mercoledì 15 novembre 2023

Mr. Vendetta

Boksuneun naui geot

di Park Chan-Wook.

con: Shin Ha-Kyun, Song Kang-Ho, Bae Doona, Ji Eu-Lim, Bo-Bae Han, Lee Dae-Yeon.

Corea del Sud 2002

















---CONTIENE SPOILER---


Ottenuto un forte riscontro anche internazionale con "Joint Security Area", Park Chan-Wook si ritrova a poter dirigere letteralmente quello che vuole. Inizia così, nei primi anni 2000, quella che sarà conosciuta come la sua magnum opus e che lo trasformerà in uno dei cineasti più riveriti degli ultimi trent'anni, ossia la celebre trilogia della vendetta.
Un trilogia che in realtà non inizia nel migliore dei modi. Benché accolto caldamente dalla critica, "Mr. Vendetta" non è il successo commerciale sperato e, anzi, si rivela ben presto come un piccolo flop. Tanto che la distribuzione internazionale sarà molto limitata (in Italia arriva in primis solo sulle reti satellitari di Tele+ come inedito, per poi giungere direttamente in DVD a seguito del successo di "Oldboy"). Il che è davvero un peccato, visto che si tratta di un primo capitolo formalmente perfetto.




La vendetta è una spirale, o meglio un ciclo infinito. Laddove una persona si arroga la prerogativa di ripagare un torto subito adoperando la violenza, anche chi a sua volta subisce tale violenza si arroga a sua volta la medesima prerogativa. La storia di "Mr. Vendetta" è alla fine questo, nulla più che un complesso di avvenimenti che hanno inizio e fine quando una vittima decide di farsi carnefice.
Ma il primo torto non viene commesso da una persona, bensì da un sistema economico, quello neo-liberista e di stampo para-americano, che in Corea del Sud prevede un diritto alla salute subordinato al censo; solo chi ha i soldi, di conseguenza, può vivere, cosa che porta il giovane sordomuto Ryu (Shin Ha-Kyun) al punto di rottura: sua sorella (Lim Ji-Eun) rischia di morire se non ottiene un trapianto di reni. Truffato da un sedicente gruppo di trafficanti di organi, il giovane ha così una settimana per racimolare i cinque milioni necessari per pagare l'operazione in ospedale; e per trovarli, decide di rapire la figlia del suo ex capo Park Dong-Jing (Song Kang-Ho), il quale lo ha anche licenziato di punto in bianco.




Il sistema economico è il primo carnefice, l'iniquità sociale la prima ferita che dà vita al ciclo. Una ferita che arriva persino sulla carne di Park, con un suo ex operaio che si incide il torso come offerta sacrificale, ferendogli poi la mano destra. Ferita comune in realtà a tutti gli strati sociali: oltre al proletariato di Ryu, tocca anche quella classe media incarnata dal commissario Choi (Lee Dae-Yeon), il cui figlio è da tempo ricoverato, ma le cui cure sono oltre la sua portata.
La regia si sofferma con precisione sul disumanizzante lavoro pesante della classe popolare, sulla sua immolazione per la sopravvivenza, ma anche sul cinismo diffuso all'interno di essa, con il gruppo di "debosciati" vicini di casa di Ryu la cui unica attività è la masturbazione, talmente chiusi in loro stessi da scambiare le urla di dolore della sorella per orgasmi.
Il rapimento di un membro della classe più elevata è così tanto gesto di disperazione, quanto atto di ribellione, il quale però porta con sé tutte le conseguenze possibili. La scoperta del gesto causa la morte della sorella di Ryu, che si suicida, mentre la bambina annega praticamente per caso (viene inizialmente lasciato intuire che possa essere stato a causa delle pietre lanciate dal ragazzo mentalmente handicappato, ma durante l'autopsia si afferma come non ci siano ferite alla testa), il che avvia la seconda vendetta.




Park inizia una ineluttabile ricerca dei colpevoli. E nel frattempo è lo stesso Ryu a iniziare la ricerca di quei trafficanti che gli hanno portato via un rene e ogni effettiva speranza. Il che culmina da un lato nella tortura di Cha (Bea Doona), ragazza di Ryu, dall'altra nel massacro della gang.
Una doppia spirale di sangue dove non esistono buoni e cattivi, solo persone portate oltre il limite, le quali perdono ogni freno inibitore e si fanno assassini privi di rimorso.
Pur tuttavia, la violenza genera violenza e alla fine la distruzione è totale: Ryu viene castigato, con una catarsi che non porta alla riappacificazione, ma ad una comprensione che non include il perdono. Park viene castigato da quei sobillatori amici di Cha, la cui ribellione sociale si consuma in un atto di violenza fine a sé stesso. Ciò che resta alla fine, in quell'ultima inquadratura emblematica, non è che un cumulo di resti umani, spazzatura di carne frutto di una violenza cieca.
Park Chan-Wook qui non condanna l'atto di rivalsa violenta, si limita a descriverne tutte le implicazioni possibili sul piano affettivo: poiché ognuno è libero di vendicarsi, allora ciascuno, quando si arma, deve anche prepararsi a ricevere a sua volta un colpo, in una escalation dove è solo la morte a trionfare. Non una forma di biasimo vero e proprio, quanto un'analisi cinica e laica.




Il distacco verso la tematica prende le forme di uno stile più asciutto rispetto a quello hitchcockiano di "Joint Security Area"; un regia che lavora per sottrazione ed ellissi, con le scene che iniziano e finiscono in modo secco, quasi brutale. I movimenti di macchina sono limitatissimi, le inquadrature strette fino alla claustrofobia, tutto è basato su di un montaggio spezzato, che cuce insieme le scene in modo secco, talvolta apertamente violento. 
La ferocia esplode all'imrpovvso e di rado, ma quando lo fa è inarrestabile, per questo fa male a chi la osserva; se l'uccisione della gang di trafficanti è sopra le righe, quasi un cartoon splatter à la Takashi Miike, il castigo di Ryu è dolorosissimo in quell'immagine sadica richiusa in un'unica inquadratura.
Una freddezza quasi chirurgica che permette all'autore di ibridare i toni, con momenti più leggeri che trovano spazio in una narrazione angusta e tetra in modo del tutto naturale, creando un racconto denso e sfaccettato.




"Mr. Vendetta" apre così le danze dell'omonima trilogia in modo esemplare. Un racconto tanto cinico quanto brutale, un apologo a-morale su di una tematica sempre attuale che viene sviscerata in modo completo già in questo prima, bellissimo, capitolo.

Nessun commento:

Posta un commento