venerdì 6 marzo 2015

The Guest

 di Adam Wingard

con: Dan Stevens, Maika Monroe, Brendan Meyer, Sheila Kelley, Leland Orser.

Thriller

Usa (2014)
















La nostalgia per gli anni '80 sembra essere tornata di moda tra i giovani cineasti americani e non; dapprima fu Refn con lo splendido "Drive" (2011) a riprendere l'atmosfera sensuale e "sintetica" del decennio per il suo noir di culto; poi Fanck Khalfuon, giusto un anno dopo, immerse le gesta del serial killer Frank Zito in una Los Angeles al neon per lo splendido remake di "Manic".
Adam Wingard, dal canto suo, ha sempre dimostrato un attacamento quasi maniacale a quel decennio, non tanto in termini narrativi, i quali si rifanno più che altro al cinema americano della metà degli anni '90, quanto all'estetica, in particolare per l'uso della musica al sintetizzatore; scelta che nel cinema horror è sempre stata più o meno vincente, data la caratterizzazione onirica che riesce ad infondere anche alle immagini più ordinarie e moderne.
Con "The Guest" Wingard si spinge ancora oltre e crea uno strambo e spiazzante omaggio al cinema di genere americano degli 80's mischiandolo con una storia che pesca a piene mani dal capolavoro di Pasolini "Teorema" (1968); il risultato è riuscito solo in parte.


In una remota cittadina del midwest americano, il giovane David (Dave Stevens) si presenta, di punto in bianco, presso l'abitazione della famiglia Peterson, affermando di essere un ex commilitone del loro figlio Caleb, deceduto in Iraq. Dapprima scettici, i membri della famiglia cominciano ad accogliere lo strano ed affascinante ragazzo come un membro della loro famiglia; e lui a sua volta ricambierà l'ospitalità risolvendo alcuni problemi che affligono ciascun membro. Ma non tutto è come sembra....


L'influenza di "Teorema" è avvertibile sin dalla prima scena e fino a circa metà del film; lo stesso personaggio di David è ricamato pari pari su quello del "profeta" di Terence Stamp, tanto che lo sguardo magnetico di Dave Stevens e i suoi profondi occhi azzurri sembrano un rimando diretto alla pellicola del '68.
Ma il ruolo giocato dall'estraneo è del tutto antitetico a quello della pellicola di Pasolini: David non sconvolge il menage familiare, anzi rinsalda a suo modo l'unità della stessa e cambia, o cerca di cambiare, in meglio la vita dei personaggi, un pò come l'estraneo di "Visitor Q" (2001).


Fin quando Wingard si limita a battere i sentieri già tracciati da Pasolini e Miike, "The Guest" funziona perfettamente: il carisma di Dave Stevens è tangibile e l'aura di mistero e tensione che infonde al personaggio è unica; personaggio che il regista riesce a calare in un'atmosfera caleidoscopica ed onirica riuscitissima, dove l'estetica del decennio di "Blade Runner" si sposa alla perfezione con il mistero che avvolge il personaggio e i suoi gesti spiazzanti eppure perfettamente comprensibili.


Tuttavia, da metà film in poi, la narrazione si accartoccia sui territori del'improbabile; il mistero di David viene svelato e avvicina "The Guest", malauguratamente, agli anni '80 non solo nello spirito, ma anche nella narrazione, con trovate prese pari pari da pellicole quali "Eve of Destruction" e "Universal Soldiers", facendo sprofondare la vicenda nell'implausibilità più pura ed in forzature davvero troppo incomprensibili da digerire.
E nel finale, persino la sceneggiatura si involve mostrando il fianco a buchi e colpi di scena telefonati, vanificando tutto il lavoro fatto dall'autore in precedenza.
Il che è un peccato, perchè la mano di Wingard si dimostra al solito sicura quando c'è da creare tensione o spiazzare lo spettatore; solo che qui non sa quando fermarsi e fa deragliare il tutto a pochi minuti dalla fine.

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