domenica 24 dicembre 2017

La Vita è Meravigliosa

It's a Wonderful Life

di Frank Capra.

con: James Stewart, Donna Reed, Lionel Barrymore, Thomas Mitchell, Henry Travers, Beluah Bondi.

Commedia/Fantastico

Usa 1946















Cosa trasforma un film in un classico? Sicuramente la passione che il pubblico dimostra nei suoi confronti. Ma questa passione come fa a sedimentarsi, a trasformare un film da semplice oggetto di culto a pellicola impressa nella memoria collettiva?
Una risposta può essere trovata nella tempistica. E "La Vita è Meravigliosa" è il perfetto esempio di flop divenuto uno dei film più amati in America, nonchè capolavoro riconosciuto anche dalla critica.
Alla sua uscita, il classico diretto dal sempreverde Frank Capra fu massacrato dalla critica ed ignorato dal pubblico; un duro colpo per il regista italoamericano, la cui carriera non si riprenderà mai più: da creatore di successi le cui nuove pellicole erano un vero e proprio evento, divenne un semplice artigiano le cui opere non avrebbero più smosso le folle.




Situazione che per fortuna non sarebbe durata più di tanto: a partire dal 1974, un errore nel rinnovo del copyright ha reso il film di pubblico dominio, così da permettere alle emittenti locali americane di trasmetterla senza dove pagare alcun diritto di distribuzione; cosicchè ogni Natale, alla Vigilia, in praticamente tutti gli Stati Uniti il film si trovava trasmesso "in syndacation", raggiungendo ogni angolo del paese; il pubblico, composto ora dai figli chi lo aveva fischiato in sala, lo riscoprì e, grazie allo stile unico di Capra che lo caratterizza, divenne immediatamente IL film per le feste natalizie, tanto da essere trasmesso ogni Natale anche dalle emittenti nazionali.




Amore dovuto alle tematiche messe al centro della narrazione, ossia l'importanza della figura paterna, la famiglia vista come nucleo essenziale per l'individuo ed i rapporti interpersonali come legame essenziale per lo sviluppo della persona; tutte tematiche buoniste, che Capra, come sempre, riesce a declinare senza far scadere il tutto nel solito apologo smielato sui buoni sentimenti. Senza contare come lo spunto iniziale sia divenuto un vero e proprio luogo comune ripreso in decine e decine tra film, telefilm, fumetti e qualsiasi altro medium possibile.




Perchè la storia di George Bailey forse era archetipica già in sè stessa: uomo dall'indole altruista, che rinuncia ad ogni felicità per il bene del proprio borgo natio di Bedford, in opposizione all'avido speculatore Harry Potter (nome anch'esso divenuto d'uso comune, ma per ben altri motivi), sorta di moderno Scrooge privo di ogni forma di redenzione.
George, che buca lo schermo grazie alla perfomance energica del sempre ottimo James Stewart, è un magnanimo, si, ma che cova in sè un sottile rancore, dovuto al fatto di non essere mai riuscito a coronare il suo sogno di divenire architetto di fama e girare il mondo. Rancore che sfocia in rabbia alla Vigilia, quando lo zio e socio perde la somma di otto mila dollari (all'epoca vero e proprio capitale) per un futile errore; ed è qui che giunge il colpo di genio: salvato dall'angelo Clarence, a George viene mostrato come sarebbe stata Bedford se lui non fosse mai esistito.




La ragnatela di relazioni intessute sin dall'infanzia arriva a cambiare in meglio i destini di ciascuno degli abitanti; George è responsabile della felicità altrui, sia direttamente che indirettamente, per di più anche grazie al suo spirito di abnegazione che lo porta ad aiutare anche a proprie spese materiali i suoi concittadini, come quando salva i risparmiatori dal crack del '29. Abnegazione che diviene pura bontà quando arriva a rifiutare l'ingaggio da parte dell'odiato Potter, il che lo rende un idealista totale, certamente naif per gli standard odierni, ma al contempo la perfetta incarnazione di quei valori umani che Frank Capra ha da sempre eretto a bandiera del proprio cinema.
Da qui la visione di una realtà alternativa governata invece dal caos, dove Bedford finisce nelle mani di Potter per divenire la città del vizio ed i destini salvati da George (il fratello Harry, il suo primo datore di lavoro, la bella Violet) disintegrati a causa della mancanza di amore e solidarietà.





La comunione spirituale, sia all'interno del nucleo familiare che nel macronucleo della comunità cittadina diviene un imperativo morale; tanto che alla fine, per salvare il loro salvatore, gli abitanti di Badford dimostrano tutta la loro benevolenza con una colletta per toglierlo dai guai con il fisco, il tutto durante una Vigilia in cui George recupera tutto, dall'unione familiare allo spirito d'appartenenza, passando ovviamente per la gioia di vivere.
E Capra sa perfettamente come dosare dramma, humor e buoni sentimenti; nonostante un assunto talmente buonista da arrivare persino ad elidere lo scontro tra il buono e la propria nemesi, la narrazione non risulta mai forzata, il tono mai zuccherosa o ruffiana.




Un equilibrio perfetto, un'alchimia unica, dovuta forse alla peculiare costruzione della storia; per quasi due ore di film assistiamo a tutta la vita di George, il quale messo alle strette, risponde urlando e piangendo, soffrendo come un vero essere umano, lontano da ogni idealizzazione; tanto che sia la sua bontà, sia lo sfogo di rabbia divengono naturali e coerenti con il personaggio e non vi sono mai forzature di sorta nello sviluppo degli eventi. A differenza di quanto farà Spielberg, Capra sa come rendere credibile un personaggio che riscopre l'importanza del focolare casalingo e che soffre quando questo viene disintegrato; questo perchè George è un personaggio a tutto tondo: un "buono" afflitto dal rancore, un idealista ferito, un uomo costretto dagli eventi ad intraprendere determinate strade per rinunciare a tutto a favore dei propri concittadini.




Ed è per questo che "La Vita è Meravigliosa" merita davvero il suo status di classico e, prima ancora, di perfetta pellicola sui buoni sentimenti, giacchè mai scontata o ricattatoria; una visione perfetta per il Natale (magari alternandolo con l'acidissimo eppur equamente profondo "Babbo Bastardo") che anche in Italia merita di essere apprezzato. Sopratutto laddove si tenga conto di come il film per le feste qui sia "Una Poltrona per Due", altro classico della commedia, ma di certo non il miglior esempio di film sulla famiglia ed i buoni sentimenti natalizi.

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