giovedì 1 agosto 2019

Spider-Man: Far from Home

di Jon Watts.

con: Tom Holland, Samuel L.Jackson, Jake Gyllenhall, Marisa Tomei, Cobie Smulders, Zendaya, Jon Favreau, Jacob Batalon, Tony Revolori, Angourie Rice.

Supereroistico/Azione

Usa 2019















---CONTIENE SPOILER---

Chissà se tra 20-30 anni, quando la febbre dei comic-movie sarà scemata, qualcuno scriverà un saggio sulla filosofia e la morale nei film del MCU. Sarebbe quantomai opportuno, viste le incongruenze e, sopratutto, le sconcertanti prese di posizione a cui si assiste guardando i film di Iron Man e quelli del nuovo Spider-Man.
Da una parte c'è Tony Stark, un uomo che viene presentato come un arrivista, playboy incallito, edonista fin nel midollo, che costruisce il proprio esercito di armature non si sa per quale specificato motivo, il quale viene costantemente additato, fin dall'inizio, come role model. E', in buona sostanza, come presentare un moderno Gordon Gekko neoliberista come un personaggio positivo, alla faccia del male che, sia nella realtà, sia nel mondo di finzione, questi personaggi finiscono per fare con la loro sprezzante e compiaciuta condotta lavorativa.



Abbiamo poi Peter Parker, il ragazzetto di belle speranze il quale si ritrova a confrontarsi con il modello di Stark e, sopratutto, con una schiera di supercattivi creati proprio dal suo menefreghismo. Se in "Homecoming" l'Avvoltoio era un piccolo imprenditore schiacciato dalle supercorporazioni che decide di ribellarsi usando quella stessa tecnologia che Stark usa per darsi un tono da eroe, in "Far from Home", dietro Mysterio, abbiamo un'intera schiera di ex dipendenti della Stark Industries a cui il buon Tony ha dato il ben servito dopo averne spremuto le doti. Siamo sicuri che siano davvero loro i cattivi?



Prima di parlare di "Far from Home", occorre dare una risposta, seppur parziale e quantomai fine a sé stessa, a questo interrogativo, giusto per capire ciò che Kevin Feige e il suo stuolo di sceneggiatori sta cercando di venderci. Nell'ottica in cui vengono presentati, i cattivi sono persone ferite dagli eroi, veri e propri reietti che finiscono ai margini di una società dove gli eroi sono celebrità, come nel "The Boys" di Garth Ennis. E proprio come nell'irriverente opera di Ennis, gli eroi del MCU sono come inappetenti al male che commettono: non c'è una catarsi di Stark verso costoro, né Spider-Man prova a convincerli a posare le armi e ragionare. Questa sorta di neo-proletariato armato che tenta solo di trovare spazio in una società divorata dai colossi è un pericolo di per sé stessa, i suoi membri non sono persone o personaggi, ma semplici macchiette che vanno eliminate perché turbano l'ordine sociale, a prescindere da ciò che li ha spinti a farlo. Se l'eroe americano classico era fino a qualche tempo fa proprio il reietto che, armato di buone cognizioni, riformava un ordine sociale destabilizzato, ora l'eroe è questo stesso ordine sociale in cui tutto è prestabilito e nessuno può né deve permettersi di chiedere più di quanto gli viene dato.  La cosa più sconcertante è che, a differenza di quanto accadeva in "Spider-Man 2", non c'è mai un momento in cui lo spettatore o il protagonista riflettono su questa sorte, su come sia stata la superficialità e la cattiveria dei buoni ad aver generato i mostri che ora si trovano a combattere.



Nell'ottica che così viene data agli eventi, il Peter Parker di "Far from Home" diviene  il prescelto, colui che viene chiamato a sostituire il fulcro del sistema per dare alle masse un volto con cui identificarlo. E può farlo solo perché Tony Stark, suo predecessore, ha così deciso, non tanto per il suo potenziale, né per i meriti effettivi. I quali, inutile persino sottolinearlo, consistono nell'aver sradicato quei nemici creati proprio da Stark.



"Far from Home" è in tal senso il romanzo di formazione di Peter Parker, nel quale impara che per prendere il posto di Stark non bisogna essere come Stark. Lezione che in pratica doveva aver imparato già in "Homecoming" e che qui viene riproposta perché evidentemente tutti gli autori coinvolti non avevano un'idea migliore. Tanto che l'unico tocco di originalità viene dato dalle location europee, le quale, manco a dirlo, sono semplici sfondi su cui far muovere i personaggi e non assumono mai un ruolo determinante negli eventi. Il modello di riferimento questa volta è dato dal troppo facilmente dimenticato "Un Agente Segreto al Liceo" di Fred Dekker, dal quale viene ripresa l'idea di una vacanza che si trasforma in missione sotto copertura. Ma l'umorismo non sempre funziona, anzi spesso cade a vuoto, forse a causa della volontà di far colpo unicamente su di un pubblico di infanti.



Laddove lo humor non funziona, la spettacolarità per fortuna ha sorte migliore: le scene d'azione sono originali e ben coreografate, garantendo quel minimo di intrattenimento che un comic movie odierno non può non avere.
Decisamente tediosa è invece l'immancabile love-story, con Peter come al solito alle prese con il suo amore per MJ; peccato che quest'ultima sia interpretata da una Zendaya conciata in modo da avere il fascino e la simpatia di un'emorroide.



Al di là delle letture sociologiche, "Far from Home" è un secondo capitolo comunque più riuscito del suo predecessore, ma che farà la gioia solo di un pubblico di infanti. Agli adulti, probabilmente, non susciterà la minima emozione.


EXTRA

Nell'immancabile triangolo amoroso che si viene a creare tra Peter e MJ, il ruolo del terzo incomodo viene ricoperto da un fascinoso compagno di classe dei due, il quale viene battezzato dagli sceneggiatori con il nome di Brad Davis.



Non è dato sapere se si tratti di una coincidenza o di un omaggio voluto allo sfortunato attore, il quale, dopo aver raggiunto la fama grazie al bel "Fuga di Mezzanotte" e aver spiazzato tutto recitando nel mitico "Querelle de Brest", ha stupito il mondo quando ha dichiarato di aver contratto il virus del HIV, decidendo successivamente di scagliarsi contro l'ipocrisia regnante nella Hollywood degli anni '80. Fatto sta che sentir pronunciare cattiverie contro il suo nome non può che far rizzare i capelli in testa.

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