con: Michael Fassbender, Katherine Waterson, Billy Crudup, Démian Bichir, Danny McBride, Carmen Ejogo.
Fantascienza/Horror
Usa, Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda 2017
---CONTIENE SPOILER---
Una serie che non deve finire, quella di "Alien". Perché la Fox ha bisogno di vendere un marchio riconoscibile, adesso che il brand di "Star Wars" è passato alla Disney. Ecco quindi giungere l'Alien Day, celebrato qualche giorno prima dello Star Wars Day, occasione ghiotta per vendere più merchandise possibile, per dare al pubblico quel prodotto che forse neanche sa più di volere.
Perché quella di "Alien" è una saga che si avvia al quarantesimo anniversario e che ne ha viste di cotte e di crude si dai primi anni '90. Dalle controversie sul terzo capitolo allo stop dopo la pessima riuscita di "Alien- La Clonazione" nel '97, passando per gli orrendi cross-over con la serie di "Predator", per finire a "Prometheus", quell'operazione partita come remake, poi divenuta prequel, poi ancora storia quasi inedita e distaccata solo per rivelarsi come un deludente e claudicante remake travestito da sequel ed imbellettato da ambizioni filosofiche da discount.
E poi arriva "Alien: Covenant", seguito diretto di "Prometheus", creato ad hoc al solo fine di rimpinguare la cassa; che si dimostra per fortuna lontano anni luce da quel coacervo di trash involontario e situazioni derivative che era il suo predecessore; ma che, lo stesso, si dimostra come una pellicola dal fiato cortissimo.
E già a leggerla, ci si rende conto dell'estrema pochezza dell'assunto, uguale non solo a quanto visto nel primo "Alien" ma anche nelle decine di cloni ed epigoni che ne sono susseguiti.
Quel che è peggio, "Alien; Covenant" dimentica totalmente di caratterizzare il proprio cast; la maggior parte dei personaggi che si muovono su schermo sono carne da macello; un minimo di spessore viene dato solo ad un pugno di personaggi: quello di Daniels (Katherine Waterson), ennesimo clone di Ripley, questa volta più evanescente del solito; il capitano Oram (Billy Crudup), capo-missione suo malgrado ed afflitto da dubbi esistenzilistico-religiosi che restano sempre e comunque sullo sfondo; il pilota Tennessee (Danny McBride) rude ed innamorato; e tanto basta: poche facce riconoscibili, pochi tratti caratteriali giusto per associare un volto ad una sensazione.
E ne consegue la totale freddezza delle immagini e delle sequenze. Scott dimostra mestiere ed occhio per le inquadrature, non si affida troppo al montaggio del fido Pietro Scalia ed esegue ogni azione con gusto sia estetico che stilistico. Ma a causa della disconnessione con i personaggi, non ci si riesce mai ad emozionare al loro cammino, né alla loro sorte. Tanto che le pur belle immagini (incredibile la fotografia di Dariusz Wolski, tutta basata sull'assenza di luce e lo spazio negativo) restano appiccicate su schermo senza mai fissarsi nella mente dello spettatore.
Vero centro di interesse è il personaggio di David, contrapposto al nuovo androide Walter, che Fassbender interpreta "sdoppiandosi" ma senza riuscire a stupire: per quanto i loro caratteri siano opposti, il modo in cui si muovono e parlano è del tutto simile, annullando la possibile specularità di caratteri.
David diviene deus ex machina e vero villain, al posto del pur presente xenomorfo gigeriano, che qui torna trionfalmente su schermo. Ma l'idea di trasformarlo in un cattivo sadico, in una specie di artista folle votato al genocidio, non sta in piedi.
In un prologo inserito ad hoc nel quale ritorna il personaggio di Weyland (con un cameo a sorpresa di Guy Pearce) viene introdotto il tema dell'opposizione tra la creatura artificiale ed il suo creatore; David aborra il suo status di subordinazione e decide di ribellarsi. Ma perché distruggere l'intera progenie degli Ingegneri? Come sommo atto di ribellione verso il tanto odiato creatore? Come definitivo atto di creazione distruttiva? Non è dato saperlo, come se in sala di montaggio molte battute e sequenze chiave siano state amputate appositamente.
Allo stesso modo, non è dato capire il perchè David abbia voluto perfezionare l'arma biologica sino a creare lo xenomorfo; atto creativo? Vendetta? E sopratutto: perché vuole far estinguere anche gli umani?Sadismo incontrollato? Coscienza dell'aver creato una razza suprema pronta a soppiantarli?
Buchi di sceneggiatura che non possono essere colmati nemmeno con la più sfrenata fantasia e dimostrano la frettolosità con cui tutta l'operazione è stata messa in piedi.
Quando poi si arriva all'ultimo atto, che si divide tra l'ennesimo rifacimento del primo film ed un colpo di scena pregno di errori di continuità, si capisce come davvero né Scott, né gli sceneggiatori badassero a molto durante la lavorazione di un film che, per quanto dignitoso, è incommensurabilmente blando e vuoto.
Ancora peggio, a proiezione finita ci si rende conto di come tutti gli eventi mostrati non coincidano con il primo atto del primo "Alien": che fine ha fatto l'astronave alieno con il cadavere dello "Space Jockey" riempita di uova?
Ci si chiede se sia una svista idiota o l'indizio per un ulteriore seguito; ma in entrambi i casi la sensazione è la medesima: il fastidio di aver assistito ad un film inutile e freddo.
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