venerdì 12 maggio 2017

Il Mondo Perduto- Jurassic Park

The Lost World- Jurassic Park

di Steven Spielberg.

con: Jeff Goldblum, Julianne Moore, Pete Posstlethwaite, Vince Vaughn, Peter Stormare, Arliss Howard, Vanessa Lee Chester, Richard Attenborough.

Avventura/Fantastico/Azione

Usa 1997













Il più grande successo commerciale della Storia (sino a "Titanic"), nonché nuovo termine di paragone per il blockbuster estivo che fu "Jurassic Park" doveva avere un sequel. E Steven Spielberg, sorpreso e rincuorato dell'amore che il pubblico dimostrò verso quel filmino da lui tanto snobbato, decise di dirigerlo in prima persona, per meglio assicurarne la riuscita. Certo, oggi può sembrare strano che il seguito di un successo clamoroso esca ben quattro anni dopo l'originale, ma all'epoca era una prassi. Spielberg, inoltre, aveva deciso di prendersi una pausa dopo quel 1993 che lo aveva incoronato come Imperatore del cinema grazie al successo planetario del suo parco divertimenti sui dinosauri, ma anche grazie al magnifico "Schindler's List".
"Il Mondo Perduto- Jurassic Park" cerca così di porsi come perfetta continuazione di quel tanto fortunato exploit, riprendendone i pochi punti di forza ed elevandoli all'ennesima potenza: più sauri, più azione, più suspanse, più humor. Peccato che Spelberg cada nella trappola che lui stesso aveva inavvertitamente preparato: così come tutti gli altri kolossal prodotti tra la metà degli anni '90 ed i primi anni 2000, anche "Il Mondo Perduto" è un film incredibilmente stupido, che si regge su di una sceneggiatura mal scritta (al solito dal fido David Koepp) che spesso supera i limiti del ridicolo involontario.



Se il primo film aveva come blando messaggio di fondo l'avvertimento (riciclato da "Westworld") sul pericolo di una scienza impazzita che finisce per distruggere l'uomo, "Il Mondo Perduto" vorrebbe fare le pulci alla cattiveria umana, contrapposta al perfetto ordine della natura, che si autocrea ed autosostiene finché il terribile essere umano non arriva ad interferire. Il faccione di John Hammond a fine film non fa che imboccarci tale lezioncina, giusto per non essere sottili; e per tutto il film si vorrebbe far fare agli umani la figura dei mostri.
La contrapposizione più netta è quella tra gli scienziati ed i bracconieri; i primi giungono sull'isola per studiare e catalogare i dinosauri, i secondi per cacciarli e portarli in un parco divertimenti rivale. Peccato che né Spielberg, né Koepp si accorgano di come siano spesso gli scienziati a comportarsi da idioti e a causare inutili pericoli che spesso culminano con la morte. Come nella sequenza del baby T-Rex, con Julianne Moore che, pur conscia del fatto che possa attirarne i genitori, lo rinchiude nel trailer con la scusa di curarlo, causando l'attacco dei mostri. O, ancora peggio, quando Vince Vaughn decide di punire i bracconieri sabotando le difese del loro campo e causando un'inutile strage successiva. Cosicché sono gli scienziati ad essere i veri mostri.
Tanto più che vien da chiedersi: ma è davvero immorale dare la caccia a creature che si erano estinte per il corso naturale degli eventi e che, riportate in vita, costituiscono un'abominazione agli occhi della natura? Domanda che sorgerà anche nel pessimo "Jurassic World" anni dopo e che manda all'aria ogni buona volontà di seria riflessione.



Sin dall'inizio e per tutta la durata del film è palese come la mancanza di idee porti alla scrittura di personaggi idioti e situazioni paradossali. L'incipit è quanto di più scontato si possa immaginare: Ian Malcolm viene ingaggiato per andare su di una seconda isola dove Hammond conduceva gli esperimenti. Da dove sia uscita, perché non sia mai stata nominata nel primo film e che fine abbia fatto l'isola originaria sono dati evidentemente inutili. Così come è inutile sapere perché, tra tutti, debba proprio essere Malcolm ad andarci, proprio colui che nel primo film era il personaggio più inutile ed inaffidabile. Ovviamente si tratta solo di una scontatissima scusa per far progredire la storia ed avere un luogo dove i sauri abbiano da decenni colonizzato l'habitat.




Perché quello che conta, alla fine della fiera, sono gli effetti speciali e lo spettacolo. E Spielberg non lesina nulla; l'attacco del T-Rex del primo film viene ripreso ed ingigantito; nel secondo film ora sono due i rex che attaccano un veicolo, in una scena che è praticamente il remake di quanto visto nel primo film, ma elevata al livello successivo: più tesa ma allo stesso tempo ancora meno credibile per esecuzione. Egualmente, i velociraptor sono ora un intero branco e la sequenza in cui cacciano gli umani è più grande ed articolata. Peccato che culmini con le acrobazie della bambina di turno, che annichilisce ogni forma di sospensione dell'incredulità.



Ma il meglio viene lasciato alla fine: un T-Rex libero per le strade di San Diego. Spielberg si diverte a rifare i vecchi film di kaiju ma con effetti speciali all'avanguardia, a distruggere qualsiasi cosa gli capiti a tiro, ad inanellare corse e fughe, senza però mai riuscire a stupire davvero. Perché anche qui tutto sa di già visto, di riciclato per compiacere, anche se è tutto più grande.



Alla fine, lo spettatore in cerca di emozioni alla buona potrà sicuramente apprezzare un film di puro intrattenimento come questo; l'azione non manca e di sicuro non ci si annoia; ma questo cinema fatto di botti, humor da due soldi ed effettoni mostra da subito la corda; è un cinema fatto da decerebrati per far colpo su decerebrati. Il grado di stupidità di ogni scena, ogni dialogo ed ogni personaggio è lì a testimoniarlo. Sta quindi allo spettatore scegliere se stare al gioco o meno.
E non per niente, giusto un anno dopo "Il Mondo Perduto", uscirà un altro blockbuster con al centro un dinosauro, creato per essere un diretto competitore dei kolossal spielbergiani e che riesce nell'ardua impresa di imporsi come il film manifesto del blockbuster idiota del decennio: il "Godzilla" di Hemmerich.

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