con: Henry Fonda, Terence Hill, Jean Martin, R.G.Armstrong, Leo Gordon, Mario Brega, Steve Kanaly.
Western/Commedia
Italia, Francia, Germania 1973
Nonostante non abbia pareggiato con quanto incassato dalla Trilogia del Dollaro, il riscontro economico di "C'Era una volta il West" fu tutto fuorché davvero deludente; di certo il pubblico rimase spiazzato per la mancanza della violenza e della cattiveria che di solito contraddistinguevano i film di Sergio Leone, eppure questo kolossal dello spaghetti western trovò un posto nel cuore di molti appassionati.
Nonostante questo, la possibilità di dirigere l'agognato "C'Era una volta in America" sfuggì anche all'indomani dell'uscita di quello che, nei suoi piani, doveva essere il suo ultimo western. Eppure, Leone non restò certo con le mani in mano e, anzi, affiancò alla carriera di regista anche quella di produttore. Suoi sono i primi film di Carlo Verdone e a lui il comico romano deve praticamente tutto. E sempre a lui si deve il feroce "Il Giocattolo" di Giuliano Montaldo.
Il suo genere più frequentato non rimase orfano neanche del Leone-produttore, il quale, tra il 1973 e il 1975, produce due gustose commedie in salsa western: "Un Genio, Due Compari e un Pollo" e sopratutto il piccolo cult "Il Mio Nome è Nessuno", dove il grande autore riesce a creare una delle coppie più strane della Storia del Cinema: Terence Hill e Henry Fonda.
Se con "C'Era una volta il West" Leone cantava la fine del western e dei suoi eroi, con "Il Mio Nome è Nessuno" volge lo sguardo all'indietro, verso coloro che cantano degli eroi prima che ancora sul loro declino. Arriva così il pensiero a Sam Peckinpah e al suo "Il Mucchio Selvaggio", ma anche il rimando esplicito all'imprescindibile Akira Kurosawa, che rivive nei ralenty delle sparatorie. E prima ancora, la storia del west, la mitologia dei pistoleri solitari in cerca di vendetta e pronti a tutto per raddrizzare i torti.
Da questo punto vista, è il personaggio di Jack Beuregard ad incarnare la sostanza stessa del west, il vecchio eroe sulla strada della pensione che ha il volto di quel Henry Fonda che ha trovato proprio nella direzione di Leone quella che lui stesso ha definito come la migliore collaborazione della sua carriera. Se Jack è l'eroe tipico dello spaghetti-western, laconico e sottilmente menefreghista, il Nessuno di Terence Hill è il suo ideale contraltare, ossia un giovane pistolero cresciuto ascoltando i racconti del West; Nessuno è al contempo la nuova generazione, pronta a sostituire la vecchia guardia in quelli che saranno gli ultimi giorni del west (dopotutto è il 1899), ma al contempo è anche il demiurgo che crea il mito del west. Al pari di Peckinpah e dello stesso Leone, Nessuno intesse una trama per il gran finale della carriera di Beuregard, uno scontro con i 150 membri del Mucchio Selvaggio, che lo farà entrare definitivamente nella leggenda.
Leone si muove così su due piani: da una parte l'elegia, questa volta giocosa e ilare, del genere, dall'altra la costruzione di un perfetto esponente del genere stesso, qui declinato sotto forma di commedia.
Registro solare cucito addosso a Terence Hill, che ripete gesti e boccacce già visti nei due film di Trinità e ora messi al servizio della regia di un Tonino Valerii che, da buon mestierante, ha un occhio esperto per le sequenze squisitamente "leoniane", dove riprende lo stile del maestro per creare scene da antologia, come la gara con il whiskey; quando non dedicate totalmente alla commedia, dove non mancano neanche i ceffoni tanto cari a Hill, rese ancora più memorabili grazie alla colonna sonora di Ennio Morricone, mai così scanzonata e per questo perfettamente adatta alle immagini.
"Il Mio Nome è Nessuno" è un esperimento fatto con il cuore e per questo perfettamente riuscito, una commedia che omaggia con rispetto i propri numi tutelari concretizzandosi al contempo come ottimo esponente del genere. Un film talvolta sottovalutato e poco citato, per questo da rivalutare.
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