dell'esilissima trama è colma di vuoti: come fanno gli Avengers a rintracciare il Barone Von Strucker? Perchè Pietro e Wanda decidono di tradirlo? Perchè Stark, oltre a non affrontare il "peccato" di aver creato il mostro, non affronta neanche quello di aver massacrato centinaia di innocenti per lucrare sulla guerra? Perchè Ultron non disintegra Jarvis? Troppe domande senza risposta, troppi buchi tappati a suon di battute, strizzatine d'occhio ed azione; il che galvanizzerà sicuramente i fans, ma deluderà irrimediabilmente lo spettatore un pelo più intelligente, come da tradizione Marvel.



Penultimo capitolo della "fase 2" di Feige e soci, "Age of Ultron" è sicuramente più spettacolare del primo "The Avengers" e va apprezzato lo sforzo, comunque malriuscito, degli autori di creare una pellicola che non fosse una mera scusa per riunire il gruppo di eroi; ma la regia piatta, il montaggio confusionario e la sceneggiatura basilare lasciano intendere come a Wheadon oramai non interessi nulla delle sue creature; tanto che la sua mano e il suo stile restano meglio rappresentate, nell'universo cinematografico Marverl, da "Guardiani della Galassia", ossia un film a cui non ha preso parte, prova di come sia totalmente bollito. E Kevin Feige, con questa riproposizione degli stilemi del suo modo di intendere il blockbuster, fa due passi indietro rispetto alle pellicole precedenti.

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