X-Men: Days of Future Past
di Bryan Singer
con: Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Nicholas Hoult, Jennifer Lawrence, Patrick Stewart, Ian McKellen, Peter Dinklage, Halle Berry, Anna Paquin, Ellen Page, Omar Sy, Shawn Ashmore, Evan Peters, Josh Helman, Daniel Cudmore, Fan Bingbing.
Fantascienza/Avventura/Azione/Fumettistico
Usa (2014)
Quattordici anni esatti dopo l'uscita del primo "X-Men", Bryan Singer torna alla regia di un film sui mutanti di casa Marvel, dopo l'abbandono coatto del precedente "X-Men- L'Inizio" (2011); con un budget stratosferico, un cast stellare (nel quale spiccano le new entries Peter Dinklage e Omar Sy) e forte di un soggetto tra i migliori della lunga storia editoriale degli Uomini X, Singer dirige una onesta pellicola di intrattenimento, spettacolare ma priva di mordente.
Era il 1981 quando "Giorni di un Futuro Passato" esordiva sulle pagine della serie regolare degli X-Men; in appena due numeri, Chris Claremont (tutt'oggi il miglior sceneggiatore della serie, le cui storie possono rivaleggiare persino con le geniali trovate di Joss Wheadon) narrava una storia cruda ed avvincente: nel 2013 (oramai un vero e proprio "futuro passato") la lotta tra homo sapiens e mutanti ha raggiunto un culmine esasperante; le Sentinelle, inizialmente usate per reprimere la minaccia del gene X, si sono rivoltate contro l'umanità tutta e hanno instaurato una dittattura tecnocratica; i mutanti sono relegati in campi appositi, ma i più pericolosi sono sterminati a vista; in una New York distrutta, gli unici superstiti del gruppo di Xavier si contano sulle dita di una mano: Kitty Pryde, orami donna matura, Colosso, che ha abbandonato la via della pace, Rachel Summers, telepate figlia di Ciclope e Jean, Tempesta e Franklyn Richards, figlio dei defunti Fantastici Quattro; assieme a loro troviamo Magneto, ridotto su una sedia a rotelle, ed un anziano Wolverine (all'epoca l'escamotage sulla sua immortalità non era ancora stato introdotto), membro della resistenza canadese; per cancellare gli errori del passato, Kitty torna indietro nel tempo grazie alle capacità psioniche di Rachel; ritrovatasi nel 1980, nel suo corpo di adolescente, la donna deve impedire l'uccisione del senatore Kelly da parte di un gruppo di mutanti guidati da Mystica, primo evento che scatenerà la distopia futura.
Se nella trama riguardante l'attentato "Giorni di un Futuro Passato" non si distoscatava di un millimetro dalla classica narrazione action-fantastica propria del fumetto mainstream dell'epoca, è nella descrizione e nella narrazione della New York del futuro che l'opera di Claremont trovava i suoi punti di forza; per la prima volta in un fumetto per ragazzi facevano la loro comparsa concetti quali lo sterminio di massa e i campi di concentramento ("Maus" di Spiegelman uscì cinque anni prima, ma era una lettura prettamente per adulti); il concetto di distopia futuristica veniva presentato ai giovani lettori senza filtri, né addolcimenti: prima ancora che in "V for Vendetta", è qui che il futuro da incubo fa la sua prima comparsa nel mondo dei comics; e sempre per la prima volta viene mostrata, in un'opera pop, una tecnocrazia in cui le macchine sottomettono gli uomini, ben tre anni prima del "Terminator" di James Cameron.
Al di là dei concetti freschi e coraggiosi che Claremont introduce, era la narrazione in sé a farsi notare per il tono scostante, che culmina in un ultimo atto in cui tutti i personaggi del futuro vengono sterminati dalle Sentinelle in modo crudo, tutt'oggi spiazzante; narrazione figlia del periodo in cui lo story-arc fu concepito e pubblicato: era nei primi anni '80 che l'America risopriva gli orrori della Shoah e dei campi di sterminio, concetti che Claremont rielabora perfettamente nella sua visione del futuro, con i ghetti riaperti per i mutanti (i diversi), costretti tra l'altro a portare una "M" sulle divise da lavoro, con i partigiani pronti a sacrificarsi (Wolverine, che sfoggia un giubbotto vintage che non avrebbe sfigurato in una ricostruzione storica della Seconda Guerra Mondiale) e con i sopravvissuti agli orrori del XX secolo rimpiombati in un vero e proprio incubo (Magneto, fuggito ai campi di sterminio nazisti e ritrovatosi a capo dei rivoltosi).
Sfortunatamente, il lavoro svolto da Bryan Singer e dallo sceneggiatore Simon Kinberg non rende giustizia in toto all'efficacia della storia originale; configurato come un vero e proprio seguito del precedente "X-Men- L'Inizio", "Giorni di un Futuro Passato" riprende dallo story-arc di Claremont gli elementi essenziali: in un futuro da incubo, gli ultimi mutanti scampati al massacro sono guidati da Xavier (Patrick Stewart) e Magneto (Ian McKellen), ritrovatosi di nuovo amici a seguito dei catastrofici eventi che hanno portato alla tecnocrazia delle Sentinelle; aiutati da Kitty Pryde (Ellen Page), i due tentano una mossa disperata: inviano Wolverine (Hugh Jackman) nel 1973 per evitare che una giovane Mystica (Jennifer Lawrence) uccida Bolivar Trask (Peter Dinklage), il creatore del "Progetto Sentinelle", scatenando una serie di eventi che porterà alla guerra, ma sopratutto per evitare che il DNA della mutante mutaforma finisca nelle mani sbagliate.
La sceneggiatura di Kinberg fonde bene gli elementi fantascientifici con il contesto fantapolitico ai limiti dell'ucronico; la narrazione parrallela tra futuro e passato si amalgama a dovere e tutti i personaggi coinvolti (persino Pietro Maximoff/Quicksilver) trovano uno spazio adeguato e una caratterizzazione se non eccelsa, quanto meno funzionale alla storia; e là dove lo script inciampa, ci pensa il cast affiatato a supplire alle carenze: su tutti è naturalmente il duo degli amici/nemici Xavier e Magneto a farla da padrone, con James McAvoy e Michael Fassbender che donano credibilità e carisma a due personaggi non facili; Patrick Stewart e Ian McKellen, d'altro canto, riescono a convincere nonostante siano confinati ad una manciata di scene; persino Jackman riesce a bucare lo schermo restando sempre in secondo piano rispetto ai due veri protagonisti; più opache sono invece le prove di Dinklage e della Lawrence, anche a causa della piattezza dei loro ruoli.
Il vero difetto dello script risiede nella mancanza di mordente: laddove la breve storia di Claremont dipingeva in modo vivido un mondo credibile e spaventoso, Kinberg si limita a dare giusto una descrizione sommaria della distopia a venire; nulla viene detto su chi comanda le Sentinelle, su come i governi mondiali abbiano reagito alla loro minaccia e gli orrori dei campi di prigionia vengono solo accennati; ogni riferimento all'Olocausto è puramente pretestuoso, inserito solo per dare il via alla storia e poi lasciato a sé stesso; così come la ricostruzione politica del 1973 "fantastico" in cui si muovono i giovani mutanti è si azzeccata, ma mai davvero affascinante; finanche il ricorso alle teorie quantistiche sull'impossibilità di mutare il corso del tempo appare strettamente pretenziosa e non riesce a stimolare a dovere la tensione drammatica necessaria; dulcis in fundo, non mancano nemmeno le incongurenze con i precedenti film e buchi di continuità vera e propria: come ha fatto Kitty Pryde ad acquisire la capacità di proiettare i mutanti nel passato? Perchè Mystica continua scioccamente la sua crociata con Trask pur cosciente dell'esito catastrofico a cui darà inizio? E perchè il Wolverine del futuro ha i capelli bianchi e gli artigli di adamantio?
La regia di Singer non aiuta: del tutto asservita alla narrazione, riesce a non inciampare mai in tempi morti nemmeno durante le numerose sequenze dialogiche; tuttavia, manca di inventiva, finendo per non entusiasmare mai davvero; basterebbe citare la scena dell'evasione di Magneto ad opera dello scapestrato guascone Quicksilver per comprendere le sue pecche: sulla carte adrenalica e spettacolare, ma una volta portata su schermo semplicemente funzionale e divertente, a differenza della scena dell'attentato al Presidente che apriva "X-Men 2" (2003), quella si sorprendente ed elegante. Regia che inciampa persino nelle scene madri, anch'esse prive di vera tensione drammatica e infarcite da ralenty smaccatamente derivativi; e basterebbe recuperare lo splendido "Operazione Valchira" (2008) per rendersi conto di come Singer sia, sotto sotto, ancora quell'autore capace che negli anni'90 si impose all'attenzione della critica per la sua carica nevrotica e dissacratoria, una volta messi da parte i personaggi dei fumetti.
Al di là delle pecche e delle possibilità sprecate, "Giorni di un Futuro Passato" riesce comunque nell'intento di intrattenere a dovere senza mai annoiare; i 131 minuti di durata scorrono veloci e persino lo spettatore non amante dei fumetti su pellicola ne apprezzerà la carica spettacolare o la storia; tuttavia, visto il grosso spiegamento di mezzi e i nomi coinvolti era lecito aspettarsi qualcosa in più della solita pellicola di intrattenimento estiva.
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