di Tim Burton.
con: Colin Farrell, Nico Parker, Finley Hobbins, Danny DeVito, Eva Green, Michael Keaton, Alan Arkin, Roshan Seth.
Fantastico
Usa 2019
Oramai alla Disney non sanno più che pesci prendere; pur essendo il più grande conglomerato di Hollywood (e forse del mondo intero), la casa di Topolino non riesce a sfornare idee originali da anni; e se tramite la Marvel Studios e la Lucasfilm si limita a produrre e distribuire seguiti e spin-off di serie di successo, il marchio principale è impegnato quasi esclusivamente nel rivendere al pubblico i vecchi film del catalogo, i "classici dell'animazione", talvolta vecchi di quasi un secolo, tirati a lucido in una versione live-action che, puntualmente, non riesce ad eguagliare i fasti dell'originale e si limita a riproporre in maniera sterile e stanca personaggi e cliché; il pubblico, dal canto suo, sembra apprezzare davvero questo "usato garantito" e accorre in massa per rivedere vecchie glorie in una nuova veste, anzicché limitarsi a recuperare direttamente i vecchi film.
Con "Dumbo" ci si ritrova dinanzi alla cosiddetta "quadratura del cerchio": era stato proprio Tim Burton ad inaugurare il filone dei rifacimenti dei classici Disney circa 10 anni fa, con l'improponibile "Alice in Wonderland"; e l'originale "Dumbo" resta tutt'oggi uno dei classici più riusciti e amati. Il suo remake, invece, si rivela come un'opera arida e frettolosa, priva di mordente e persino di anima.
Messo da parte lo script originale, è Ehren Krueger a riscrivere la storia dell'elefantino volante, eliminando il punto di vista degli animali parlanti in favore di quello di inediti personaggi umani; ovviamente tutti stereotipati: il padre reduce di guerra che cerca di riallacciare i rapporti con i due figlioletti, orfani di madre e più maturi di quanto sembra; il capitano di industria pronto a tutto pur di lucrare, il direttore del circo ciarlone ma dal cuore d'oro e la bella di turno, che ovviamente preferisce i valori familiari al denaro; tutto secondo la tradizione, nulla di nuovo. Il lavoro di rifacimento, semmai, trova una minuscola nota di originalità nella costruzione della storia: metà film è un remake vero e proprio, la seconda metà una sorta di seguito che espande la storia; dove per "espande" si intende "aggiunge dosi di già visto al già visto": tutta la parte ambientata a Dreamland è talmente prevedibile ed elementare nello svolgimento al punto di poter essere vista senza traccia audio.
La storia, di conseguenza, non incanta né commuove mai davvero: si resta freddi dinanzi alle peripezie di Dumbo e dei suoi amici umani, non ci si commuove mai davvero della loro sorte, né si gioisce del loro trionfo, perché ogni singolo risvolto della storia ed ogni singola linea di dialogo è scontata sino all'inverosimile.
Ancora peggio è però la regia di Burton, totalmente ed incredibilmente anonima. Della carica visionaria che lo rese celebre, qui non è rimasto nulla, non un guizzo, non un'intuizione estetica che sia una, nulla. Ogni elemento visivo è rigorosamente privo di identità; basti paragonare il circo che qui porta in scena con quello visto in "Big Fish" per accorgersi di come, oggi, Burton manchi di anima: i freaks restano sempre sullo sfondo, non interagiscono mai davvero con i protagonisti se non tramite singole battutine; manca la fascinazione, quell'aura magica e sinistra che ne ha da sempre contraddistinto lo stile. Tant'è che la sua mano si nota solo nella scelta del cast, con le presenze di attori di razza quali Danny DeVito, Michael Keaton e Eva Green; nulla più.
La favoletta di Dumbo scorre così senza intoppi su schermo per le quasi due ore di durata, senza mai davvero prendere vita. Persino le scene più divertenti dell'originale qui sono assenti o relegate ad una pura apparizione: la formidabile sequenza della sbronza rivive in una sterile visione del numero delle bolle di sapone, mentre dei "corvi di Harlem" non c'è traccia, in ossequio ai dettami del politicamente corretto hollywoodiano che oramai castra ogni singola produzione.
Anonimo e inerte, figlio di un Tim Burton oramai bollito e ridotto a mero shooter per le major, "Dumbo" è uno spettacolo desolante e vuoto, che forse riuscirà a far felici solo i più piccini, sempre che si accontentino di poco.
Pur con i suoi scivoloni di scrittura, ho visto nel retrofuturismo di Tomorrowland di Bird l'ultimo spiraglio di autorialità in quel di Disney, almeno sul fronte dei film in live action. Il reparto animazione, a fasi più o meno alterne, continua a mantenere abbastanza alto il livello qualitativo, persino nei sequel.
RispondiEliminaTim Burton, che proprio come Brad Bird lasciò la sgangherata Disney anni '80 perché invece dei pucciosi Red & Toby preferiva disegnare bambini reietti e cani-zombie, ha finito nella fase più avanzata della sua carriera per diventarne un garzone privo di qualsivoglia velleità creativa, una parabola abbastanza triste.
Tomorrowland non sono mai riuscito a vederlo.
EliminaQuanto a Burton, la sua caduta in disgrazia, purtroppo, oramai è incontestabile.
Un primo tentativo di trasposizione live-action di un classico Disney, fu fatto a metà degli anni 90 con i dui film della Carica dei 101, quelli con Glenn Close.
RispondiEliminaPeraltro lanciando sul grande schermo un'allora sconosciuto Hugh Laurie (il futuro Dr.House).
La cosa curiosa è da quando la Disney ha acquisito la Marvel è diventata la regina dei cinefumetti, quando gìà nel lontano1981 fece un primo tentativo di cinefumeto "ante-litteram", con l'inguardabile "Condormen".
IL problema è che dal 1981 ad oggi, poche cose sono cambiate.
Più che altro è cambiato il modo in cui gli studios si approcciano a questi progetti: danno per scontato che il primo film avrà successo e producono quello che è semplicemente un primo atto di due ore, dove nulla davvero accade.
EliminaHai ragione.
EliminaA questo punto temo che Avengers Endgame rischi di essere uguale a Infinity War.
Un lunghissimo prologo per spianare la strada alla fase 4 del MCU, con tanto di introduzione degli X-Men e dei Fantasici 4 (cosa possibile vista la recente acquisizione della Fox da parte della Disney).
Naturalmente prima faranno"morire" i personaggi con il contratto in scadenza e troveranno un modo per resuscitare chi è morto nel primo film (guarda caso tutti personaggi con sequels già programmati e annunciati).
Se così fosse, il rispetto dei produttori nei confronti del pubblico pagante è uguale a zero.
Più che un prologo alla fase 4, credo sarà un primo epilogo alla fase 3, chiuderanno tutte le storie in corso, come avveniva nella fase 1 con "The Avengers"
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